Se è vero che si sta come sugli alberi le foglie, questi ultimi anni non hanno praticamente mai visto la fioritura della primavera, ma vissuto unicamente nel grigiore della morta stagione che ha lasciato sul terreno una coltre di fogliame simile a uno strato di neve rossiccia.

Fuor di metafora ecco i freddi dati che sorreggono l’impalcatura di questa triste statistica: nel 2014 è scomparso Harry Sibellius, erede illegittimo di Philip K. Dick; l’anno successivo è stata la volta del facinoroso Argentino Schiaffino, detto “El Grasa” e l’anno scorso, il 23 aprile, la campana è suonata per il celebre autore di fantascienza guatemalteco Gustavo Borda.

Ed eccoci a marzo del 2017, quando a Laguna Beach un giovane di colore, di nome Baldwin Rocha, ha fatto saltare le cervella al poeta nordamericano Rory Long, conosciuto per Alba (Phoenix, 1972), Parlando con l’America (Los Angeles, 1992, Libro con cd-rom), ma soprattutto per l’assurdo poema biblico L’Arca di Noè (Los Angeles, 1980).

Le sue note biografiche le ricaviamo da La letteratura Nazista in America di Roberto Bolaño, che inserisce Rory Long nella sezione dei Poeti del Nordamerica, insieme a Jim O’Bannon. Scopriamo così che Rory era figlio del poeta Marcus Long, discepolo e amico di Charles Olson, il quale insegnò al piccolo Rory la differenza tra non-projective verse e projective verse:

«Il non-projective verse è la versificazione tradizionale, la poesia intimista, “chiusa”, dove sarà sempre possibile scorgere le piccole meschinità del cittadino poeta, concentrato sul proprio ombelico o sulle proprie palle, o impegnato a blaterare delle sue gioie e dei suoi dolori; mentre il projective verse, di cui talora ci danno buoni esempi Ezra Pound e William Carlos Williams, è la poesia “aperta”, la poesia che “sposta l’energia”, la poesia la cui tecnica di scrittura risponde alla “composizione per campi”. In una parola, e per andar a perderci esattamente dove finì per perdersi Olson, il projective verse è il contrario del non-projective verse»

A vent’anni Rory Long diventò predicatore, sotto l’egida della Chiesa dei Veri Martiri d’America, e pubblicò un libro di poesie che non lesse nessuno, nemmeno suo padre. Questa delusione fa il paio con il tradimento della figura carismatica di Olson, in quanto le sue poesie gli parvero una fregatura e quando lesse The Maximus Poems vomitò per tre ore di seguito.

Prima di fondare la Chiesa Carismatica dei Cristiani di California, che predica il suprematismo bianco e l’attesa dell’Uomo Nuovo che sconfiggerà tutte le minoranze razziali riportando ordine e pulizia, aveva militato anche nella Chiesa Texana degli Ultimi Giorni, in un clima nel quale la diffusione delle idee del White Power sono state favorite dall’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, mentre per Rory Long, queste stesse idee e la loro diffusione pubblica, sono risultate letali.

Il suo libro più noto è L’arca di Noè, raccolta di racconti brevi, poesie e “pensieri” che stanno a metà strada tra quelli di un Pascal ubriaco e gli anatemi di Cioran, ma senza logica e costrutto, come se venissero letti al contrario. Infatti lo stesso Long disse di sé in una sua poesia di sentirsi come «un orologio le cui lancette girino al contrario, al rovescio, con tutte le trippe e le ossa all’aria».

Nelle sue poesie inserisce idee negazioniste e creazioniste. Ovviamente per lui, che leggeva la Bibbia letteralmente e la parafrasava malamente, non è la terra a girare attorno al sole, ma il contrario, come si evince dal Libro di Giosuè 10,12-13:

«Allora Giosuè parlò al Signore, il giorno che il Signore diede gli Amorei in mano ai figli d’Israele, e disse in presenza d’Israele: “Sole, fermati su Gabaon! E tu, luna, sulla valle di Aialon!”. E il sole si fermò, e la luna restò immobile, finché la nazione si fu vendicata dei suoi nemici. Questo non sta forse scritto nel libro del Giusto? E il sole si fermò in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare per quasi un giorno intero»

Nel libro L’Arca di Noè annuncia inoltre un nuovo Diluvio Universale che salverà solo gli uomini bianchi e distruggerà tutte le altre razze ed etnie. Sull’arca saliranno solo animali puri (Long allega una lunga lista: ermellini, colombe, orsi polari, dogo argentini, levrieri, coccinelle, farfalle, cuccioli di foca da sterminare in età adulta, agnelli, cercopitechi, pavoni), mentre quelli impuri verranno annientati (Facoceri, pipistrelli, orsi bruni, dodo, cavalli arabi, maiali, pidocchi, blatte, trichechi, montoni, scimpanzé, tacchini ecc. ecc.).

La sua poesia più celebre e delirante, molto diffusa negli ambienti di CasaPound e della Destra Oltranzista, mette in scena un amplesso tra Leni Riefenstahl e Ernst Jünger. Un centenario e una nonagenaria, in uno «sbatacchiare di ossa e tessuti morti». Un bell’esempio di projective verse, in cui il poeta non si occupa delle proprie palle, ma di quelle raggrinzite di Jünger. Eccone il commento di Rory Long tratto da una edizione critica, con annotazioni dell’autore:

«Santo cielo, nella sua grande biblioteca puzzolente, il vecchio Ernst la sta montando senza pietà e quella zoccola di una tedesca ne vuole ancora, ancora, ancora. Una bella poesia: gli occhi della vecchia coppia si accendono di una luminosità invidiabile, si slinguano fino a slogarsi le vecchie mandibole, e con la coda dell’occhio guardano il lettore cui danno impercettibilmente una lezione. Una lezione chiara come il sole. È ora di farla finita con la democrazia. Come mai i nazisti vivono così a lungo?».

Insomma, davvero un peccato che quel colpo di pistola abbia posto fine ai giorni terreni di un così grande e mai compianto (se non da Donald Trump, che gli ha dedicato un tweet commosso, che ha scatenato tafferugli e scontri con la polizia ai funerali del predicatore, celebrati con il rito della Chiesa Carismatica dei Cristiani di California) poeta della stazza del marcescibile Rory Long.

Roberto Bolaño
La letteratura nazista in America
La literatura nazi en América
Traduzione di Maria Nicola
Adelphi, 2013