Il brutto del libri di Antonio Manzini su Rocco Schiavone è che finiscono troppo presto. Ho divorato in due notti “Vecchie conoscenze“, decima puntata della serie edita da Sellerio e dedicata al ruvido vicequestore romano.
Ricordiamo le precedenti, da leggere assolutamente in ordine cronologico: Pista nera (2013), La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), 7-7-2007 (2017), Pulvis et umbra (2017), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ah l’amore l’amore (2020).
“Vecchie conoscenze” ha una costruzione un po’ diversa dalle solite: la prima parte del romanzo è dedicata all’indagine sull’omicidio di una professoressa in pensione, esperta di Leonardo da Vinci. Nel palazzo in cui abitava la vittima, l’unico testimone è un 40enne cieco e ritardato, che comunque non farà mancare il suo contributo alla risoluzione del caso. Le schermaglie accademiche si intrecciano con amori e tradimenti, nel più classico degli schemi del giallo.
Ma sembra che Manzini abbia fretta di risolvere il caso – anche dal punto di vista letterario – per dedicarsi al racconto delle vicende più private di Schiavone: in particolare il rapporto con Sebastiano, uno degli amici storici (con Furio e Brizio) del vicequestore. Schiavone se lo ritrova in casa, fuggito dai domiciliari e perennemente sulle tracce di Enzo Baiocchi, per vendicarsi (visto che gli aveva ucciso la fidanzata Adele).
C’è un cambio di velocità e di tensione nel romanzo. Confesso che la prima parte mi aveva un po’ disturbato, con qualche consecutio temporum un po’ stridente, con questa fretta – riconfermo l’impressione – di trovare il colpevole dell’assassinio di Sofia Martinet, la professoressa, e arrivare al cuore di questo episodio.
Che è appunto centrato sulle vecchie conoscenze romane di Schiavone. Tornano a galla Mastrodomenico, il dirigente della Polizia che perseguita Schiavone; ed anche Caterina Rispoli… La scrittura torna fluida, appassionante ed avvincente.
Il climax è costruito con sapienza, fino al colpo di scena, che arriva a poche pagine dalla conclusione della vicenda. Una scoperta che lascia senza fiato e che mina sino alle fondamenta le fragili certezze su cui si poggia l’esistenza del vicequestore. Il finale aperto prefigura nuovi e inaspettati sviluppi della vicenda umana di Rocco.
In generale, si tratta di uno degli episodi più ricchi ed appassionanti della saga ideata da Manzini. La “corte” che ruota attorno a Schiavone viene definita con sempre maggiore dettaglio. Gli aspetti più sorprendenti riguardano Michele Deruta, ma lo scrittore romano aggiunge nuovi elementi al disegno di molti comprimari: dal giovane Gabriele, che si trasferisce a Milano, a D’Intino, fino al procuratore Maurizio Baldi. Meriterebbero un capitolo a parte i rapporti – difficili, come tutti quelli che instaura Schiavone – con la giornalista Sandra Buccellato e con l’agente Italo Pierron.
Nomi che per i lettori di Manzini sono ormai familiari, come le dinamiche che collegano Roma e Aosta. Schiavone è già un classico.
Autore: Antonio Manzini
Titolo: Vecchie conoscenze
Editore: Sellerio
Anno: 2021
Pagine: 416