Abbiamo recentemente proposto lo stesso gioco in ambito italiano. I migliori libri per ogni decennio del secondo dopoguerra. Ora alziamo l’asticella e proviamo veramente l’impossibile, proponendo lo stesso gioco a livello planetario. Ovvero i migliori romanzi stranieri in assoluto per ogni decennio. Dove, come già detto, il criterio è l’esclusione.

Solo per esclusione di altri libri altrettanto meritevoli si giunge infatti a determinare, discriminatamente, un solo romanzo fondamentale per ogni periodo preso in considerazione. Un principio altamente aleatorio, in quanto già è difficile determinare il miglior libro dell’anno per ogni nazione. Immaginatevi quindi la difficoltà di determinare il migliore per decennio.

Ma noi ci proviamo lo stesso. Perché il bello di questo gioco letterario è appunto non essere d’accordo e indignarsi per l’esclusione di altri libri che abbiamo amato.

Finzioni (1944)

finzioni

Questa raccolta di racconti è considerata il capolavoro di Borges. Negli stessi anni pubblicherà anche L’Aleph (1949). A importarlo in Europa è stato Roger Caillois, che in quegli anni risiedeva a Buenos Aires, su invito dell’editrice e mecenate Victoria Ocampo. Caillois pubblicherà i racconti di Borges nella rivista Les Lettres françaises e una volta tornato in Francia, nella collana della Gallimard La croix du sud. Racconti come Pierre Menard, autore del Chisciotte o La biblioteca di Babele risulteranno fondamentali per il dibattito attorno allo sperimentalismo e per influenzare quegli autori inizialmente riuniti attorno alla rivista Tel Quel. Una menzione spetta a Sotto il vulcano (1947) di Malcom Lowry.

Il giovane Holden (1951)

il giovane holden

Il giovane Holden non invecchia mai. Fin dalla sua pubblicazione è apparso in grado di parlare alla sua generazione di appartenenza, così come alle successive. Un romanzo di formazione valido per tutti gli adolescenti di tutte le epoche. Eppure ha una controindicazione, ovvero che vada letto negli anni giusti. Ha una sorta di termine di scadenza: o lo si legge negli anni dell’adolescenza o non trasmette le stesse sensazioni. Salinger, due anni dopo la pubblicazione, lasciò New York andando a vivere a Cornish, riducendo progressivamente i contatti umani fino a vivere praticamente da recluso. Da anni si favoleggia di ciò che sarebbe stato rinvenuto nella sua cassaforte alla sua morte. Aspettiamo con ansia un’eredità letteraria, che magari continui la saga della famiglia Glass. Negli stessi anni Il tamburo di latta (1959) di Günter Grass e Il dottor Zivago di Pasternak, pubblicato in anteprima mondiale da Feltrinelli nel 1957.

Cent’anni di solitudine (1967)

cent'anni di solitudine

Questo è un libro che mette d’accordo tutti e sbaraglia facilmente la concorrenza. Basta l’incipit del libro di Marquez per innamorarsi all’istante del romanzo. Alzi la mano chi non ha scritto l’albero genealogico dei Buendía sul frontespizio del libro per seguirne l’alternarsi delle generazioni. Dal patriarca José Arcadio che sposa Ursula Iguarán, generando Amaranta, José Arcadio e Aureliano, che avranno dalla stessa donna, Pilar Ternera, i figli Arcadio e Aureliano José ecc. ecc. Menzione speciale per Venerdì o il limbo del Pacifico del 1967 di Michel Tournier, scomparso di recente e per due capolavori di un gigante del ‘900 Fuoco pallido (1962) e Ada o Ardore (1969) di Nabokov.

Il dono di Humbolt (1975)

il dono di Humbolt

Tra i migliori romanzi stranieri, inseriamo questo romanzo di Saul Bellow per gli anni ’70. Così come avremmo potuto inserire L’uomo in bilico (1944) nei ’40 o Il re della pioggia (1959) per il decennio successivo e Herzog del 1964; ancora Ne muoiono più di crepacuore (1987) per gli anni ’80 e Una domanda di matrimonio (1997) per gli anni ’90. Per terminare con Ravelstein (2000). Insomma un gigante del ‘900. La letteratura nordamericana, da Philip Roth a Don DeLillo, non sarebbe la stessa se non ci fosse stato Bellow. Capostipite, insieme a Malamoud. Menzione speciale per Una solitudine troppo rumorosa (1977) di Bohumil Hrabal e La vita, istruzioni per l’uso (1978), capolavoro di George Perec.

