“Come un film francese” è il nuovo romanzo di Roberto Saporito edito da Del Vecchio Editore.– A proposito, un’altra copertina geniale, ma qual è il vostro segreto (o chi è il vostro grafico)?

Roberto Saporito ci incanta con l‘idea romantica dell’incontro di due anime, perse tra i meandri della ribellione giovanile l’una e della spirale del cinismo decadente l’altra. 

Ci incanta, appunto, ma non ci illude. Lo si intuisce dal tono diretto e auto-ironico con il quale il protagonista si presenta ai lettori.

Sono un professore. Suona strano, un professore, io. Che poi per l’esattezza non sono solo un professore, ma nientemeno che un docente universitario: e questa sì che suona come una cosa strana, al limite dell’inaudito. Anche perché quello che insegno io, fino a un attimo fa, in Italia non esisteva neanche: insegno scrittura creativa. Ma la cosa ancora più strana, quella che si è persa nella nebbia del tempo passato e perduto, è il mio percorso formativo, il mio curriculum anche scolastico. Elementari e medie sono abbastanza democratiche: sostanzialmente sono tutte uguali. Alle superiori iniziano i distinguo. Ai miei tempi (manco avessi cent’anni), se avevi intenzione di fare l’università le opzioni erano due: liceo classico o liceo scientifico. Perfetto. Quindi io cos’ho fatto? Il liceo. Sbagliato. Ragioneria. Perché Ragioneria? Perché era la scuola più vicina a casa mia: un motivo assolutamente pedagogico, un’autentica scelta di vita, un vero esempio per le generazioni future.

Un distacco emotivo che si annusa già dalle prime righe. All’inizio del romanzo il professore intreccia un affaire con la ventunenne Carlotta, una delle studentesse del suo corso; i loro scambi intimi sono un ricatto sensuale che odora di fianchi sinuosi, gambe slanciate, sedere dalle forme perfette. Di notte accompagna Carlotta alle feste serali della Torino bene, di giorno il nostro professore cita Proust, Kundera, Carver, Gardner. Corregge i testi che gli propongono i suoi allievi, ma non trova la determinazione necessaria per iniziare un nuovo romanzo.

La seconda voce narrante è Lea, diciassettenne all’ultimo anno delle scuole superiori; stesso rango sociale di Carlotta, anche se con gusti più estrosi nel vestire. I due si incontrano a una festa. Uno scambio asciutto di battute. Parole non dette dalle quali emergono sguardi di reciproca curiosità e attrazione.

“Ce l’ho io una sigaretta – dice una voce femminile dal buio dietro palma. Mi avvicino alla voce, e dal buio spunta una ragazza dai capelli cortissimi rossi e dai grandi occhi verdi che sembrano due affascinanti e luminosi fanali, penso in modo non troppo originale.

Lea è la caricatura di un’eroina settecentesca: spericolata, consapevole della propria singolare sensualità, matura, per niente ingenua ma con un cuore ancora fragile che si aggrappa all’intensità delle emozioni. Abile nel creare dal nulla atmosfere romanzesche, quando la disillusione la rincorre, scappa.

“Attraversiamo Juan-les-Pins e ci fermiamo all’uscita del paese, di fronte a quell’enorme albergo abbandonato, penso dall’inizio del Novecento, che sa di Belle Epoque, generazioni perdute, grande Gatsby e feste mobili.

Che sia questo bisogno recondito di dar vita a nuove storie che alimenta l’attrazione tra i due protagonisti? Forse, sì. Anche se per la durata di una scintilla. O di una notte. Perché presto si accorgono che ci sono modi diversi di narrare la grande storia che è la nostra esistenza: Lea tesse trame sempre nuove e dinamiche per compensare una vita che non le piace, per dare a se stessa una scarica di adrenalina che le impedisca di pensare.

Il professore scrive romanzi per il suo pubblico, o per convenienza; in realtà questo non ci è dato saperlo, perché sembra persino che con la scrittura voglia farla finita. Il suo atteggiamento è però quello di un vecchio sognatore che non sente più il bisogno di cambiare, si è già arreso alle circostanze, all’incombenza di quello che il presente gli offre. Come dicevo, Roberto Saporito ci incanta, ma non ci illude.

Con il finale, invece, ci stupisce. Un colpo di scena. Un duello dal retrogusto pushkiniano tra la “ragazzina” e il professore. Malata passione contro rassegnato cinismo. Chi dei due avrà la meglio?

Consiglio questo libro a chi è stufo di imbattersi in storie d’amore infarcite di cliché. Lo stile minimal di Roberto Saporito, insieme al suo occhio attento ai dettagli, mette in risalto l’ironia e la tragi-comicità di uno di quei romanzi che non pretende di impartire ai lettori alcuna lezione di vita.

Proprio per questo ha molto da insegnare.

Interessanti anche i consigli di lettura delle prime pagine. Li seguirò senz’altro!

Autore: Roberto Saporito
Titolo: Come un film francese
Editore: Del Vecchio Editore
Anno: 2015