Cosa vuol dire diventare genitori? Esiste un modo giusto e universale di educare i figli? Sono tutte domande lecite che, forse, ognuno di noi direttamente o indirettamente ha rivolto a se stesso o a qualcuno vicino, amico, confidente.

Luciana Littizzetto nel suo libro Io mi fido di te – Storia dei miei figli nati dal cuore affronta queste tematiche in prima persona con amore, realismo e, naturalmente, umorismo.

L’autrice ci racconta dei suoi figli, nati non dalla pancia, ma da una scelta di vita, quella dell’affido familiare e del lungo percorso di crescita che coinvolge entrambe le parti.

Essere madri è un’esperienza universale e l’autrice esprime bene il concetto, intrecciando a ogni episodio sui suoi figli, Jordan e Vanessa, un excursus dedicato alle mamme-animali del pianeta e al loro modo di crescere, nutrire ed educare i propri cuccioli. 

“Le madri quokka non si dannano troppo l’anima a riprodursi, fanno un cucciolo alla volta e se lo tengono nel marsupio fino ai 6 mesi. Sono loro che si occupano interamente del pargolo. […]

La madre perfetta, quindi? Be’, no. Ha una particolarità non da poco, mamma quokka: quando si sente minacciata, quando vede profilarsi il pericolo, leva il figlio dal marsupio, lo lancia per aria e lo scaraventa a terra pronta a darlo in pasto al primo predatore pur di salvarsi. Uno strano modo di intendere la maternità…”

Spesso davanti a queste scoperte del mondo animale mi sono sentita confusa e anche colpevole, come davanti a un testo dell’Indice dei libri proibiti, perché l’immagine ideale di madre, umana e non, è quella di una creatura pronta a sacrificarsi per prima, sempre. Scoprire che nel regno animale le regole sono più brutali e rispettano, in alcuni casi, la parità di genere, è stato uno shock che definirei educativo per me. 

Le esperienze di vita quotidiana in cui compaiono i nostri tre protagonisti, la Littizzetto e i suoi figli, sono raccontate con naturalezza e spontaneità. Sono episodi che chiunque, da genitore o figlio, ha vissuto, ma che spesso fatichiamo ad accettare come parti inevitabili di vita reale.

L’incontro scuola famiglia, ad esempio, viene raffigurato nella sua più totale “crudeltà”, definito come “un’esperienza di premorte” dall’autrice. 

“Mai viste tante teste di prof scuotersi tutte insieme. Dei metronomi. Bastava che varcassi la soglia dell’aula professori e iniziava la danza del no non ci siamo. Quanti video per TikTok avrei potuto fare. […] Ma la parte peggiore era la coda condivisa con le altre madri a cui oggettivamente, conoscendo il soggetto, facevo una gran pena. In quei momenti provavo un sentimento molto simile alla vergogna. E quasi mi vergognavo di provarlo.”

C’è un sentimento che affiora in questo racconto e che, spesso, trascinati da una competizione genitoriale innata, dimentichiamo: la compassione. Luciana Littizzetto se ne fa portavoce, negli episodi più comici e in quelli più dolorosi, senza timore di sbagliare.

“Le riconosci subito le mamme sfigate, perché uscivano dal colloquio come da un esorcismo. Livide, spennate, con gli occhi gravidi di lacrime […] Mortificate. Non fa mai piacere sentirsi dire che tuo figlio è un cretino. Quello lo puoi pensare tu che lo conosci, ma che lo segnali un altro crea disagio. Urta. Un urto che ti scoperchia il cuore come gli uragani fanno con i tetti”.

La stessa compassione riesce a preservare per se stessa e i suoi due ragazzi nei momenti più duri, perché anche se non sono nati dalla pancia, sono pur sempre figli e hanno bisogno di essere capiti, ascoltati, insegnando loro che non verranno abbandonati di nuovo, che un’altra possibilità esiste. Allo stesso tempo l’autrice impara ad accettare una maternità diversa, ma non per questo meno forte e vera.

“I miei figli non mi hanno mai chiamata mamma. Pensavo che col tempo sarebbe successo, ma mi sbagliavo. Dicono che non possono chiamare mamma due persone. La mamma è quella là ed è un ricordo pieno di tormento. Questa parola, per te così bella, per noi è una ferita, noi l’abbiamo sprecata, è una parola morta”.

C’è un motivo su tutti che mi spinge a consigliarvi di leggere questo romanzo: l’umanità. Se avete voglia di sentirvi umani, imperfetti, sinceri, genitori e non, questo è il libro giusto per strapparvi lacrime e sorrisi. Un ultimo consiglio: condividetelo con una persona cara, con un’amica, il vostro compagno, i vostri figli o i vostri genitori perché può essere davvero un toccasana di vita reale.

Autore: Luciana Littizzetto
Titolo: Io mi fido di te. Storia dei miei figli nati dal cuore
Editore: Mondadori
Anno: 2021

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