L’uomo e la matassa delle relazioni umane. Un groviglio dal quale risulta difficile districarsi, specie se i fili che ci incatenano non sono nient’altro che le nostre emozioni. Sofferenti voluttà che ci impediscono di vedere al di là del nostro naso, proprio là, dove si trova “l’altro”, dove giace la bella donna menzionata nel curioso titolo di questo libro edito da NN Editore.

Una premessa, questa, che descrive le dinamiche relazionali dei personaggi che Rosa Mogliasso ci introduce all’inizio del romanzo “Bella era bella, morta era morta” ambientato a Genova: una coppia di adolescenti anticonformisti, una raffinata, quanto manipolatrice, commessa di Hermès di umili origini, un pranoterapeuta omosessuale e un uomo con disturbi psicologici e manie ossessivo-compulsive.

Poi c’è lei: una donna bella e morta, che non parla, ma che insinua e accusa con quella scarpa rossa un tantino appariscente, con quel corpo rigido abbandonato sulla riva del fiume. É immobile. I nostri protagonisti le passano accanto, notano che è morta, la schivano. Polvere alla polvere.

Un retrogusto di egoismo che rimbalza come una molla per tutto il romanzo e che ci guida attraverso le dinamiche contorte dell’amore, quello gretto, ingenuo, disperato, avulso.

L’amore che si manifesta nelle quattro diverse storie descritte dall’autrice e che è destinato a prendere un corso inaspettato dopo l’incontro dei protagonisti con la donna del fiume. È un amore tipicamente umano, imperfetto. Per questo il romanzo scorre, incessante come acqua fresca. 

Tutti si ricordano della bella e morta signora dalle scarpe rosse soltanto quando le loro aspettative, già sull’orlo di un burrone, si lanciano nel vuoto con un tuffo ad angelo, per poi schiantarsi sulla sabbia arida della realtà. E allora, cullati dall’illusione orgasmica di non potercela fare da soli, la cercano, la cara signora, cercano un essere morto, che non si può ribellare, che non gli può sfuggire.

E se la signora da bella e morta diventasse bella, morta e “sparita”? Da chi dipenderebbe allora il nostro futuro?

Rosa Mogliasso ha scritto un romanzo che dipinge con astuzia una delle fratture della società di oggi: l’incapacità di rapportare noi stessi agli altri senza pretendere riconoscenza, devozione, affetto reciproco. Siamo tutti paurosi della morte e del decadimento delle emozioni.

Non la signora. Lei era bella, era bella e morta.

Breve nota sull’autrice: Rosa Mogliasso è laureata in storia e critica del cinema. Da qualche anno si dedica inoltre al teatro delle ombre e scrive romanzi. “L’assassino qualcosa lascia” (Salani) è entrato nella Selezione Premio Bancarella 2010.

Breve nota sulla casa editrice: NN editore non sbaglia mai un colpo. Quando voglio leggere un libro che mi appassioni, con questa casa editrice vado sul sicuro. “Bella era bella, morta era morta” in particolare, è un romanzo che consiglio a chi non cerca un libro che appartenga a un genere specifico. È uno di quei romanzi da leggere tutto d’un fiato e che aiuta a capire di più se stessi, analizzando le vite degli altri.

Autore: Rosa Mogliasso
Titolo: Bella era bella, morta era morta
Editore: NN Editore
Anno: 2015