Marta Sanz è una scrittrice di cinquantadue anni nata a Madrid, nota in Spagna per essere un’autrice eclettica, che vanta la pubblicazione di due romanzi gialli, diversi racconti, raccolte poetiche e saggi. L’opera in cui, a mio parere, si mette maggiormente in discussione, non solo come scrittrice, ma anche come donna, è la sua autobiografia romanzata: la lezione di anatomia (Nutrimenti edizioni).

Come suggerisce il titolo, Marta Sanz delinea alcuni episodi della sua vita in maniera minuziosa, alternando la descrizione di ricordi nitidi, indelebili, scolpiti nella sua mente come marmo, al flusso dei suoi pensieri, schiavi di un continuo rimurginare.

L’autobiografia si divide in tre parti: l’infanzia, l’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. Marta Sanz si sofferma di più sulla prima delle tre, quasi a voler mettere in risalto, di proposito, gli anni che l’hanno forgiata e trasformata nella donna adulta che è ora. Marta trascorre l’infanzia a Benindorm, una cittadina vivace e turistica in provincia di Alicante. E’ consapevole della propria intelligenza, è ironica e, a tratti, presuntuosa. Lo scopriamo anche grazie alla narrazione del primo giorno di scuola elementare.

Il problema della prima volta che si entra in classe è l’estraneamente dalla realtà. Che ci facciamo qui, tutte queste bambine silenziose sedute sulle minuscole sedie di legno, a guardarci con diffidenza, a proteggere le nostre matite, a desiderare la roba delle altre, a stringere forte le cosciente per non fare la pipì addosso. […]

Nel mio primo giorno di scuola, ero senza dubbio la bimba indifesa che fingevo di essere. Stavo seduta sulla mia seggiolina a un tavolo esagonale, intorno al quale sembrava che avremmo consumato un pranzo di affari o fatto una riunione di lavoro.

Il linguaggio è scelto da Marta Sanz con accuratezza: nel descrivere il contesto scolastico utilizza i termini “vittima” e “carnefice”, “capo” e “schiavo”: l’affetto della maestra e l’ammirazione delle compagne sono premi rari, in palio per la più tosta del gruppo, colei che riesce a sopravvivere alla legge del più forte.

La famiglia rappresenta un altro rovo di ricordi, annidato nella memoria dell’autrice: Marta Sanz è figlia di un padre sociologo, spesso in viaggio per lavoro, e una madre non convenzionale, “giovane, [che] si truccava gli occhi, fumava, non andava alle riunioni dei genitori a scuola, non regalava profumi alla signorina sotto le feste natalizie, né si faceva la permanente dal parrucchiere come le altre madri. Non usciva sul balcone in grembiule”.

Nel salotto della sua casa, vanno e vengono figure femminili importanti, come zia Maribel, che sottolinea più volte come gli uomini siano solo fonte di sofferenza, e zia Pili, madrina anticonformista, che beve birra e indossa i pantaloni. Fin da piccola, Marta rivendica a gran voce la volontà di ricoprire soltanto il ruolo di figlia fino alla sua morte; voto che, ad oggi, non ha ancora infranto.

Il giorno in cui mia madre mi raccontò l’esperienza del suo parto, decisi che non avrei mai avuto figli. […]

Il racconto di mia madre cominciò con le nausee. Lei, che era una donna di fede a quei tempi, smise di andare a messa perché l’odore dell’incenso e la consistenza dell’ostia le facevano venire la nausea. Mi piace pensare di essere stata la causa principale dell’agnosticismo di mia madre.

Dalla bambina cinica e disinvolta dell’età infantile, si passa all’adolescente studiosa e perfezionista, fino ad arrivare all’età adulta della consapevolezza, dove la descrizione dell'”anatomia” del corpo e dell’anima di Marta Sanz raggiunge l’apice e si completa.

L’autobiografia è ricca di aneddoti, esilaranti frammenti di vita vissuta da una donna che, nel raccontarsi si mette a nudo di fronte ai lettori. Il punto di vista di Marta Sanz vuole essere appositamente provocatorio, ironico e spietato. Rappresenta, anche, una dichiarazione d’amore verso la madre che l’ha cresciuta e le amicizie che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita. Rimane, comunque, la sua personale finestra sulla realtà e la difende in maniera sfrontata e coraggiosa. Forse è proprio questo che rende quest’autobiografia così unica.

Titolo: La lezione di anatomia
Autore: Marta Sanz
Editore: Nutrimenti
Traduzione: Federica Romanò
Pagine: 316
Anno: 2016