“Il signor Eternit visto in TV era un uomo anziano, avido, ma i suoi occhi di tanto in tanto brillavano di una luce di speranza, una luce che sognava, un desiderio di bontà e altruismo, come se da giovane fosse stato spinto dall’intenzione di far del bene al suo prossimo. Evidentemente i soldi si erano impadroniti del suo cuore, mentre i suoi propositi andavano gradualmente in frantumi, diventando polvere, come l’Eternit. I suoi progetti erano diventati velenosi e il denaro aveva fatto la sua parte. Quanto è importante il denaro? Vale davvero la vita di milioni di persone? Perché puntare sempre più in alto quando si potrebbe vivere tranquilli con poco?”.

Sono sufficienti queste poche frasi dell’autore esordiente Gioacchino Turco, calabrese, di professione operatore socio-sanitario, per dibattere circa l’immensa ipocrisia dell’uomo davanti al denaro. Vitello d’oro dalla reminiscenza biblica, costantemente preferito ad altri valori, tendenti per loro natura all’infinito e quindi non misurabili dall’avaro in termini di ricchezza monetaria.
Opera breve ma intensissima, ispirata al racconto di un amico, testimone in prima persona dei danni provocati dall’amianto, e dedicata a tutte le numerose vittime del mortifero materiale.

Il resto è cronaca. Ma non quella sbattuta sulle prime pagine dei giornali per poi cedere il passo a nuovi più impellenti ed intriganti avvenimenti e finire dimenticata. Qui è protagonista il racconto intimo, personale, quello che non si cancella mai e che è impresso nella memoria e nel cuore. Quello che ci obbliga a fare i conti con il nostro passato e le sue conseguenze, affinché questo venga chiarito e accettato in tempo, onde evitare che ci mangi dentro senza che ce ne accorgiamo.
A parlare è il dolore per le troppe vite spezzate dagli effetti dell’amianto; è il respiro del protagonista che la malattia rende sempre più affannoso, in aggiunta al quale presto appariranno difficoltà deambulatorie; è, infine, la morte.

Al tramonto della vita terrena è purtroppo seguita la “notte” della giustizia, disseminata da processi in cui i magistrati hanno dato la sensazione di brancolare davvero nel buio, arrivando dopo troppo tempo a sentenze troppo miti in rapporto alle colpe commesse.

Associamoci pure i decessi sospetti al petrolchimico di Porto Marghera, i casi di tumore a Taranto nella zona dell’Ilva, la terra dei fuochi, il disastro del Vajont, i misteri in merito alle ricostruzioni post-sisma in varie parti d’Italia, e chissà cos’altro. Ma perché questo paese deve dare sempre l’impressione di poca convinzione quando si tratta di cercare i colpevoli e di perseguirli?
Si è ineluttabilmente spinti a pensar male, a ritenere esista una sorta di vaso comunicante fra Stato e rei, delle intese sotterranee ed innominabili che conducono ad una giustizia lentissima e farraginosa.
E che arrivano a dare un’ulteriore conferma all’onnipotenza del denaro e alla sua capacità di barattare qualsiasi cosa, a scapito delle persone oneste, che desiderano solo che le responsabilità vengano definitivamente accertate.

C’è invece qualcosa che i soldi non hanno il potere di comprare: l’amore, luce nitida in una scena dominata dalle tenebre dell’ingiustizia. Quello fra Francesco, il protagonista, e la moglie Laura è autentico, sincero, fatto di fedeltà e di tenerezza, sebbene, ed è inevitabile, condizionato dai gravi problemi di salute. E’, parafrasando una famosa canzone di Venditti, di quegli amori che “non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.”. La loro situazione, nonostante i disagi e gli eventi negativi, trasuda una grande dignità ed ispira un enorme rispetto. Ed è proprio questa dedizione reciproca che permette il miracolo della vita che si rinnova e che, seppur ingracilita dalla malattia, è capace di generare altra vita.

Nel terreno reso desertico dall’aridità dell’uomo, ecco apparire qua e là sparuti cespugli di ginestra: i suoi steli sembrano deboli, dalle foglie piccole e impolverate: ma è una pianta tenace, in grado di crescere ove tutto attorno è meschino, ingiusto, affaristico. Ma, anche attraverso questa chiave di lettura, dal chiaro sapore neo-leopardiano, e proprio per il rispetto che dobbiamo alla speranza, all’amore, alla vita, dobbiamo comprendere quanto sia necessario farsi forza e proseguire nel cammino. Magari anche leggendo questo libro, per il messaggio che sa dare.

Autore: Gioacchino Turco
Titolo: Eternit. Quando i soldi si impadroniscono del cuore
Editore: Sensibili alle Foglie
Anno: 2016