Può risultare difficile pensare che non molto tempo fa il mondo che per noi oggi risulta visibile e accessibile fosse del tutto sconosciuto.

La perlustrazione del paesaggio terrestre e la divulgazione delle informazioni si deve a uomini che non si fermarono all’immaginazione, bensì diedero concretezza alle proprie idee e percorsero sentieri ignoti, alla ricerca di tutto ciò che ancora si celava tra predatori, foreste, oceani e deserti.

Walter Bonatti si inserisce tra questi quale vero e proprio filosofo dell’avventura e, nel libro “In terre lontane” (Ed. Baldini Castoldi Dalai), narra delle spedizioni che intraprese nei luoghi più inaccessibili del pianeta. L’entusiasmante resoconto è arricchito dal costante interrogarsi “sull’estremo bisogno che l’uomo ha di ritornare alla propria dimensione di essere umano, essendone uscito in qualche misura, e sulla necessità che tutti abbiamo di assumere un rispettoso, giusto atteggiamento di fronte alla grandezza e unicità della natura.”

Si rimane increduli e affascinati nell’apprendere il suo modo di rapportarsi con le belve feroci. Dopo aver condiviso lo spazio con lupi, orsi, tigri, leoni, il “re delle Alpi” giunge a comprendere la loro natura e spinge il lettore a vedere gli animali per quello che sono, smettendo di umanizzarli e quindi di giudicarli per il loro istinto.

Il mettersi intenzionalmente in situazioni estreme e pericolose, così diverse dalla vita quotidiana, deriva da un desiderio insopprimibile di scoperta, di toccare con mano ciò che la mente produce con l’immaginazione. Secondo Bonatti vi è infatti una propensione innata nell’uomo “ad andare oltre“, a spingersi fino al proprio limite pervedere, conoscere, misurarsi, provarsi e sapere“.

Nella  “ricerca di un punto d’incontro con il mondo selvaggio” l’esploratore non si limita a ricostruire in maniera approfondita paesaggi e tracciati, bensì entra nelle profondità dell’animo umano decifrando con surreale lucidità ogni pensiero, ogni emozione vissuta in quell’intenso peregrinare.

E’ esaltante giungere virtualmente presso il cratere del vulcano Nyiragongo ed assistere ad uno spettacolo di scintille che riporta agli attimi della creazione. O avventurarsi nella giungla alla ricerca delle sorgenti del Rio delle Amazzoni e del punto d’origine del Santo Angel, la cascata con maggior dislivello al mondo. Il volto viene trafitto dal vento in prossimità di Capo Horn e si viene travolti dalla corrente percorrendo in canoa le rapide del fiume Yukon.

L’adrenalina scorre in ogni pagina di questo libro e a tratti ci si potrebbe domandare perché cercare tanto rischio. Ma l’empatia sorge spontanea e, condividendo con il protagonista gli attimi di terrore, ma anche quelli di infinito stupore e di meraviglia, le riflessioni che nascono sono altre e si condensano tutte in una profonda gratitudine e ammirazione nei confronti di questo super uomo, che fece della propria vita un’avventura e sentì l’urgenza e il dovere morale di tramandare la propria esperienza affinché ogni lettore potesse dare forma ai propri sogni.