Un buon libro, un buon vino, un buon piatto. Sembra essere questa la ricetta del bendessere, per dirla con Vittorino Andreoli. E quanto di più favorevole ai piaceri della vita, se non un libro di ricette tratte dai grandi classici della letteratura o frutto della passione per la buona cucina dei grandi autori? Gli appassionati lettori e i bibliofili buongustai di certo apprezzeranno questa selezione dei 10 libri di menù letterari per fare bella figura a cena e soddisfare tutti i palati, come si suol dire… anche i più esigenti.

10 libri di menù letterari per fare bella figura a cena

Menù letterariMenù letterari. Le ricette nei romanzi (e non solo) – Céline Girard

Cosa ordina per cena il Renzo di Manzoni alla locanda con Tonio e Gervaso? E l’Hemingway di “Festa mobile” dopo una giornata passata a scrivere? Qual è la ricetta segreta di Gadda per un perfetto risotto alla milanese? E quella della “celestiale frittata” di d’Annunzio? Cosa mangia il Sal Paradise di Jack Kerouac quando non macina chilometri alla scoperta del grande continente americano? “Menù letterari” è un viaggio spensierato nella letteratura alla scoperta dei piatti che fanno da sfondo e da “contorno” ai libri più famosi di sempre, con qualche incursione in testi meno noti. All’interno, stralci dei romanzi, tanti aneddoti e curiosità letterarie sugli scrittori e sulle opere; e in più le ricette che spiegano come preparare un menù letterario. Un libro che fa venire voglia di leggere e di mangiare (Franco Cesati Editore, 2016).

La cuoca di D'AnnunzioLa cuoca di D’Annunzio. I biglietti del Vate a «Suor Intingola». Cibi, menù, desideri e inappetenze al Vittoriale – Maddalena Santeroni, Donatella Milani

Per quasi vent’anni Gabriele d’Annunzio comunicò con la sua cuoca per mezzo di una miriade di piccoli biglietti, inviati a ogni ora del giorno e della notte. Messaggi maliziosi, coloriti e affettuosi, indirizzati da d’Annunzio (o meglio dal “Padre Priore”, come spesso il poeta, nell’insolita corrispondenza, amava firmarsi) alla fedelissima Albina Lucarelli Becevello, alias “Suor Intingola”: l’unica donna con cui d’Annunzio visse in assoluta sintonia – e castità dagli anni veneziani al buen retiro finale nello splendido Vittoriale di Gardone Riviera. Sono decine e decine i biglietti per Albina a cui il Vate ha affidato, in ogni momento della giornata, le sue imprevedibili richieste culinarie: costolette di vitello e frittata, cannelloni e patatine fritte, pernice fredda, biscotti e cioccolata, ma soprattutto uova sode, sicuramente l’alimento preferito da d’Annunzio, che ne andava così ghiotto da paragonarne gli effetti a quelli di una “estasi divina”. Salutista attentissimo alla forma fisica, oltre che raffinato gourmet, d’Annunzio alternava infatti giorni di digiuno quasi completo a scorpacciate disordinate e compulsive, spesso provocate dall’arrivo di qualche amante. Erano quelli i momenti in cui il poeta si sbizzarriva maggiormente in dettagliate disposizioni culinarie, con modi ora scherzosi e poetici ora più perentori, indirizzate alla fidata “Suor Intingola”, sempre pronta a preparare sul momento elaborati menù in cui eros e cibo si combinavano in un sodalizio perfetto (UTET, 2015).

Il girone dei golosiIl girone dei golosi – Alexandre Dumas

Dumas, grande buongustaio e temibile mangiatore, amava in modo particolare i dolci, di cui raccolse innumerevoli ricette, confluite poi nell’ultima opera scritta dal grande narratore francese, Il Grande Dizionario di Cucina (prima edizione italiana, Ibis 2002), un incredibile capolavoro dell’arte culinaria: centinaia di pagine, migliaia di ricette, innumerevoli consigli gastronomici, e poi racconti di pranzi pantagruelici, aneddoti storici, descrizioni di personaggi legati al cibo, etc. Un’opera che è una miniera infinita. Il girone dei golosi comprende le ricette, le preparazioni e i consigli che fanno riferimento ai dolci, alle prelibatezze che chiudono i grandi pranzi. Un volume irrinunciabile per chi vuole chiudere in bellezza con un dessert letterario, colto e ghiotto (Ibis, 2016).

