L’anno nuovo si apre con un caso editoriale di matrice americana, sto parlando di Fire and Fury: Inside the Trump White House edito Henry Holt. Ancora prima che i librai lo esponessero sulle vetrine, il titolo si trovava già in vetta alle classifiche su Amazon grazie ai pre-orders, aveva già dominato per giorni le testate internazionali, agitato gli animi di politici e funzionari, scatenato la critica e diviso i giornalisti.
La sua uscita, inizialmente prevista per il 9 gennaio, è stata poi inaspettatamente anticipata di 5 giorni per volontà dell’editore stesso per evitare l’intervento del tribunale dopo la diffida dalla pubblicazione da parte dei legali di Trump. Il motivo? Fire and Fury è il racconto definito da tutti “esplosivo” sui retroscena dell’attuale presidenza degli Stati Uniti ad opera del giornalista Michael Wolff.
A pochi giorni dalla sua distribuzione era possibile farsi un’idea della sua esplosività leggendo alcuni estratti, tra questi ha fatto il giro del mondo quello pubblicato sul New York Magazine, contente una serie di succulenti aneddoti, a partire dallo stupore di Trump e dei suoi collaboratori al momento della vittoria delle elezioni quando si pensava, e sperava, che avrebbe perso, fino alle alle affermazioni di Katie Walsh, ex-vicecapo dello staff della Casa Bianca, che lo definisce “un bambino” e racconta della sua incapacità e inettitudine a ricoprire la carica presidenziale.
Altri paragrafi di fuoco sono quelli messi in circolazione dalla giornalista di NBC News Katy Tur, in cui si racconta che Trump avrebbe l’abitudine di cercare relazioni sessuali con le mogli dei suoi amici.
Il libro si basa su più di 200 interviste di Wolff con il presidente stesso, la sua cerchia ristretta e i funzionari all’interno dell’amministrazione. In esso Wolff apre le porte a una Casa Bianca che barcolla fra una crisi e l’altra, vacilla vittima di una guerra intestina nella quale persino alcuni dei più stretti alleati del presidente esprimono disprezzo per lui.
Primo fra tutti Steve Bannon, prima coordinatore della campagna di Trump, poi capo stratega della Casa Bianca e attualmente presidente esecutivo in Breitbart News, che più di tutti si trova al centro dello scandalo, colpevole di aver usato termini come “sovversivo” e “antipatriottico” in riferimento a un discusso incontro tra i collaboratori e familiari di Trump e un’avvocata russa per ottenere informazioni compromettenti su Hillary Clinton.
Anche sull’autore le opinioni si dividono fra chi ne apprezza la penna e l’audacia e quanti invece mettono in discussione i suoi metodi giornalistici poco professionali e carenti di fact-checking. Wolff è un importante critico di media ed editorialista, autore di altri libri fra cui la celebre biografia su Rupert Murdoch.
In un’intervista al Guardian dello scorso novembre ha raccontato che per fare ricerche sul libro gli era bastato presentato alla Casa Bianca senza un programma, ma volendo semplicemente “scoprire cosa stavano realmente pensando e sentendo gli addetti ai lavori”.
Nessuna notizia ancora su una eventuale traduzione italiana, ma chi avesse dimestichezza con la lingua inglese è senz’altro un titolo da non farsi scappare.