Nel romanzo d’esordio “La parabola delle stelle cadenti”, la veronese Chiara Passilongo ci narra la storia della famiglia Vicentini lungo un arco temporale di un trentennio o poco oltre. Sui protagonisti veglia, silenzioso e lontano, il cielo magico delle stelle cadenti.

Siamo nell’operoso Nord Est, in una fase di sviluppo economico che, iniziata lentamente dopo le distruzioni del dopoguerra, sembra ormai inarrestabile; negli anni Ottanta, il capofamiglia Achille trasforma il piccolo forno di famiglia in un’affermata industria dolciaria. Anche per la famiglia Vicentini, si ripete ciò che è accaduto a molte delle famiglie della locomotiva d’Italia: i figli sono stati designati a prendere un domani le redini dell’impresa.

Ma, come le stelle cadenti a volte mutano repentinamente percorso senza mai tornare indietro, anche nella vita a volte è necessario deviare, allontanarsi dalla strada che ritenevamo la migliore, magari costretti da eventi che rendono la deviazione ineludibile. Anzi, spesso, la vera evoluzione fa rima, e non solo letteralmente, con rivoluzione.

Tornando alla storia, cosa accade se il figlio decide di non seguire il percorso già tracciatogli dal padre per coltivare personali passioni e inclinazioni? E cosa accade ancora se è proprio la sorella a prenderne il posto in azienda, spinta più dal desiderio riparatore di compensare il voltafaccia del fratello che da una reale convinzione imprenditoriale?

Intanto gli anni edulcorati dell’infanzia e dell’adolescenza passano. Bisogna invece affrontare una crisi che non è solo economica ma anche morale e politica: Il Nord Est si scopre inaspettatamente fragile e anche la ditta di famiglia comincia a farne le spese.

Ma il destino ha in serbo un altro inatteso cambio di direzione: fra amori persi ma poi ritrovati e amori “diversi”, quando tutto sembra svanito, appare l’alba di una nuova esistenza, decisamente non somigliante a quella che ognuno aveva programmato di vivere. Mentre i vinti tornano vincitori e chi ha grandi ambizioni deve accontentarsi di avere un po’ di meno, sembra si approssimi una sorta di lieto fine.

Ho molto apprezzato l’opera di Passilongo. L’autrice sembra parlare a chi, un po’ come me, rivolgendo la sguardo della memoria agli anni Ottanta e Novanta, prova una certa nostalgia. La nostalgia di un tempo di benessere, di crescita e di futuro che nulla più ha a che vedere con i tempi di crisi di oggi.

Viene spontanea la domanda: come abbiamo fatto a ridurci così? Come siamo passati da una specie di età dell’oro a un tempo in cui tutte le vecchie certezze sono messe in discussione, il lavoro, la pensione, le banche?

Passilongo, oltre a raccontare efficacemente la psicologia dei suoi personaggi e le loro scelte, che probabilmente sono state le scelte di tanti in quegli anni, tenta di abbozzare una risposta. Gli avvenimenti infelici che dobbiamo affrontare indubbiamente ci allontanano da quella che pensavamo essere la nostra strada, ma da qualche parte comunque ci conducono: sta a noi non abbatterci e imparare dalla buona come dalla mala sorte.

Un libro che vale la pena leggere, se non altro per il suo messaggio che sa di speranza e di fiducia nell’avvenire. Sebbene questi stati d’animo ci sembrino a volte rapidi e remoti come una stella cadente che illumina all’improvviso l’oscurità della notte. Per poi scomparire.

Autore: Chiara Passilongo
Titolo: La parabola delle stelle cadenti
Editore: Mondadori
Anno: 2015