La cucina del buon gustoLa cucina del buon gusto – Simonetta Agnello Hornby, M. Rosario Lazzati

“Brillat-Savarin è stato per noi una scoperta recente. Avevamo già deciso di scrivere un libro di cucina per esprimere la profonda gioia che ci dà il cucinare e il grande conforto che ne abbiamo tratto vivendo all’estero. Volevamo celebrare la gastronomia e i piaceri dei sensi che si incontrano nel preparare il cibo, nel servirlo e nel mangiarlo. Cucinato, condiviso, consumato da soli, regalato; occasione d’incontro, simbolo di appartenenza a gruppi e a religioni, nutrimento del corpo e della psiche, il cibo è potentissimo antidoto contro l’isolamento e la tristezza. Ce ne siamo rese conto quasi per caso. Rosario, da bambina, nella cucina di casa si incantava a osservare la trasformazione degli ingredienti in pietanza; da adulta, all’estero, cucinava per mantenere la propria identità e ha cominciato ad apprezzare dettagli che danno piacere, come organizzare e riordinare la dispensa, fare la spesa nei mercati del quartiere e cucinare con i fiori del terrazzo. Molte alunne della sua scuola di cucina londinese frequentano i corsi da anni, perché hanno imparato che cucinare aiuta a stare meglio. Simonetta, cuoca per tradizione familiare e per necessità, ha sperimentato attraverso le vicissitudini della vita il valore catartico della cucina. Per lei, la cucina e la tavola, oltre a essere elementi fondamentali dell’esistenza, costituiscono un trionfo dei sensi, della bellezza e dell’ospitalità” (Feltrinelli, 2012).

Spaghetti, cozze e vongoleSpaghetti, cozze e vongole – Nicola Lagioia

Per ogni piatto una storia: Slow Food Editore la racconta attraverso le parole di grandi narratori contemporanei nella collana Piccola biblioteca di cucina letteraria. Una serie di volumi, ognuno dedicato a una ricetta, in cui si parte dal piatto per raccontare stralci di vita, aneddoti, riflessioni. Come in Spaghetti cozze e vongole del Premio Strega 2015 Nicola Lagioia. Un racconto delicato e commovente, un ritratto autobiografico attraverso gli spaghetti cozze e vongole, pretesto per raccontare una vita e una conoscenza. E poi, sapete chi è stato il primo a raccontare in un libro la ricetta degli spaghetti cozze e vongole? Oppure che la produzione di bivalvi – cozze, vongole, ostriche – è l’unico caso di maricoltura pienamente sostenibile anche dal punto di vista energetico? In questo volumetto troverete la storia di questo famoso piatto estivo, oltre a diversi consigli su come scegliere, riconoscere e acquistare i saporiti molluschi (Slow Food, 2012).

I biscotti di BaudelaireI biscotti di Baudelaire. Il libro di cucina di Alice B. Toklas

Con il loro salotto artistico e letterario – che negli anni tra le due guerre era frequentato, tra gli altri, da Picasso, Picabia, Matisse, Braque, Hemingway, Fitzgerald, Sherwood Anderson – Alice B. Toklas e Gertrude Stein hanno fatto un pezzo di storia. Ma quando, dopo la morte di Gertrude, un editore chiese ad Alice di scrivere le sue memorie, lei si schermì dicendo che al massimo sarebbe stata in grado di scrivere un libro di cucina. L’editore promise di accontentarsi, ma Toklas fece molto di più. Uscito nel 1954 in America con il titolo The Alice B. Toklas Cook Book, I biscotti di Baudelaire è una raccolta di ricette e di ricordi non solo culinari, di aneddoti divertenti, di convinte opinioni su questioni gastronomiche ma anche artistiche, di viaggi tra Francia e America, di pranzi e cene a casa di artisti bohémien ma anche di ricchi e famosi. E così ecco i piatti, le idee, gli spunti di ricette che Alice condivideva con gli amici: il branzino di Picasso, per esempio, decorato con uova sode, tartufi ed erbe tritate (“Quando lo servii Picasso diede in esclamazioni di meraviglia. Poi aggiunse: Non sarebbe stato meglio prepararlo in onore di Matisse?”), le uova alla Francis Picabia (“il solo pittore da cui riuscii mai ad avere una ricetta”), le mele glassate di Cecil Beaton, la crema di Josephine Baker, la minestra di alloro di Dora Maar, il caffè di James Joyce e quegli incredibili biscotti di Baudelaire… (Bollati Boringhieri, 2013).

