Il primo istinto quando si comincia a leggere questo libro è quello di abbandonare tutto.

Abbandonare il libro sul divano e andare subito a guardare su Wikipedia se Jorge “Mágico” Gonzales è realmente esistito e poi immediatamente su YouTube, per vedere se giocava a pallone come racconta Marsullo.

Perché se è realmente come ci racconta… com’è che la sua fama non è universalmente riconosciuta come dovrebbe?

La vita del “Mágico” è avvolta nella leggenda e Marsullo fa di tutto per rendere la sua storia ancora più fantastica.

Più che una doverosa delucidazione o una sorta di biografia romanzata, la storia del tassista di Maradona è un enorme depistaggio: inseguiamo infatti velocemente quella macchia gialla, con Gonzáles alla guida, che ben presto ci semina nella nebbia con il permanere della leggenda.

Marsullo del resto lo dichiara subito:

Le cose che ho raccontato in questo libro sono un misto di fatti realmente accaduti, di elaborazioni della mia fantasia e di aneddoti che ho scovato girovagando per la città di Cádiz nel settembre 2014, sulle tracce del Mágo.

Il “Mágico” Gonzales viene aggredito da tutti i lati.

Vari testimoni tentano di congelarlo in una definizione, in un attimo sempre sfuggente. Tifosi passano da un taxi all’altro di San Salvador, per scoprire se realmente il grande giocatore, il più grande di El Salvador di tutti i tempi, abbia sul serio abbandonato il calcio per guidare e perdersi e dimenticarsi tra le strade della città.

Lo inseguono per fargli una semplice domanda:

«Perché giocava con la maglia numero undici e non con la dieci?». Le onde del mare di Cádiz si impennano imbizzarrite. Il rumore della spuma che si rompe sugli scogli è il battito del suo cuore. Un Mágo non rivela mai un suo trucco. Neanche a se stesso.

Cádiz è stata la sua casa, dove è nata la sua leggenda. Chiacchiere da bar ingigantiscono la sua ambigua figura. Se entrate per caso al Bar Gol, proprio di fianco allo stadio Carranza, troverete sempre qualcuno, qualche anziano testimone oculare, pronto a raccontarvi la mitica partita Barcellona-Cádiz, dell’estate del 1984.

Quella non la trovate su YouTube. Quella è proprio leggenda. Perché…

Ci sono partite nelle quali lo senti dentro che succederà qualcosa, anche se il risultato sembra una montagna troppo grande da scalare. In quelle partite il risultato parziale è una bugia, non esiste, esiste solo la voglia di crearne uno nuovo.

Perché nel destino del Mágo, uno dei migliori giocatori del Mundial dell’82, c’era proprio il Barcellona. Con la squadra catalana all’inizio dell’estate del 1984 Gonzáles era partito per una tournée estiva negli Stati Uniti, insieme con Maradona. Da quella esperienza si doveva decidere il suo futuro.

Purtroppo una notte, durante quella tournée, all’Hotel Hilton di LA, dove la squadra era alloggiata, scattò l’allarme antincendio. Tutti i compagni di Gonzáles si ritrovarono nella hall dell’albergo, tranne lui. Fu allora che l’allenatore andò a cercarlo e lo trovò nella sua stanza… in compagnia di due bionde.

E fu così che uno dei giocatori più forti del momento rimase al Cádiz.

Una vita sempre al limite quella del Mago, una vita che è impossibile bloccare in un fermo immagine, una cometa luminescente dall’orbita millenaria, che ogni tanto torna a splendere, per poi tornare nell’oblio.

Marco Marsullo stesso, da buono stopper, entra in tackle e tenta di bloccarlo. Fa di tutto per immortalarlo in un’istantanea della sua vita, che ce lo renda a tutto tondo, ma il “Mágico” fa un dribbling, una giravolta, una “veronica”, un “sombrero” e con uno scatto s’invola verso la porta, sale alla guida del suo taxi giallo e continua la sua corsa, stagliato su un tramonto salvadoregno.

Per sempre inafferrabile, per sempre leggenda.

Marco Marsullo
Il tassista di Maradona
Rizzoli
2016