L’insostenibile leggerezza dell’essere (1980)

l'insostenibile leggerezza dell'essere

Emigrato in Francia nel 1975, Milan Kundera ha scritto i suoi ultimi romanzi nella lingua d’adozione. Dopo la Primavera di Praga i suoi libri sono stati vietati in Cecoslovacchia e lui stesso ha negato i diritti di traduzione in lingua ceca. L’insostenibile leggerezza dell’essere verrà pubblicato nella sua terra d’origine solo nel 2006. Un misto tra romanzo e saggio, dove la vicenda dei personaggi è intervallata da digressioni e divagazioni, com’è nella cifra stilistica dell’autore. Degli anni ’80 dobbiamo citare anche Meno di Zero (1985) dell’allora ventenne Bret Easton Ellis e I versi satanici (1988), romanzo che è costata la fatwa a Salman Rushdie, per la rivisitazione in chiave onirica dell’episodio dell’ispirazione diabolica di Maometto e Norwegian wood (1987) di Haruki Murakami.

Pastorale americana  (1997)

Pastorale americana

Philip Roth è uno dei più grandi autori viventi, quello a cui ogni anno viene negato il Nobel per la letteratura. Così come l’oscar a Leonardo DiCaprio (maledizione sfatata giusto quest’anno). Le sue opere, al pari di quelle di Saul Bellow, scandiscono i decenni, da Lamento di Portnoy (1969) in avanti. Pastorale americana è sicuramente il suo capolavoro, un libro potente come un pugno nello stomaco, che mette di fronte alle fragilità umane, come ai limiti della cultura americana. Un libro che giganteggia solitario nel decennio di riferimento. Impossibile non citare un altro libro monstre, vera e propria bibbia per iniziati, il vero seguito dell’Ulisse di Joyce, parliamo ovviamente di Infinite jest (1996) di DFW. Menzione anche per Underworld (1997) di Don DeLillo e per la Trilogia della città di K. (1998), capolavoro di Ágota Kristóf.

Austerlitz (2001)

Austerlitz

Gli anni zero sono anni difficili da inquadrare criticamente. Tra i migliori romanzi stranieri, scegliamo come punto di riferimento questo gioiello letterario, Austerlitz di W.G. Sebald, apparso nell’anno della morte dell’autore. Un autore che è riuscito nella contaminazione tra scrittura e fotografia. La sua è una scrittura da passeggiatore solitario, tra romanzo e saggio, riscrive i luoghi che visita componendo una sinfonia che s’insinua tra varie epoche, confondendo presente e passato, memoria e desiderio. Una prosa lirica e precisa al tempo stesso. Un vero e proprio capolavoro. Dell’anno successivo, per inaugurare sontuosamente il millennio, citiamo anche e Le Correzioni di Jonathan Franzen. Menzione speciale infine per un capolavoro postumo, 2666 di Roberto Bolaño.

Stoner (2012)

Stoner

Pubblicato negli Stati Uniti nel 1965, è diventato un vero e proprio caso letterario italiano grazie al passaparola, dopo la riscoperta dell’autore, John Williams, da parte di Fazi Editore. Un po’ come è accaduto per il successo mediatico de La versione di Barney, pubblicato nel 2001 o per Suite francese, del 2005 della Némirowsky, sempre da Adelphi. Stoner ha l’andamento di un classico, per cui è difficile determinare con sicurezza cosa affascini il lettore. È un fascino che deriva in parte dalla scrittura e in parte dal carattere del personaggio, con cui il lettore instaura un rapporto empatico, per la sua remissività che vorremmo riscattare e vendicare.

Per altri titoli basta guardarsi attorno, ognuno avrà i suoi preferiti di questi ultimi anni. Il gioco finisce qui.