Abbiamo voluto farci raccontare da Marco Corti, Product Manager di Anobii in Ovolab, come sta procedendo il lavoro di aggiornamento del social network dei libri da quando la società torinese l’ha acquisito nel 2019.

Cosa ha spinto una software house torinese ad acquistare il social network Anobii?

Non vorrei sembrare eccessivamente romantico, ma direi “l’amore“. Un amore che non è soltanto quello per i libri, ma che è quello per il nostro lavoro di designer e sviluppatori volto alla celebrazione dei libri.

È difficile spiegare a parole la sensazione che si prova nel creare qualcosa da zero e vedere la gente usarla e goderne: è qualcosa di magico che non tutti i mestieri consentono di cogliere. È dal 2011, quando Anobii era di proprietà di HMV Group, che Ovolab lavora all’applicazione Anobii Mobile (allora disponibile solo per iPhone), ma è stato con il passaggio a Sainsbury’s che ci siamo davvero innamorati: con il team che il colosso inglese aveva dedicato al branch Editoria Digitale abbiamo iniziato una prospera collaborazione che ci ha visti ridisegnare l’app dalle fondamenta, dotarla di un eBook reader interamente sviluppato da noi (immagina un Kindle con tutte le sue funzionalità che gira all’interno dell’app), aggiungere una versione per iPad (bellissima) e persino una per Mac (che purtroppo in pochi hanno visto).

Poi purtroppo, poco prima della cessione di Anobii a Mondadori, la dirigenza di Sainsbury’s ha deciso di internalizzare lo sviluppo delle app costringendoci a dire addio ad uno dei progetti che più ci avevano appassionato. Quando Mondadori ha acquisito il social, ha deciso di andare per la sua strada e così noi abbiamo rinunciato definitivamente all’idea di lavorarci ancora.

Fino a che… ta-da! L’anno scorso siamo venuti a sapere che Mondadori, con cui siamo in buoni rapporti, era disponibile a cedere Anobii. Non abbiamo resistito e ci siamo imbarcati in questo progetto, un po’ pazzo a dire il vero, di riportare Anobii ai vecchi splendori.

La “pazzia” sta nel fatto che attualmente il team dedicato ad Anobii conta meno di 10 persone e tutti fanno un po’ di tutto, quindi è davvero un po’ come ricominciare da zero.

Avendo la piattaforma un po’ di anni sulle spalle, è in programma un rinnovamento?

Innanzi tutto ci terremmo a cambiare aNobii in Anobii! Scherzi a parte, gli anni si vedono eccome, ma un passo alla volta rinnoveremo tutta la piattaforma. Abbiamo cominciato dalle app (che sono il nostro pane) e stiamo ultimando lo sviluppo del nuovo front-end web. L’obiettivo è arrivare ad inizio 2021 con le nuove app allineate al front-end web (la parte del sito visibile agli utenti) in termini di funzionalità e poi partire sia con la ristrutturazione del back-end (la parte invisibile dell’intera piattaforma che contiene i dati) che con lo sviluppo di nuove funzionalità in base ai desideri degli utenti e le possibilità di collaborazione e rilancio che ci si porranno davanti.

Negli ultimi anni il social network è stato gestito da gruppi editoriali, come canale promozionale e di vendita. Visione miope?

Anobii è stato piegato alle esigenze del proprietario, e per i gruppi editoriali questo aveva senso. Noi lo vediamo in maniera diversa perché non siamo un gruppo editoriale: per noi Anobii rappresenta uno strumento che permette alla gente di scoprire libri, idee, opinioni e conoscenza in genere, e per dare l’accesso più universale possibile a questa conoscenza ha senso che Anobii rimanga indipendente.

Riteniamo che l’acquisto del libro appena scoperto sia sicuramente un passo naturale che completa l’esperienza e soddisfa la necessità dell’anobiano, ma per quell’aspetto ci limitiamo ad offrire una scelta di rivenditori affiliati da cui otteniamo un piccolo compenso ad ogni acquisto concluso (senza che cambi il prezzo per l’acquirente).

Anche qui, al momento gli affiliati sono rimasti quelli ereditati dalla gestione precedente, ma l’idea è quella di offrire al lettore più scelte in modo da risultare più neutrali, ma anche globali, possibile: oggi ad un utente americano che scopre un libro giapponese viene proposto di acquistare quel libro su Mondadori Store ed è ovvio che questo non funzioni. Una delle peggiori conseguenze che abbiamo ereditato è che l’utenza attiva di Anobii oggi è per l’80% italiana.

Il social network più famoso tra i lettori è Goodreads. In cosa Anobii sarà diverso? Come lo immaginate tra due o tre anni?

Essendo Goodreads una proprietà di Amazon (la quarta azienda più valutata al mondo) il confronto sarà sempre impari, però credo che l’aspetto su cui dovremo necessariamente differenziarci sia la velocità: dovremo essere capaci di ascoltare e rinnovarci continuamente in base alle opportunità che ci si presenteranno.

Al momento stiamo lavorando su un motore di raccomandazione, sul potenziare la categoria dei fumetti e sull’implementazione di un’infrastruttura di notifiche che sia attuale: oggi se qualcuno ti scrive lo scopri solo per caso se visiti la sezione messaggi, e questo è ovviamente anacronistico. Dire cosa accadrà tra due o tre anni è molto difficile, ma sicuramente vorremmo che Anobii tornasse ad essere globale come lo è stato ai tempi della fondazione.

Ci piace molto l’idea che si possa scambiare i propri libri con altri utenti o acquistarne di seconda mano: un modo per dare ai libri una seconda vita. È una caratteristica di Anobii che manterrete?

È sicuramente una funzionalità molto interessante che va rivista bene: al momento è molto difficile anche solo trovarla! Occorre rivederne l’esperienza utente dalle fondamenta e poi pensare a chi appoggiarsi per gestire logistica e transazioni: non ha una priorità altissima, ma è una funzionalità su cui torniamo a discutere di tanto in tanto e che contiamo di mantenere in qualche forma.

L’interazione tra gli utenti come avviene maggiormente? Noi italiani siamo i più numerosi?

Gli utenti attivi sono per l’80% italiani e conversano con pari frequenza nei gruppi e attraverso il sistema di messaggistica diretta.

Avete modo di darci qualche curiosità (numerica) sui libri inseriti?

Al momento Anobii conta 9.954.376 opere (11.713.572 edizioni) con una media di inserimento di circa 600 libri a settimana.

Infine, la domanda di rito: i libri più amati in Ovolab?

Eh eh, i gusti sono estremamente eterogenei: abbiamo qualche sovrapposizione su “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams e “1984” di George Orwell, ma credo che il modo migliore per avere un panorama completo sul tema sia visitare questa collezione.