Il personaggio di Ulisse (Odisseo, secondo la denominazione greca) ha viaggiato attraverso i mari ora burrascosi ora pacati dei secoli, assumendo ogni volta volti nuovi in base ai viaggiatori che incontrava nel suo cammino.
Ulisse ha indossato maschere diverse, prestandosi alle mille interpretazioni successive. Il desiderio umano di plasmare il reale e il bisogno di trovare risposte nella reinterpretazione del passato è infatti un’operazione senza sosta.
Nell’Odissea di Omero, Ulisse è l’eroe scaltro e intelligente, che sa sfruttare gli strumenti della civiltà per sconfiggere i rivali.
Marito fedele e guerriero modello, dopo aver ideato la strategia vincente del cavallo di legno è costretto a perdersi più volte nelle correnti marine. Questa è la punizione inflittagli per aver causato la sconfitta dei troiani: il suo errare durerà dieci anni e il suo destino è in balia dei capricci divini. Solo dopo aver accecato Polifemo e aver sconfitto i Lestrigoni, solo dopo essere sfuggito a Scilla e Cariddi e dopo aver abbandonato le candide braccia della bella Calipso, solo dopo aver superato molti altri ostacoli Ulisse può tornare a Itaca. Il ricongiungimento con Penelope avverrà però solo dopo la sconfitta dei Proci e la liberazione dell’isola.
Ma Odisseo è anche l’eroe del viaggio e dell’avventura, uomo temerario e curioso.
L’Ulisse dantesco si è spinto oltre le colonne d’Ercole fino al monte del Purgatorio. L’eroe convince i compagni ad andare verso l’ignoto ricordando loro l’imperativo fondamentale della conoscenza:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
L’Ulisse di Dante è un personaggio nuovo: anima cristiana cui è negato il ritorno. Nella Divina Commedia, Ulisse è avvolto in una fiamma eterna insieme al compagno d’armi Diomede: la sua colpa è stata quella di disdegnare i limiti della natura umana, denunciando così la debolezza dell’ingegno umano quando privo del supporto divino.
Nell’Ulisse di James Joyce l’eroe mitico rivendica, nella sua lontananza, la difficoltà dell’uomo moderno di superare le tempeste quotidiane.
Joyce indaga le tribolazioni e i viaggi dell’uomo moderno nella Dublino del ‘900, rovesciando drammaticamente il carattere eroico del protagonista ed esplorandone la mancanza di ideali, amore e virtù. Il modello epico si svuota e diventa uno specchio deformante del contemporaneo. Venuta meno la spinta positiva del mito antico, quello dell’uomo moderno è un viaggio immobile dentro i labirinti dell’interiorità e gli spettri della città moderna.
Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli adulterini, ma sempre incontrando noi stessi.
In Dialoghi con Leucò l’Ulisse di Cesare Pavese è invece ritratto nella sua dimensione affettiva e riflessiva: l’eroe si toglie l’armatura e rivela i propri affetti. Sulla via del ritorno, Odisseo restò nove anni in compagnia della ninfa Calipso nell’Isola Ogigia e solo dopo aver maturato la consapevolezza della mortalità e dell’amore effimero e tutto ‘carnale’ per Penelope decise di ripartire. Accettando l’orizzonte dell’istante che passa, Ulisse trasforma la mortalità in immortalità.
Calipso: Che cosa è la vita eterna se non questo accettare l’istante che viene e l’istante che va? L’ebbrezza, il piacere, la morte non hanno altro scopo. Cos’è stato fin’ora il tuo errare inquieto?
Odisseo: Se lo sapessi avrei già smesso. Ma tu dimentichi qualcosa.
Calipso: Dimmi.
Odisseo: Quello che cerco l’ho nel cuore, come te.
In Itaca di Konstantinos Kavafis, il mito di Ulisse si presta infine alle domande esistenziali dell’uomo. Il poeta racconta l’esperienza del viaggio come meta reale del viaggiare: Itaca è il mare e gli ostacoli, è il godimento del percorso e il viaggio stesso. Come insegna anche Pavese, vivere intensamente ogni istante del presente è il vero segreto dell’errare di Ulisse.
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.