Al giorno d’oggi le librerie sono l’unico esercizio commerciale dove non si rischia di essere aggrediti, sulla soglia del negozio, da un getto di domande inopportune (eccezion fatta per i “messaggeri” di MondoLibri che ti rincorrono in stazione. Noi però li perdoniamo).

Le librerie sono ancora dei luoghi piacevoli, ci si può aggirare tra gli scaffali senza il timore che qualcuno ci consigli di comprare il libro “rivelazione” dell’anno; ci si può creare il proprio angolo di intimità sedendosi su una poltrona e sfogliando le pagine di un libro che ci incuriosisce.

É vero. Anche le librerie – come è giusto che sia – si sono dovute adeguare a strategie di marketing poco consone ai gusti dei lettori. I prodotti esposti in cassa, l’oggettistica inutile che risveglia i nostri sguardi annoiati e spenti mentre attendiamo in coda il nostro turno, l’espositore con un vasto assortimento di agende, agendine, agenducce… Sono strategie di vendita che attirano il cliente verso quello che meno gli serve e al quale neanche pensava mentre varcava l’entrata della libreria.

Non lo ritengo un problema. Se sei in grado di fornirmi il libro che cerco, che corrisponde ai miei gusti e non a quelli del mercato, quella deliziosa Moleskine in edizione limitata che, dallo scaffale, mi sfiora il braccio, te la compro volentieri.

La magia del recarsi in libreria sta proprio nell’assenza di aggressività. Tutto è bilanciato e in sintonia con la mente del lettore.

Ahimé, il boom dei libri venduti online su Amazon a un prezzo ridotto sembra aver spezzato l’incantesimo. Secondo un articolo dell’Economist, le librerie devono reinventarsi per sopravvivere (machegrandenovità).

Comprare un libro deve rivelarsi un’esperienza nuova e unica. Prima di tutto deve però essere un’esperienza. Un’opportunità che gli store online non offrono.

Secondo Alex Lifschutz, un famoso architetto che ha progettato la libreria Foyle a Charing Cross Road, le librerie devono alternare “spazi di piccole dimensioni e poco affollati a spazi più ampi, dove si possono consultare o leggere i libri appena acquistati, a spazi ancora più grandi ma pur sempre intimi, dove si possono ascoltare un reading o una scrittore presentare il proprio libro […] l’atmosfera è tutto”.

Il passo successivo, continua Alex Lifschutz, è quello di allestire un cafè all’interno della libreria. Se si hanno a disposizione più piani è sempre consigliabile allestirlo all’ultimo, per far sì che il cliente dia un’occhiata a tutta la libreria prima di ordinare con una bevanda calda. L’idea è di attirare i lettori in libreria con lo stesso spirito con il quale vanno al cinema o a un concerto: essere sicuri di provare un’esperienza di valore.

Un’altra idea suggerita dall’autore dell’articolo è quella di promuovere il libro in ogni sua forma: dai libri rari, a quelli di seconda mano, agli e-book e alle autopubblicazioni. In questo modo anche i fan più accaniti della pagina digitale potranno recarsi in libreria e godere del valore aggiunto del loro acquisto (negli Stati Uniti, scrive sempre l’Economist, questa strategia si sta rivelando un’alta fonte di guadagno per i librai).

Ai lettori piace viaggiare con la mente, in autonomia, mentre si consultano nuovi libri sugli scaffali, ma piace anche essere coccolati e premiati. Cari librai, noi lettori siamo un po’ bimbi viziati e un po’ prime donne, ma non ci dimentichiamo di un posto accogliente, dove il nostro amore per la lettura viene trasformato in un’esperienza indimenticabile.