Confesso di avere scoperto – e che scoperta! – Andrea Vitali da poco. Durante il primo lockdown (sperando sempre che non ci sia il secondo!), una delle piattaforme a cui sono abbonato mi aveva proposto – tra i vari libri da leggere per ingannare il tempo – Una finestra vistalago, suo romanzo del 2003. Lettura spassosa e godibilissima, che mi aveva portato ad aprire per la prima volta, nonostante fosse tra i libri della mia biblioteca dal 2006, Olive comprese. Dopo è stata una corsa a scoprire lo stile e la sottile ironia di Vitali, la facilità di scrittura.

Ecco perché in agosto, la concomitanza tra l’uscita del “Metodo del dottor Fonseca” (edizioni Einaudi) e il mio compleanno, ha creato l’occasione giusta per cimentarmi con un nuovo libro dello scrittore comasco.

Stavolta non è Bellano (paese natìo dello scrittore e ambientazione di molte sue storie) ma Spatz, un borgo sperduto tra le montagne, a pochi passi dal confine e da una zona cuscinetto, la “terra morta”, che ospita una sinistra clinica. Così come sinistro è il paesaggio, con le due brulle cime del Salter e del Danzas che incombono sul silenzioso paesino.

Qui viene inviato il protagonista, un ispettore di polizia, dopo un periodo di “punizione” chiuso in ufficio per aver accidentalmente ferito un passante durante un’operazione. Il capo, il Maiale, gli dà tre giorni per chiudere formalmente un caso apparentemente semplice: l’omicidio di una giovane ragazza, sembra ad opera del fratello minorato (ancora latitante).

La lettura del verbale gli instilla però alcuni dubbi. Comincia la sua personale indagine che lo porterà a risolvere un caso che facile non era.

Meno ironico del solito, Vitali sforna però un romanzo costruito come un meccanismo perfetto. L’ambientazione montanara fa tantissimo, diventa protagonista (e rimanda, visivamente, alle immagini che in tv accompagnano un altro beniamino del pubblico, il Rocco Schiavone di Antonio Manzini) e condizionamento della storia. Gustosissimi i personaggi di contorno, che si contano sulle dita di una mano: dal già citato Maiale al proprietario della Pensione del Sole, dal misterioso sig. Ermini (unico altro ospite della pensione) alla guardia distrettuale. Fino al dottor Fonseca, che compare solo alla fine della vicenda.

Capitoli brevi, poche concessioni alla suspence (anche quando la trama offrirebbe degli spunti), dialoghi ridotti all’osso, finale a sorpresa. Non c’è una parola di troppo nelle 188 pagine del romanzo, che riesce però con solo apparente leggerezza ad affrontare un tema (non sveliamo qual è il metodo del dottor Fonseca) delicato e inquietante.

Autore: Andrea Vitali
Titolo: Il metodo del dottor Fonseca
Editore: Einaudi
Collana: Stile libero Big
Anno: 2020
Pag. 188