Sentite le campane a morto che risuonano in lontananza? Da tempo è apparso il necrologio del romanzo. Si sono sprecati i coccodrilli e le lacrime per decretarne la morte. Eppure il romanzo sembra più vivo che mai e lotta insieme a noi. Non solo è vivo e vegeto, ma anche multiforme. Cambia sembianze, si adatta ai tempi, prende forme strane, a volte così nuove da sembrare desuete. Sembra un organismo vivente che si adatti all’ambiente, per non soccombere. E assumere, di volta in volta, nuove e disparate mutazioni genetiche, per trovare quella definitiva, che lo farà sopravvivivere.
Quante ere geologiche ha attraversato il romanzo. Quante metamorfosi per rinnovarsi e non morire. Dal Satyricon all’Asino d’Oro. E poi Rabelais, il romanzo comico, il Don Chisciotte, il romanzo moderno e il Robinson Crusoe, il romanzo realista. Poi la storia accelera con il romanzo storico, quello epistolare, lo Sterne, il verismo e un nuovo realismo, Joyce, lo sperimentalismo, il giallo, il nouveau roman, l’Ou.Li.Po, il gruppo ‘63, nuovi ismi, nuove mutazioni, nuovi cannibalismi. E tra una fase e l’altra il romanzo sempre moribondo, sempre morente.
Sempre risorge in strane fogge, strane forme ritorte placidamente, plasmate per la bocca dei Titani. Il genere romanzo insegue eternamente un ideale.
Ecco allora che in libreria appare questo “S” da un’idea di J.J. Abrams, scritto da Doug Dorst, insegnante di scrittura creativa all’Università del Texas. Ma il titolo sul frontespizio è La nave di Teseo autore V.M. Straka, edito da Winged Shoes Press, N.Y. 1949.
Sembra un libro consunto, preso in prestito in biblioteca, c’è anche l’etichetta che lo identifica con il numero di catalogo e la posizione 813.54 STR 1949. All’interno c’è la scheda della biblioteca con i timbri, con le date dei vari prestiti. «Property of Laguna Verde H.S. Library». Dalle pagine fuoriesce di tutto.
Una lettera riservata del 17 agosto 1928 su carta intestata della Uppsala Universtitet, una fotocopia, la prima pagina del Daily Pronghorn, dei telegrammi, lettere su carta intestata, lettere su carta semplice scritte con una calligrafia minuta, una scrittura femminile azzurro pallido, una cartolina «greetings from Brazil», una foto (su carta Kodak), foglietti strappati da block notes, altre cartoline, sempre dal Brasile, un tema su foglio di protocollo giallo, una vecchia foto, dentellata, dei primi del ‘900, un tovagliolo della caffetteria “Pronghorn Java” con disegnata la cartina di un Campus Universitario (con tanto di sotterranei), il ritaglio, invecchiato e ingiallito, di un necrologio apparso sul giornale il 28 maggio 1964, un doppio disco per decriptare codici segreti ecc. ecc.
Insomma. Questo non è un libro… è un’esperienza.
L’idea è di quel geniaccio di J.J. Abrams, sceneggiatore di Lost, regista di Super 8, film che all’inizio sembra un remake di Stand by me, che ora sta girando il settimo capitolo della saga di Star Wars: Il risveglio della Forza. L’idea è che il libro sia un libro normale, scritto appunto da V.M. Straka, ma che la vera storia si svolga ai margini dello stesso. Infatti il volume che teniamo tra le mani è completamente annotato, sottolineato e commentato da due voci che scrivono a mano con due scritture di colori diversi. Sono le voci di Eric e Jennifer, lettori del libro in questione che si scambiano le loro impressioni e che attraverso il libro che stanno leggendo vivranno un’avventura straordinaria, divenendo i veri protagonisti del romanzo.
I margini bianchi del libro divengono il luogo in cui tutto accade. Non nel testo, ma tra le righe, dove ogni interpretazione è possibile. Dove s’inseriscono marginalia, scolii e paratesti. Quelle annotazioni che gli amanuensi vergavano negli spazi bianchi dei manoscritti, come fanno gli studenti sul diario o sui libri di testo, mentre gli autori russi, Michail Bulgakov su tutti, attingevano le loro idee estemporanee dagli appunti presi sui polsini.
Si potrebbero citare come antecedenti i romanzi i DFW, Infinite Jest su tutti, dove le note a margine ci introducono in una seconda dimensione testuale, per lunghe digressioni e sentieri che si biforcano in intricati e bui e impervi boschi narrativi. Nei quali è facile perdersi e perdere la diritta via. Oppure penso a L’anonimo lombardo di Alberto Arbasino, dove l’apparato paratestuale fagocita il testo o Fuoco pallido di Nabokov, dove il romanzo si svolge tra le note a margine e i rimandi di una poesia.
Libri debordanti, come L’opera struggente di un formidabile genio di Dave Eggers, che arriva a inserire le proprie irrefrenabili esternazioni pseudoletterarie anche nel colophon. O il recente e già disperso Le mappe dei miei sogni di Reif Larsen, dove a margine delle righe testuali il protagonista inserisce grafici, diagrammi, mappe, radiografie, organigrammi, elettrocardiogrammi, tavole anatomiche e alberi genealogici. Vi ricordate La storia infinita, nella prima edizione Longanesi, con le pagine di due colori diversi e il testo bicolore, per distinguere la realtà, dalle avventure che si svolgono nel Regno di Fantàsia?
La storia e il libro in sé suggeriscono l’idea che il libro in questione non può che essere un oggetto fisico. Analogico contro digitale. È la fisicità stessa del libro che rende la storia possibile, in quanto con un ebook non solo sarebbe stato impossibile il bookcrossing tra i due personaggi, ma neppure si sarebbero potute inserire le cartoline, le foto, i documenti ecc. J.J. Abrams ebbe infatti l’idea trovando realmente un libro su una panchina, con annotazioni all’interno e l’invito a commentarlo a sua volta, per poi abbandonarlo di nuovo al suo destino e a un altro ignoto lettore.
Doppia lettura, quindi, la lettura lineare del romanzo di Straka, La nave di Teseo e la lettura dialogica delle note a margine dei due studenti, che attraverso la loro lettura incrociata e investigativa di primo livello, ci introducono in un thriller. Un thriller con tanto di tracce e di prove e di indizi realmente inseriti nel cofanetto (caso complicato dal traduttore stesso, F.X. Caldeira, che diviene personaggio e da S, personaggio del libro di Straka).
Elementi che fuoriescono fisicamente dal romanzo e dal libro per materializzarsi nelle mani del lettore. Un’idea molto originale, da un regista di culto, che ha fatto dell’originalità la sua cifra stilistica. Così si compone quindi, nel connubio tra il primo e il secondo livello gnoseologico, l’ibrido “S”. Libro bicefalo, Giano bifronte, dallo sguardo strabico. Quello strabismo di Venere che è il connotato saliente di una stravagante bellezza.
Titolo vero: S
Titolo fittizio: La nave di Teseo
Autore fittizio: V.M Straka
Ideato da J.J. Abrams
Scritto da Doug Dorst
Traduzione di Enrica Budetta
Curatela di Francesca Martucci e Elisabetta Sedda
Editore Rizzoli Lizard
Anno Domini 2014