Attorno alle rive dei grandi fiumi sono sempre state fondate le città più prestigiose: il Tamigi per Londra, la Senna per Parigi, il Danubio per Vienna e Budapest, il Tago per Lisbona. Anche Roma, la culla della civiltà occidentale, è nata e cresciuta attorno a un corso d’acqua, maestoso nel suo immobilismo, unico a non cambiare di fronte a secoli di storia, popoli e dominazioni.
E in mezzo il fiume è il cammino che la scrittrice Sandra Petrignani compie attraverso le vie di Roma, privilegiando un itinerario del tutto insolito, lontano dai luoghi gremiti da stranieri e scolaresche in gita; non dunque una guida turistica, ma un prezioso racconto sugli angoli più autentici della capitale, senza mai distaccarsi dall’elemento più antico che possiede la città: il Tevere, talmente presente nell’immaginario comune, da essere puntualmente ignorato da ogni diario di viaggio. Questo accade perché «I romani vanno su e giù per il lungotevere, ma non scendono quasi mai le ripide scale che portano agli argini».
Da sola o in compagnia di amici e intellettuali di spicco, per ciascuno dei luoghi visitati l’autrice non manca di raccontare una storia, sia essa leggenda o fatto di cronaca, che testimonia come ogni via di Roma abbia un segreto da svelare. Pochi sanno, ad esempio, che sul lungotevere Arnaldo da Brescia, il 7 novembre 1925, l’aviatore Francesco De Pinedo concluse a bordo del suo idrovolante un volo transoceanico di 55 mila chilometri; in questo stesso luogo, un anno prima, veniva sequestrato il deputato socialista Giacomo Matteotti, che aveva denunciato pubblicamente i metodi anti democratici del Fascismo. Un gigantesco fiore in bronzo dorato, realizzato senza compenso dallo sculture Iorio Vivarelli, dal 1974 domina le ampie scalinate e ricorda a tutti che si possono uccidere le persone, ma non le idee.
Decisamente più conosciuta è La parolaccia, il celebre locale a Trastevere dove i camerieri si rivolgono ai clienti col più greve gergo romanesco e condiscono le portate con stornelli e canzonacce popolari. Questa trattoria nacque quasi per caso sul finire degli anni Cinquanta: la nonna di Cencio, il fondatore, era solita allietare le serate in famiglia con canti folkloristici licenziosi, e non rinunciò alla tradizione neppure quando fu invitato a cena l’affascinante attore Massimo Serato. L’ospite si divertì a tal punto da tornare qualche giorno dopo coi suoi amici, e da allora nacque una trattoria divenuta celebre per l’atmosfera goliardica.
A proposito di personaggi famosi, presso il quartiere Testaccio c’è un luogo dove gli intellettuali di tutte le epoche riposano indisturbati: è il Cimitero acattolico degli Artisti e dei Poeti, che tra le quattromila lapidi custodisce quelle di Keats, Shelley, Gadda e Gramsci. Ampi spazi erbosi e cipressi centenari presagiscono un camposanto del tutto inconsueto, e la conferma giunge di fronte all’Angelo del Dolore, il bellissimo monumento funebre che lo scultore americano William Story eresse per la tomba di sua moglie Emelyn, diventato il simbolo di questo cimitero.
Tanti altri sono i luoghi e gli aneddoti presenti in questo libro, rigorosamente raccontati da chi porta Roma nel cuore: storie di fotografi, parrucchiere, fruttivendoli e persino clochard, che dopo lo scandalo di Mafia Capitale, restituiscono alla città un’immagine serena come il lento scorrere del suo fiume. Un libro adatto a tutte le età, ma che strizza l’occhio a un pubblico sensibile all’arte, che conoscendo già le immense opere artistiche di Roma, guarda con interesse agli angoli più nascosti, ma non per questo meno importanti, di questa città tutta da scoprire.