Banchetti letterariBanchetti letterari. Cibi, pietanze e ricette nella letteratura da Dante a Camilleri – G.M. Anselmi, G. Ruozzi

Dal pane di Dante e di Manzoni al risotto di Gadda, dalle salsicce del Decameron al timballo di maccheroni del Gattopardo, la presenza del cibo nella letteratura italiana non è certo casuale o sporadica. Proprio per questo – in un momento in cui fra l’altro si registra a tutti i livelli un rinnovato interesse per la cucina – Gian Mario Anselmi e Gino Ruozzi hanno scelto il cibo come fil rouge attraverso cui ripercorrere il nostro patrimonio letterario. Sarà un percorso inevitabilmente fatto di “assaggi”, volti a stimolare più che a soddisfare la nostra fame di buone letture (e di buone pietanze), in cui si accosteranno cibi dietetici a cibi “infernali”, la cucina kasher all’invero assai meno commestibile cucina futurista, la cioccolata ai biscotti o alle merendine, la piada ai tartufi. Un banchetto insomma, o un buffet, a cui siamo tutti invitati, dunque, buona lettura e… buon appetito! (Carocci, 2011)

Trattato di culinaria per donne tristiTrattato di culinaria per donne tristi – Héctor Abad Faciolince

«La mia ambizione è cercare una soluzione alla tua malinconia e il vero cammino me lo indicò un grande poeta della fredda Inghilterra, colui che fece dire a uno dei suoi personaggi, quasi pazzo per eccesso di senno, Dammi un’oncia di muschio, buon farmacista, per profumare la mia immaginazione. Io non vorrei essere niente di diverso da questo, un buono speziale, un farmacista, il padrone delle ricette per profumare la tua fantasia». Dunque, in questo ricettario, il vero nutrimento, per le signore a dieta di felicità, saranno le pillole di saggezza che le ricette trasmettono. Ciascuna di loro risponde a un’esigenza che non è della pancia: la prima ricetta è destinata a quella che dell’amato patisce «il peso invisibile dell’assenza», l’ultima per chi «un giorno sentirà, se non è ancora arrivata, la tremenda desolazione della convivenza». E (esempio a caso) per l’insonnia e per l’oblio non si offre alcuna ricetta, perché per dormire e dimenticare i rimedi sono troppo simili alla morte che non ha bisogno di nutrirsi. Invece esiste il rimedio per la dama ammalata di parole: «se un giorno ti ammalerai di parole… se avrai la nausea quando senti “orribile” o “fantastico”».
L’autore, il colombiano Faciolince, avvolge questo libro, evidentemente da leggere nei pomeriggi oziosi, in un’ironia affettuosa che fa pensare davvero ai boudoir delle signore di una volta. Eppure, dalla sua pagina si solleva intensa, facendosi spazio tra la leggerezza e l’ironia, un’intelligenza, e un bisogno di ragionar con chi legge di filosofia (forse stoicismo, forse Spinoza, forse le quintessenziali futilità eterne da Borges) (Sellerio, 1997).

La scienza in cucina e l'arte di mangiar beneLa scienza in cucina e l’arte di mangiar bene – Pellegrino Artusi

“La scienza in cucina, oltre ad essere quel delizioso ricettario che tutti, almeno di nome, conoscono, punto fermo della tradizione culinaria italiana, e perfetto manuale di alimentazione saporita e, insieme, equilibrata, svolse anche, in modo discreto, sotterraneo, impalpabile, il civilissimo compito di unire e amalgamare, in cucina prima e poi, a livello d’inconscio collettivo, nelle pieghe insondate della coscienza popolare, l’eterogenea accozzaglia delle genti che solo formalmente si dichiaravano italiane”. Cosi scrive nella sua introduzione Piero Camporesi – profondo conoscitore della letteratura e della cultura popolare – offrendo al lettore l’edizione più completa, accurata e precisa di questo monumento alla tradizione gastronomica italiana che è al tempo stesso un vero e proprio classico dell’Ottocento (Einaudi, 2007).

Digressione scientifica…

Il pollo di NewtonIl pollo di Newton. La scienza in cucina – Massimo Bucchi

La cucina è diventata la nuova frontiera della comunicazione, da Masterchef a Gordon Ramsey, da Benedetta Parodi a Buddy Valastro tutti i canali sono invase da fornelli e ricette… Ma è possibile che dietro questo successo ci sia una scienza? Perché da un certo periodo storico la scienza entra prepotentemente in cucina? Perché gli scienziati ricorrono spesso a immagini e similitudini prese dal mondo culinario? Qual è il filo che lega esperimenti e ricette succulente? Perché il pollo occupa un posto così importante nell’immagine pubblica della scienza, da Bacone a Pasteur passando per Newton e gli illuministi? Che cos’hanno in comune la cucina futurista e la gastronomia molecolare? È possibile scambiare una rivoluzione in geologia per un minestrone e la fusione fredda per panna montata? Tra esperimenti nei caffè, controversie sulla birra, ricette per la cioccolata custodite gelosamente come brevetti, un racconto ironico, sorprendente e rigoroso sulle intersezioni tra scienza e cibo, tra gastronomia e ricerca, tra laboratorio e cucina (Guanda, 2013).