Prima di leggere I lanciafiamme bisogna leggere I sette pazzi.

Leggere I sette pazzi è un’esperienza per un lettore appagato. Un lettore appagato è uno che ha letto tutto. Che ha letto il Don Chisciotte, L’uomo senza qualità, Pastorale americana e I demoni, per dire. Uno per il quale non dovrebbero più esserci sorprese.

Poi legge I sette pazzi e pensa. Ma questo Arlt dove diamine è stato fino ad oggi? Perché nessuno me ne ha mai parlato? Perché nessuno gira con un furgoncino Volkswagen con un altoparlante sul tettuccio a diffondere il suo verbo di quartiere in quartiere? Come fanno l’arrotino e l’ombrellaio.

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Ecco.

Ecco perché dopo aver letto I sette pazzi ci si sofferma sulla soglia de I lanciafiamme con una certa inquietudine. Lo si tiene in mano. Soppesandolo. Si osserva la copertina. Si tentenna (verbo che deriva dall’irresoluto personaggio di Tin Tin). Nel timore di rimanere delusi.

Non è così.

I lanciafiamme continua le splendide avventure di quei sette pazzi. Sette personaggi improbabili, anche se in realtà sono molto più di sette. Il protagonista Erdosian, Ergueta, il farmacista che infervorato dalla lettura della Bibbia sposa la Zoppa, l’Astrologo, l’uomo che vide la levatrice, il cercatore d’oro, Barsut, il Ruffiano Melanconico e molti altri.

E non credete a chi vi racconta che sia la storia dell’Astrologo e compagnia bella che vogliono creare una società segreta a scopo rivoluzionario, per perpetuare la menzogna quotidiana su scala globale. Sovvenzionando il loro progetto con una catena di bordelli.

Perché è anche questo, ma non solo.

È anche quello che riescono a fare solo i grandi narratori e i grandi libri (quelli citati all’inizio). (Ai quali aggiungere Sartre, Camus, Céline, e Conrad ecc.). Arlt arriva fin nel cuore di tenebra delle cose. Il suo è un lungo viaggio al termine della notte, oltre il muro della nausea che scaturisce nel vedere quella maglia rotta nella rete di vacuità di cui è composto l’universo umano. E attraverso quel buco Arlt osserva l’uomo.

Arlt scrisse I sette pazzi nel 1929 e I lanciafiamme nel 1931. Eppure, come pochi altri autori hanno saputo fare, eternandosi, è arrivato al nocciolo della questione. Ha capito e descritto cosa vuol dire essere uomo.

Erdosian, protagonista di queste avventure, è un uomo che in alcuni momenti di terribile lucidità comprende la vanità del tutto. Un uomo vuoto, un uomo impagliato.

«Erdosian si chiedeva perché mai vi era in lui un vuoto così immenso, vuoto, vuoto nel quale la sua coscienza si dissolveva senza neppure potersi esprimere attraverso parole che potessero urlare il suo dolore in eterno».

Erdosian confessa a se stesso che la vita ha senso solo con uno scopo apparente:

«Sì, può darsi che abbia dell’ingegno, ma mi manca la vita… l’entusiasmo… qualcosa come uno straordinario sogno… una menzogna che spinga verso la realizzazione».

Quel sogno che vuole diffondere l’Astrologo per comandare le masse, menzogna che si chiama Dio o Impero o Sesso o non importa, basta crederci, o far finta di crederci per proiettarsi nel futuro.

E che c’è di meglio della grande menzogna della letteratura per continuare a… leggere?

Quindi ecco allora che è ora che passi quello che è stato evocato. Che passi di casa in casa e annunci: «È arrivato Roberto Arlt. Arrota le parole. Affila la lingua e il pensiero. Aggiusta gli stati d’animo sbagliati. Raddrizza le vostre giornate storte come le stecche degli ombrelli!».

Roberto Arlt
I lanciafiamme
Los lanzallamas
Traduzione di Luigi Pellisari
Sur
2015

Roberto Arlt
I sette pazzi
Los siete locos
Traduzione di Luigi Pellisari
Sur
2015