NOSTALGIA
Quando
la notte è a svanire
poco prima di primavera
e di rado
qualcuno passaSu Parigi s’addensa
un oscuro colore
di piantoIn un canto
di ponte
contemplo
l’illimitato silenzio
di una ragazza
tenueLe nostre
malattie
si fondonoE come portati via
si rimane
È il 28 settembre 1916 e Giuseppe Ungaretti combatte sul Carso. Per dimenticare le sofferenze della guerra, ricorda la Parigi dei suoi anni giovanili: in una notte di fine febbraio, a Montparnasse, osserva una ragazza e ritrova nel suo malessere la propria condizione umana. Nonostante la comunanza di sentimenti il poeta non fa nulla, osserva la Senna e lo scorrere dell’acqua e dei pensieri.
La nostalgia è un sentimento antico, che attraversa i secoli e che accomuna Ulisse a Ungaretti. Nel V libro dell’Odissea l’eroe omerico piange, guarda il mare e pensa a Itaca e a Penelope. Le promesse di immortalità e l’amore di Calipso non saziano il suo desiderio di ritorno e la sofferenza della lontananza. Dopo sette anni trascorsi nell’Isola Ogigia Ulisse desidera tornare a casa.
Nonostante l’antichità del sentimento, l’etimologia del termine ha una storia curiosa. L’espressione deriva dall’unione della parola greca nostos “il ritorno” e algos “il dolore”. Nella letteratura greca Nostoi è il titolo di un insieme di poemi epici incentrati sul ritorno in patria degli eroi achei al termine della guerra di Troia.
La parola nostalgia non appartiene però all’inventario lessicale del greco antico; essa fu infatti coniata nel 1688 da Johannes Hofer, uno studente di medicina dell’università di Basilea. Nella tesi di laurea dal titolo “Dissertazione medica sulla nostalgia”, Johannes Hofer analizzava dal punto di vista medico lo sconcerto emotivo dei mercenari svizzeri al servizio di Luigi XIV. Costretti a stare lontani dalla propria patria, i soldati mercenari soffrivano di uno stato psicologico che diveniva un male esistenziale e che li conduceva, spesso, alla morte.
Il termine designava in origine una diagnosi specifica, propria dei soldati. Solo successivamente “nostalgia” ha abbracciato una sfera semantica più ampia, descrivendo un desiderio malinconico nutrito nei confronti del passato o di luoghi e persone lontane.
Il tedesco, rispetto all’italiano, presenta una curiosità, una parola che in Italiano non esiste. Oltre al termine nostalgia, che si dice Heimweh “nostalgia di casa”, il tedesco ha una parola specifica anche per il sentimento opposto: Fernweh, “la nostalgia della lontananza”, la voglia di viaggiare, il desiderio tutto umano di lasciare la vita quotidiana e di esplorare il mondo.
La nostalgia, nelle sue diverse accezioni, è un sentimento individuale. Come scrive Pavese, la nostalgia “serve a ricordarci che, per fortuna, siamo anche fragili”.
La fragilità umana e la sofferenza di Ulisse. Uno sguardo rivolto verso il mare, verso casa, e alle spalle la promessa dell’immortalità.
Immagine di copertina: Odisseo e Calipso di Arnold Böcklin (1882)