Il ritorno del Budda di Gazdanov (Voland) è prima di tutto un romanzo per giovani adulti. Tanto per essere precisi, è per coloro che hanno dai ventidue anni in su, età in cui ci si rende conto che il bisogno di ritrovare se stessi non scaturisce più da uno stereotipo attribuito a degli anni fragili e avventurosi, ma da uno stato di rassegnazione costruttiva, un punto di partenza per accettarsi per come si è.
Siamo a Parigi. Anni trenta. Il protagonista è uno studente poco più che ventenne, schiavo di una mente abile nel creare vie di fuga dalla realtà, sogni movimentati, dagli scenari violenti o erotici soggiogati dal potere dell’inconscio. Quando ci si sente diversi, ci si auto convince dell’impossibilità di creare legami sinceri con gli altri, quindi ci si isola e si fugge; accadde a Gajto Gazdanov, quando negli anni venti lasciò la Russia e si trasferì a Parigi, e accade anche al personaggio di questo romanzo.
In realtà nessuno al mondo, a parte Catherine, era a conoscenza della strana malattia mentale che mi affliggeva. Mi tormentava soprattutto la consapevolezza della mia diversità e della superiorità degli altri su di me.
A partire da questa consapevolezza, inizia un viaggio siddarthiano, che presenta come filo conduttore l’amicizia tra il protagonista e l’intellettuale e nobile d’animo Pavel Aleksandrovic:
… Ero seduto su una panchina e leggevo delle note sul viaggio di Karamzin. lui diede un’occhiata al libro e si mise a parlare russo, un russo molto puro e corretto in cui, però, dominavano espressioni arcaiche. In pochi minuti riuscì a darmi su di sé informazioni a mio giudizio non meno fantastiche del suo aspetto, dalle quali trapelarono l’ombra nebbiosa dell’edificio dell’Università di Pietroburgo, la facoltà di studi filologici dove un tempo aveva fatto gli studi e , da qualche accenno impreciso ed evasivo, un’immensa ricchezza, ma non era chiaro se l’avesse persa o la dovesse ricevere.
Pavel Aleksandrovic si astrae dal contesto avulso di falsità, corruzione, lascivia che caratterizza gli altri personaggi del romanzo, che fanno da contorno al sapiente equilibrio che negli anni Pavel Aleksandrovic è stato in grado di costruire – la povera Lidia, che accetta di diventare sua compagna solo per fini economici e Amar, l’amante di Lidia, rozzo, ignorante ed emotivo, capace di macchiarsi di qualsiasi peccato per portare a termine i suoi loschi affari.
Da una parte abbiamo un giovane indagatore di perché – perché ho queste allucinazioni, perché ho allontanato Catherine dalla mia vita, perché vengo attratto dalla lussuria di Lidia – e dall’altra un uomo granitico, fatto di etica e sostanza, che appare come una guida senza avere la presunzione di considerarsi tale, che non intende l’amicizia come un atteggiamento manipolatorio del dare soltanto per ricevere. Un uomo d’altri tempi, insomma, la reincarnazione di una divinità.
La pagine scorrono e il lettore viaggia insieme al giovane protagonista in quella Parigi misteriosa e brutale, a volte disorientato dai cambiamenti di scena, che si alternano tra finzione e realtà, a volte affascinato dalla saggezza delle parole di Gazdanov:
L’ossessione del nulla non mi avrebbe abbandonato del tutto, ma si sarebbe fatta un po’ da parte, avrei potuto ignorarla e percepire il mondo in modo diverso. E, passando la notte con una donna, avrei provato un sentimento di gratitudine per il povero corpo tra le mie braccia… In un certo senso ogni cosa o quasi avrebbe trovato una sua giustificazione e avrei sentito di essere vivo, circondato da semplice calore umano
Il ritorno del Budda è un romanzo che crea molti interrogativi sul potere che hanno i sentimenti di amore e amicizia nel plasmare le nostre azioni e la nostra identità; l’unico enigma che viene risolto è quello che riguarda l’omicidio di Pavel Aleksandrovic. Perché Il ritorno del Budda, oltre a essere un romanzo di narrativa, con sfumature di stampo filosofico, presenta anche le caratteristiche del giallo, in maniera del tutto anticonvenzionale.
Si respira un retrogusto di ironia e astio nei confronti delle autorità, un’eco dei problemi che affrontò lo stesso Gazdanov durante il regime sovietico. Ricordiamo che in Russia i suoi romanzi non vennero pubblicati fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Autore: Gajto Gazdanov
Titolo: Il ritorno del Budda
Titolo originale: Vozvrashchenie Buddy
Traduzione: Fernanda Lepre
Editore: Voland
Anno: 2015