L’articolo più trash nel quale mi sono imbattuta questa settimana è stato pubblicato sul Guardian e cita un premio che, a quanto pare, viene conferito ogni anno dalla rivista inglese Literary Review al libro che contiene la peggior scena di sesso.
L’anno scorso il premio è stato elargito a Manil Suri e al suo terzo romanzo “La città di Devi” (The city of Devi, Bloomsbury). Lo scrittore è entrato nella rosa dei selezionati per il Booker Prize nel 2001 e nel 2002 ha vinto il premio Barnes& Nobles con il romanzo “La morte di Vishnu” (The death of Vishnu, 2001). Il “Bad Sex Award” è l’ultimo premio vinto. Congratulazioni!
Il sesso in letteratura è sempre stato un tema controverso. Basti pensare al famoso capolavoro di Nabokov, Lolita, pubblicato in Francia nel 1955, e soltanto nel 1958 negli USA e nel 1959 in Inghilterra perché ritenuto pornografico. La stessa sorte toccò a Lawrence e a L’amante di Lady Chatterley: pubblicato in Toscana nel 1928 – e subito messo al bando – raggiunse le librerie inglesi soltanto nel 1960.
È stata proprio la minaccia di censura a costringere gli scrittori a descrivere le scene di sesso dei loro romanzi in maniera velata e implicita. Originale ed elaborata. Raffinata, non nel senso ma nello stile.
Producendo quindi maggior interesse da parte del lettore, la cui immaginazione viene solleticata dal “non-detto”. Il compito dello scrittore, oggi, sembra essere ancor più complicato dall’assenza di qualsivoglia restrizione. Quando si dispone di maggior libertà, il rischio di cadere nella banalità della narrazione è più alto. E poi si finisce nella nomination del Bad Sex Award…
Dilemma esistenziale da-collana-Harmony a parte, è davvero la prosa il genere giusto? Sophie Hannah, poetessa inglese, afferma che è il senso del ritmo della poesia la chiave per descrivere il piacere fisico.
“Non so dirvi con certezza il perché, ma è più semplice parlare d’amore attraverso la poesia. Forse perché, idealmente, vorremmo che il sesso fosse tutto fuorché qualcosa di prosaico”.
In un articolo del Guardian, Hannah dichiara che sull’oggetto in questione le persone mentono e si auto-censurano. Risulta quindi difficile per lo scrittore dar vita a una prosa nella quale il lettore possa identificarsi.
Nell’antologia intitolata The poetry of sex (Penguin, 2014) la scrittrice raccoglie le sue poesie erotiche preferite e quelle che le sono state consigliate da amici, con il fine di toccare il maggior numero di temi possibile legati all’amore. La raccolta, infatti, presenta più di cento poesie, suddivise in otto diverse sezioni, che prendono il nome di un verso significativo di uno dei brani in esse contenuti.
Se siete dei lettori o delle lettrici che si scandalizzano con poco, non vi consiglio di sfogliare quest’antologia. L’autrice abbandona l’idea di rappresentazione dell’amore carnale attraverso il binomio imprescindibile di sesso e morale e non applica alcun filtro etico alla sua selezione.
“È pericoloso tentare di dare una definizione all’esperienza sessuale di una persona. Quello che da altri può essere visto come adulterio, ad esempio, per noi può rappresentare l’unica ragione della nostra felicità.
L’autenticità di questa raccolta risiede proprio nella scelta effettuata dalla poetessa. Troviamo scrittori classici e noti e i loro versi più belli, ma anche poeti semi-sconosciuti, autori di versi altrettanto meritevoli.
Soltanto per nominarne alcuni della categoria “poeti famosi”, vi consiglio di leggere (se non avete dimestichezza con l’inglese compratevi un’edizione con il testo a fronte) “The Elephant is Slow to Mate” di Lawrence, “Leda and the Swan” di Yeats, “I Sing the Body Electric” di Whitman, “If you were coming in the fall” e “For each ecstatic instant” di Emily Dickinson, “Remember, body…” di Kavafis, “Amores 1.5” di Ovidio, “The Platonic Blow (A Day for a Lay)” di Auden, “The Sun Rising” e “The Flea” di Donne, “The expense of spirit in a waste of shame” di Shakespeare.
Sfogliando le pagine di quest’antologia sono venuta a conoscenza anche di autori che non avevo mai sentito nominare: le poesie che vi consiglio di leggere sono “Sandcastles” di Richard Scott, “Outside” e “Flicker” di Robert Frant, “Punctuation” di Clair Dyer, “Intimacy” di Elizabeth Barret e “In the Victoria Hotel” di John Saunders.
Una raccolta che soddisfa le fantasie di ogni lettore, quella di Sophie Hannah. Da leggere con il partner prima di “coricarsi” oppure da soli, come alternativa al solito romanzo di genere. Per alimentare l’immaginazione o, semplicemente, per farsi due risate all’insegna del buon gusto.