L’anno scorso è uscito, per la casa editrice Playground, La notte del Pratello (prima edizione 2001) e nel 2014 L’ultimo Dio (prima edizione 2004). Allora mi sono detto: “Vuoi vedere che ristamperanno anche Gara di resistenza? La cui prima edizione risale al lontano 1997?”.
Invece, con mia grande costernazione, sono andato a cercarmi tutti i libri di Emidio Clementi tuttora disponibili e ho trovato che questo Gara di resistenza è ancora in commercio e non è mai andato fuori edizione. Insomma, per dirla tutta, non si tratterebbe di un libro disperso, ma di un vero e proprio long seller. Merce rara nel dissestato campo editoriale delle patrie lettere.
Emidio Clementi è stato l’eroe discreto di un’intera generazione. Fondatore del gruppo dei Massimo Volume, con tre dischi usciti tra il 1993 e il 1997, Stanze, Lungo i bordi e Da qui, diffusi al tempo, prima dell’avvento del cd, in cassetta, è diventato un idolo per un’intera generazione che conosceva i suoi testi a memoria.
Nel 1997 usciva anche questo Gara di resistenza, dove in forma più elaborata riproponeva le tematiche abbozzate e delineate nei testi delle sue canzoni. Racconti di vita vissuta, tra l’infanzia passata per strada, i traslochi, i ristoranti dove ha fatto il cameriere, o le pizzerie da asporto dove faceva il pony express. Oltre a un florilegio di poesie molto bukowskiane.
Emidio Clementi è un killer dalla frase perfetta, stentorea, che diviene un refrain che non potrai mai più toglierti dalla testa. Così come nei testi delle canzoni, («mi sento come il soffitto di una chiesa bombardata»), anche in questi Racconti, poesie e interventi dalle periferie metropolitane, incide frasi lapidarie che divengono iscrizioni funebri e cimiteriali che risaltano come epitaffi sul bianco marmoreo della pagina scritta.
Usa le parole per creare massime di vita, spendibili nel nostro quotidiano, che divengono dichiarazioni di guerra, aforismi apocalittici, apologie di reato, sillogismi dell’amarezza da cantilenare sul baratro del bordo del letto, quando è appena suonata la sveglia del mattino che ci richiama come zombie alle nostre incombenze, da mestieranti del teatro sociale.
Basta leggere alcuni incipit folgoranti per riscoprire all’istante la cifra della sua poetica metropolitana:
Poi le cose presero un’altra piega. Rigoni comprò a credito del materiale rubato: un mixer, dei microfoni, alcuni effetti per chitarra. Non pagò e non credo avesse intenzione di farlo.
Non credo che durante le interminabili partite a pallone sul piazzale di cemento di fronte al Bacio dell’Onda, Alaska sentisse già le voci dentro la sua testa.
È successo l’altra mattina. Qualcuno ha lasciato una testa di maiale nel cortile dietro casa.
Abbiamo fatto le scale dell’ospedale in fretta. I lunghi cappotti e l’aria decisa ci davano un aspetto da killer professionisti pronti a sbarazzarsi di un testimone scomodo.
Emidio Clementi per anni ha pensato di essere Emanuel Carnevali.
È andata così: una sera un cliente di un ristorante greco, nel quartiere Pratello di Bologna, gli lascia una copia de Il primo Dio di Carnevali (Adelphi, 1978), dicendogli di leggerlo perché le vicende di cui parlava gli ricordavano le sue.
Dopo quella lettura Carnevali diventa una sorta di alter ego di Clementi, che in lui ritrova molti punti di convergenza con il suo percorso artistico e letterario. Non a caso Emidio inciderà la canzone Il Primo Dio, in cui racconta la vicenda di Emanuel e, successivamente, pubblica il romanzo L’ultimo Dio, in cui le biografie dei due autori si confrontano e confondono come in un gioco di specchi.
Infine l’anno scorso ha inciso l’album Notturno Americano, che si apre e si chiude con brani tratti dal suo L’ultimo Dio, che si alternano a letture prese da Il primo dio di Carnevali. E non a caso quest’ultimo romanzo autobiografico sarà anche un prossimo libro disperso, presentato in questa rubrica per salvarlo dall’oblio.
Insomma. Emidio Clementi è stato il nostro nume tutelare, non solo, qualcosa come una sorta di spacciatore di scrittori e poeti allucinogeni, smazzati con fare indifferente, lasciando citazioni criptate con assoluta nonchalance nei densi testi delle sue canzoni: «Per tutto l’inverno dell’‘85, ho passato i pomeriggi davanti allo stereo in camera di mio fratello, ad ascoltare Wicked Gravity di Jim Carroll».
Per farci scoprire Jim entra nel campo di basket e Jim ha cambiato strada, altri libri dispersi di Jim Carroll. O intitolare una canzone Sfogliando ‘L’Amore è un cane che viene dall’Inferno’, per renderci per sempre devoti di Charles Bukowski, così come siamo, e saremo per sempre, debitori del grande maestro Emidio Clementi.
Emidio Clementi
Gara di resistenza
Gamberetti Editrice
1997