Paolo Roversi, classe ’75, è l’orgoglio del giallo e noir italiano. Sì, perchè è amato dai lettori, è giovane, bravo e appassionato (pure carino), e si dà tremendamente da fare.

Paolo-Roversi-Lira-funestaAl suo attivo 8 romanzi tradotti in 4 lingue. L’ultimo è “L’ira funesta” (edito da Rizzoli). Con la grandissima Fernanda Pivano ha pubblicato la prima biografia italiana di Charles Bukowski “Scrivo racconti poi ci metto il sesso per vendere“, una raccolta di aforismi del “Vecchio” e un romanzo ispirato al celebre autore americano. Collabora con Il Corriere della Sera, scrive soggetti per fiction televisive come Distretto di Polizia, dirige collane.

Ha fondato e dirige il NebbiaGialla Suzzara Noir Festival dedicato al romanzo giallo e noir (dal 2007, ogni primo weekend di febbraio a Suzzara) e MilanoNera web press, un portale dedicato alla letteratura gialla, trasformatosi anche in un mensile e poi in una casa editrice di ebook. Vi basta?

Scrittore, giornalista, sceneggiatore, bukowskiano, fondatore e direttore di NebbiaGialla Suzzara Noir Festival, fondatore e direttore di MilanoNera… Come fai a fare tutto? C’entra il fatto che sei dell’Ariete, uno dei segni più intraprendenti dello Zodiaco?

Chissà, forse. Più probabilmente riesco a fare tutto perché sono spinto dalla passione e quando fai qualcosa con piacere la fatica non si sente.

Procediamo con ordine. Scrittore noir/giallo si nasce o si diventa?

Si diventa. Se l’uomo è ciò che mangia, uno scrittore è ciò che legge. Io sono cresciuto leggendo Agatha Christie, Conan Doyle e Scerbanenco. Così quando mi sono trovato davanti alla macchina per scrivere è stato naturale per me raccontare storie nere.

C’è chi ritiene che il “roman noir” sia il genere lettario più adatto a raccontare i nostri giorni. Fatti di cronaca senza soluzione, criminali descritti come eroi, epiloghi dis-ordinati… Concordi?

Sì, permette di capire chi siamo e spesso d’azzardare ipotesi investigative che nella realtà sono precluse. In questo senso, spesso la letteratura di genere è all’avanguardia nel risolvere i misteri.

Domanda retorica: Agata Christie o Charles Bukowski?

Entrambi per ragioni diverse. La Christie mi ha aiutato per costruire buone storie gialle, Bukowski per diventare uno scrittore. È grazie a lui infatti se ho cominciato a scrivere: è stato il mio autore feticcio dei vent’anni…

Parlando di colleghi scrittori… Se al primo posto metti Bukowski e al secondo Roversi, chi arriva terzo?

Giorgio Scerbanenco. Perché è stato e resta il maestro incontrastato del giallo italiano.

L’anno scorso hai pubblicato “L’ira funesta”. Che cosa proponi a noi lettori quest’anno? Ci dai qualche anticipazione sul tuo prossimo libro?

Il prossimo romanzo uscirà il 12 febbraio con Marsilio. Il titolo è ancora top secret ma quello che posso dirvi è che sarà un romanzo sulla mala della Milano degli anni Settanta e Ottanta.

Dovendo scegliere un romanzo: saga familiare, manuale di self-help o raccolta di poesie?

Self-help perché se ti aiuti il ciel t’aiuta 😉

So che anche tua moglie è una scrittrice. Nella professione, si compete, si collabora o ci si ignora affettuosamente?

Si collabora e si litiga affettuosamente. Penso che sia come essere sposati con un medico: il primo consulto se qualcosa non va te lo fa lui no?

Qual è il primo libro che regaleresti a tuo figlio, a tuo nipote, a un bambino?

Il piccolo principe. Un romanzo che ha qualcosa da dire alle persone di ogni età. E da cui si può imparare a essere migliori.

Domanda d’ufficio: il libro sul comodino? Cosa stai leggendo e cosa c’è nella tua wishlist?

New york missing, di Don Winslow. Un vero maestro del genere noir. Nella wishlist non so: la prossima volta che entrerò in una libreria m’innamorerò di un libro che poi tornerà a casa con me.

Grazie Paolo! Quindi restiamo in attesa per il 12 febbraio! Non vediamo l’ora di recensire il tuo libro!

Cuore-di-Carta_bottomIntervista realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Cuore di Carta