In occasione della Buchmesse di Francoforte, una delle principali Fiere del Libro a livello internazionale, l’Associazione Italiana Editori mette a disposizione dei lettori e degli addetti al settore una panoramica eterogenea e puntuale sul mercato editoriale e sull’andamento del mondo dei libri dell’anno precedente.

Il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2020 raccoglie dunque dati e statistiche in merito ai tassi di lettura, alla composizione del mercato, ai valori di produzione del 2019.

Differentemente da quel che è stato per le stagioni precedenti del libro, questo 2020 ha portato con sé numerosi rivolgimenti e trasformazioni, a cui anche il mondo editoriale non è stato immune.

Si è pensato di accompagnare il lettore, talvolta poco avvezzo a documenti tecnici, in un viaggio tra le pieghe della realtà editoriale, nel desiderio di renderlo partecipe di questo mosaico della parola, di cui egli rappresenta un piccolo tassello.

In Italia il numero di lettori rilevato dall’Osservatorio Aei e Cepell (Centro per il Libro e la Lettura) è pari al 65% della popolazione compresa tra 14 e 75 anni, che, conti alla mano, corrisponde a un traballante 29,52 milioni di persone.

In questa ristretta cornice di lettori, le donne e le bambine hanno indici di lettura maggiori rispetto ai loro compagni maschi (che siano forse le eredi delle Bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo?) e, sul piano geografico, al Nord il libro ottiene percentuali più alte rispetto al Mezzogiorno e alle Isole.

Come interpretare criticamente questo dato?

La questione della lettura in Italia costituisce una nota dolente nella storia culturale del Paese, che si assesta, a mo’ di fanalino di coda, nelle posizioni finali in un’indagine sulla percentuale di lettori nelle editorie europee e negli USA, dove svettano ai primi posti Francia (92%), Norvegia (90,2%) e Regno Unito (86%).

La ragione di questo ritardo nei volumi della lettura affonda le radici in una molteplicità di fattori, in parte riconducili al basso tasso di laureati nel nostro Paese, fermo al 27%, in penultima posizione con la Romania, in parte a numerose altre difficoltà connaturate a una pratica del libro troppo spesso occasionale e discontinua.

In questa direzione viaggia anche la percentuale riguardante il numero di coloro che possiedono a casa una «biblioteca»: il 24,4% delle famiglie italiane non ospita più di 10 volumi negli scaffali domestici, a fronte di un 7,3% di nuclei famigliari che vanta una biblioteca con 400+ testi. Dati, questi, inequivocabili nella loro drammatica concretezza.

Tuttavia, davanti a valori e tassi di crescita in equilibrio precario, va segnalato come quasi il 20% dei lettori appartenga alle fasce giovani e giovanissime di appassionati al libro, ossia ragazzi tra 0 e 14 anni.

Le accorte politiche di lettura promosse nella scuola, come #ioleggoperché o il Maggio dei Libri, hanno collocato in primo piano la questione del libro come elemento irrinunciabile nella crescita armonica e culturale dei più piccoli.

Del resto, la fascia di lettori più giovani rientra tra le categorie ancora immuni al battage digitale che investe le età più grandi, dove al libro fanno concorrenza differenti attività nel tempo libero, dallo smartphone, alle app, ai videogiochi fino alla serialità televisiva.

Questo sguardo selezionato sui dati presentati nel 2019 non può dirsi completo senza un’incursione nei primi mesi del 2020.

La parola più adatta a descrivere gli affondi e le stoccate riservata all’editoria dal 2020 è ripartenza.

Le percentuali negative dei primi mesi hanno lasciato spazio, nella stagione successiva, a una volontà inaspettata e grintosa del libro di ripartire, di rialzarsi e tornare nelle case dei lettori.

Le iniziative sul Web hanno permesso a editori e autori di restare in continuo contatto con il pubblico. Sono state promosse fiere e festival da remoto, con incontri e presentazioni in streaming (basti pensare al successo digitale de “Il Salone del Libro”, “Insieme Festival”, “Frankfurter Buchmesse 2020” e la appena conclusa “Mesthriller”). I

La consegna dei libri a domicilio, sul modello Bookdealer, ha garantito la disponibilità di libri e altri prodotti editoriali direttamente a casa propria, anche nei mesi più difficili del confinamento emergenziale.

Eppure il dato più significativo, che permette di abbozzare un sorriso in mezzo alle difficoltà che ancora attendono editori e librai, è stato l’aumento nel numero di lettori registrato nei mesi della pandemia. È cresciuta la percentuale di e-book scaricati, le ore di audiolibri hanno mostrato un incremento inatteso e l’e-commerce ha permesso di arginare significativamente le perdite del mercato.

Una tendenza positiva che permette di guardare con rinnovata fiducia all’anno che verrà.

Nonostante questi molteplici segnali di ripresa inviati dal mercato e le considerazioni positive del Presidente dell’Aie, Ricardo Franco Levi, in chiusura dell’anno, il Rapporto lancia sul piano delle domande un interrogativo che sembra rivolgersi a ogni individuo:

“I comportamenti già presenti tra i lettori – il crescente uso dell’e-commerce, la lettura di e-book e l’ascolto di audiolibri, lo spostamento dai media giornalistici tradizionali a quelli digitali – che tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo hanno conosciuto una grande accelerazione legata alla situazione in corso, torneranno a riallinearsi ai trend precedenti il lockdown?”.

E dunque, in questo anno ormai prossimo al congedo, che lettore sei stato?