Chirù, di Michela Murgia (Einaudi, 2015), ricorda un capo di vestiario dalla stoffa pregiata, cucito su misura (chi leggerà il romanzo coglierà il riferimento). Dotato di una carica estetica che va fino in fondo, scoperchia tematiche fragili e potenti allo stesso tempo.

La trama coinvolgente, la prosa ricercata e la voce grintosa rapiscono il lettore pagina dopo pagina.

Eleonora è un’attrice teatrale affermata, più vicina ai quarant’anni che ai trenta. La sua forza sta nel non essersi piegata ai dogmi imposti dalla società in merito a matrimonio e figli. Ha aderito alla sua personale idea di felicità e, per questo, trasuda rispetto, eleganza e sicurezza in se stessa.

Chirù ha poco più di vent’anni, studia violino al conservatorio di Cagliari, è affamato di conoscenza e di vita. Convince Eleonora a fargli da mentore, dando il via a un rapporto complicato.

“Ciò che mi aveva spinto a prendere sul serio la richiesta del ragazzo aveva acceso in me una luminescenza emotiva che non provavo da molto tempo, ma era proprio l’evidenza di quell’elettricità d’animo ad alimentari i dubbi più forti. Al di là delle cose che ci eravamo detti, nessuna delle quali così particolare, sapevo bene di essermi dovuta difendere per tutta la sera dal desiderio insulso di fidarmi di lui. Questo, considerato che avevo finito per cedere, mi faceva dubitare della mia capacità di controllo sugli eventi che potevano seguirne”.

L’amore platonico tra mentore e protetto sta alla base del romanzo. Quell’amore decantato anche da Oscar Wilde, motore per l’arte e la creatività.

Per quanto la relazione tra Chirù ed Eleonora sia pura e nobile, quella che in psicologia viene chiamata idealizzazione si prenderà gioco di entrambi e creerà delle fratture insanabili.

Anche se il romanzo prende il nome dal protagonista maschile, la trama si focalizza soprattutto sul passato e il presente di Eleonora (incentivata anche dalla narrazione in prima persona). Dalle problematiche in famiglia, al maschilismo del primo datore di lavoro, alla relazione intensa con un collega.

Ci insegna che la piena consapevolezza di sé può arrivare anche alla soglia dei quarant’anni, quando da giudici di noi stessi ci trasformiamo in compassionevoli ascoltatori.

La protagonista femminile è l’esempio di come la felicità possa essere perseguita in modi diversi. Eleonora vanta delle amicizie appaganti e mature, un lavoro soddisfacente, una cultura e una dialettica invidiabili. Ma gli altri hanno sempre cercato di farla sentire una voce stonata, un manichino scialbo e imperfetto. A partire dalla figura violenta e ambigua del padre e quella remissiva della madre.

Sono troppo destabilizzanti gli appagamenti raggiunti fuori dalla norma, oltre i confini di quei patti taciti su cui si reggono molte relazioni che amiamo definire solide. Le varianti di struttura non sono gradite. Ogni volta che ho detto che ero felice così, ho sempre scorto negli occhi altrui il bisogno di non crederci. Al contrario, ogni volta che ho concesso la falsa conferma della mia incompiutezza li ho visti rassicurati di aver fatto bene a considerarsi per tutta la vita di metà di qualcun altro…”

La scrittura di Michela Murgia, così ricercata ma mai artefatta, costituisce già di per sé motivo di acquisto del romanzo.

La scelta di raccontare un legame di passione e meraviglia, con una tale delicatezza e franchezza, rende “Chirù” un titolo che non può mancare nella vostra libreria.

Autrice: Michela Murgia
Titolo: Chirù
Editore: Einaudi
Anno: 2015