“Erano giovani, freschi di studi, e tutti e due ancora vergini in quella loro prima notte di nozze, nonchè figli di un tempo in cui affrontare a voce i problemi sessuali risultava semplicemente impossibile. Anche se facile non lo è mai”.

McEwan va dritto al punto, come solo lui è capace di fare, e in queste due frasi dell’incipit riassume l’intero romanzo, Chesil Beach, che gli è valso la candidatura al Booker Prize, nel 2007, e che in Italia è edito da Einaudi.

Florence è di Oxford ed è una violinista ambiziosa e di grande talento. Nata da madre insegnante di filosofia e intellettuale e padre dirigente, è cresciuta in un contesto dove il calore familiare è più un’apparenza da mantenere in pubblico, che una reale necessità. Negli anni del conservatorio, la sua personalità, finalmente, esplode e si impregna anche di quella ribellione che a casa viene costantemente soffocata: Florence diventa leader di un quartetto che ambisce a suonare al Wigmore Hall, rinomata sala da concerto a Londra.

“Era Florence la leader indiscussa del gruppo, e a lei spettava sempre l’ultima parola nelle numerose dispute musicali che si presentavano. In tutti gli altri ambiti della vita, in compenso, era di una goffaggine e di un’insicurezza da lasciare allibiti, un continuo inciampare, far cadere oggetti, andare a sbattere”.

Edward è coetaneo di Florence, ma viene da un contesto familiare e sociale più umile. Cresce senza il calore rassicurante di una madre, che vive con lui, il padre e le sorelle, ma è affetta da una malattia mentale, che la costringe a vivere segregata, rendendo partecipi i figli delle proprie stranezze.

I due si sposano nel 1962 e trascorrono la notte di nozze a Chesil Beach, in un grazioso albergo in stile georgiano. McEwan porta il lettore sulla spiaggia attraverso la descrizione poetica del luogo e della “brezza [che] trascinava con sé un incanto da porte e finestre socchiuse, un profumo salmastro di ossigeno e aria che sembrava in contraddizione con la tovaglia di lino inamidato…”.

In quell’atmosfera romantica, i due si preparano per la loro prima notte insieme. Entrambi sono molto innamorati, ma se Edward è impaziente di unirsi a lei, Florence temporeggia: vorrebbe confessargli che il sesso la disgusta, ma il senso di colpa le impedisce di parlare; Edward lo ha sempre sospettato ma, abituato a convivere in un contesto di irrealtà e finzione dall’infanzia, ha continuato a negarlo per evitare di affrontare il problema.

Descrivere le conseguenze del pudore e moralismo della middle-class inglese dei primi anni sessanta, attraverso lo sguardo di due giovani inesperti e sognatori, era sicuramente uno degli intenti di McEwan; considererei, però, il contesto storico-culturale soltanto una cornice. McEwan parte da una scena semplice e comune, come quella di marito e moglie in luna di miele, per dipingere vorticosamente quello che accade quando l’inconscio si impossessa della realtà, quando l’impulso squarcia il candore delle buone maniere e la rigidità di pensiero. E lo fa aiutando il lettore a comporre l’intero puzzle, fornendogli i pezzi che rappresentano il passato dei protagonisti, le loro paure, ambizioni, momenti più imbarazzanti e segreti.

Cinque capitoli, 135 pagine, 20 anni di vita, raccontati attraverso flashback che si alternano alle portate che i camerieri, macchiette invadenti che aggiungono alla tragedia un pizzico di comicità, servono ai due sposini.

Nei romanzi di Ian McEwan troviamo spesso accenni allo stream of consciousness dei modernisti Virginia Woolf e James Joyce: il tempo e lo spazio di quelle poche ore trascorse in suite si dilatano e Florence ed Edward si crogiolano nei ricordi del loro primo incontro, del giorno in cui Edward le chiese la mano, dei preparativi delle nozze.

Recentemente, è uscito nelle sale anche la trasposizione cinematografica di Chesil Beach, con Saoirse Ronan e Billy Howle e con un finale a sorpresa anche per chi ha già letto il romanzo.

Autore: Ian McEwan
Titolo: Chesil Beach
Traduzione: Susanna Basso
Pagine: 135
Editore: Einaudi Super ET
Anno: 2007