C’è un’espressione molto famosa che si utilizza, quando si descrive una lunga esperienza all’estero: uscire dalla propria comfort zone.

Ed è quello che fa Sara, giovane insegnante di spagnolo che atterra a Londra per un tirocinio di un anno presso un centro linguistico.

Sara è la protagonista del romanzo “Borderless: straniera tra stranieri”, di Annarita Maria Pizzo (Argento Vivo edizioni).

L’autrice dimostra fin da subito di padroneggiare la narrazione, nel ricreare la sensazione di disarmo che si prova quando ci si scontra con una cultura diversa dalla nostra: dagli stereotipi sugli italiani di cui Sara è, a volte, vittima; ai tentativi di escluderla dalla conversazione che opera la coinquilina che parla in tedesco; all’insostenibile pioggia londinese.

Il lettore segue le peripezie di Sara in questo imprevedibile, elettrizzante e, a tratti, estenuante, percorso di crescita, che assume le sembianze di una montagna russa: non appena si raggiunge l’apice è già ora di tuffarsi in una discesa vertiginosa.

Ho apprezzato molto un passaggio dove Sara, che è anche voce narrante, parla delle etichette: quelle che nascono dalla visione che i nostri genitori hanno di noi e vengono poi estese alla società e alle nostre relazioni.

“Erano venuti meno tratti essenziali di coerenza nella mia personalità, a cui la mia famiglia poteva aggrapparsi per definirmi, ora le loro domande erano un modo per intrappolarmi in una nuova forma, selezionando le informazioni per confermare le loro idee.”.

Andare all’estero non è un modo, contrariamente a quello che molti pensano, per ricominciare da capo: è un’opportunità per coltivare il proprio talento, quello che c’è sempre stato, liberi da definizioni e aspettative altrui.

Sara, infatti, ritorna a pensare alla sua passione per l’arte e alla poesia, ai dipinti di Turner e ai versi di Baudelaire.

La scrittrice, inoltre, che è laureata in lingue, affronta il tema del silent learning, quel periodo di apprendimento della lingua, in cui il nostro cervello crea nuove sinapsi, le quali ci permetteranno, in futuro, di parlarla fluentemente.

Sara cerca di rispolverare il francese: questo la porta a trovarsi nella spiacevole situazione di compiere degli errori e di trovare, dall’altra parte, persone non sempre pazienti. La paura dello straniero di non integrarsi passa anche per l’apprendimento della lingua.

Ultimo cenno di merito ad Annarita Maria Pizzo è per aver creato una protagonista a più dimensioni: Sara tenta disperatamente di apparire perfetta all’esterno, ma nasconde tratti oscuri che, alla fine del romanzo non riesce del tutto ad affrontare.

Lo stile della narrazione è elaborato: l’autrice, a volte, utilizza termini aulici, e predilige una tipo di scrittura riflessiva, con pochi dialoghi. Il ritmo, quindi, è lento, ma lascia trasparire con chiarezza l’inquietudine che si agita nella mente di Sara.

I personaggi secondari sono molti, mi sarebbe piaciuto vedere le personalità e le vicende di alcuni più sviluppati, come quelle di Jasmine, la migliore amica francese di Sara.

Consiglio “Borderless: straniera tra stranieri” a un pubblico giovane, in procinto di trasferirsi all’estero. Ma anche a chi ha vissuto un’esperienza simile a quella di Sara, per vedere se si rispecchia in quello che lei racconta.

Autrice: Annarita Maria Pizzo
Titolo: Borderless: straniera tra stranieri
Editore: Argento Vivo edizioni
Anno: 2021