Non è un caso che Carlo Rovelli abbia vinto la IX edizione del Premio Galileo per la divulgazione scientifica. Con “La realtà non è come ci appare” (2014, Raffaello Cortina Editore), il fisico teorico italiano, che lavora all’estero (ça va sans dire), ha portato le più recenti e straordinarie acquisizioni della fisica nelle nostre case. Semplicemente. Così. Come portarci il pane.

E qui la forza di attrazione la esercita il suo libro.

Pubblicato nella collana “Scienza e Idee” diretta da Giulio Giorello, altro filosofo e matematico che di come raccontare la scienza ne sa qualcosa. Perché anche questo è straordinario. Saperla raccontare. La scienza. Con soddisfazione di noi lettori. Il prezzo di copertina – 22 Euro – non paga il privilegio di leggere un Rovelli che racconta “la struttura elementare delle cose” come se fosse la cosa più facile del mondo.

Dall’immensamente piccolo delle particelle elementari alla grandiosità della cosmologia quantistica, dal padre dell’atomismo antico, Democrito, a quello della gravità quantistica, il fisico John Wheeler, dall’origine dell’Universo al futuro verso cui potremo un giorno viaggiare soffermandoci sull’orizzonte di un buco nero.

Rovelli spalanca finalmente le porte di una materia, la fisica, che – diaciamocelo – per i più non è altro che il ricordo di un incubo incessante ai tempi del liceo, restituendole tutto il fascino che merita.

“Prima di essere tecnica, la scienza è visionaria”.

È questo il bello di questo libro. Rovelli prende per mano il lettore e lo conduce in un viaggio alla scoperta delle intuizioni dei più grandi teorici della fisica. Geni umani, capaci di illuminazioni straordinarie, anch’essi soggetti agli abbagli, protagonisti di una favola bellissima. Alla ricerca della comprensione del mondo sulla traccia delle piccole briciole messe lì sulla strada dalla Natura e dalla ricerca.

Così sappiamo che Michael Faraday (vi ricordate la nozione di “campo elettromagnetico”?) era un povero londinese, impiegato in una legatoria di libri e senza istruzione formale.

“Non conosce la matematica, scrive un meraviglioso libro di fisica, praticamente senza alcuna equazione. Lui la fisica la vede con gli occhi della mente, e con gli occhi della mente crea mondi”.

Che Albert Einstein fosse un giovane ribelle è cosa nota ai più. Ma è rassicurante scoprire che dopo aver bighellonato per un po’ (“I genitori capiscono di rado che il bighellonare degli adolescenti è il tempo meglio impiegato in assoluto”), consegue la laurea in Fisica (ma continua a lavorare all’ufficio brevetti di Berna) e a soli venticinque anni completa e invia agli Annalen der Physik tre articoli da Premio Nobel, i pilastri su cui poggia la fisica moderna.

E poi Dirac, considerato il più grande fisico del XX secolo dopo Einstein, silenzioso, riservatissimo, incapace di esprimere emozioni e sentimenti, di riconoscere i volti delle persone conosciute, di tenere una normale conversazione o di comprendere semplici domande.

“Nelle sue mani la meccanica quantistica, da accozzaglia snaturata di intuizioni, mezzi calcoli, fumose discussioni metafisiche ed equazioni che funzionano bene e non si sa perché, si trasforma in un’architettura perfetta: aerea, semplice e bellissima”.

Eh. Le equazioni. Altro incubo dei tempi del liceo. Nei racconti di Rovelli diventano raffigurazioni seducenti, che più sono semplici e più sono belle (e a noi, che al liceo, ci hanno fatto credere proprio il contrario).

E non riesce a trattenersi dal mostrarcene almeno un paio. Non perché il lettore le debba capire, ma perché ne possa ammirare, come in una straordinaria opera d’arte, la sorprendente semplicità.

E dell’equazione con cui nel 1915 Einstein descrive “un mondo colorato e stupefacente dove esplodono universi, lo spazio sprofonda in buchi senza uscita, il tempo rallenta abbassandosi su un pianeta e le sconfinate distese di spazio interstellare si increspano come la superficie del mare…”, Rovelli dice:

“… un’equazione semplice, che non resisto a non copiare qui, anche se i miei venticinque lettori non potranno certo decifrarla… Vorrei però che ne cogliessero almeno la grande semplicità”.

Con “La realtà non è come ci appare”, Rovelli comunica tutto il fascino della ricerca scientifica. In più mette insieme i pezzi di un grande puzzle, le cui tessere sono state cesellate nel corso dei secoli dalla passione e dalla determinazione di uomini che alla ricerca scientifica hanno dedicato la vita.

Ripercorre le idee chiave della fisica fondamentale, racconta le grandi scoperte del Novecento, chiarisce le teorie su cui poggia la fisica di oggi: la relatività generale e la meccanica quantistica. Conduce il lettore “sul bordo” della comprensione attuale del mondo, la gravità quantistica, cercando di fare ordine tra le strade e le questioni ancora aperte.

E lo fa con grande umiltà.

“Simo sicuri di tutto questo? No”.

“L’acuta consapevolezza della nostra ignoranza è il cuore del sapere scientifico (…). La scienza nasce da questo atto di umiltà: non fidarci ciecamente delle proprie intuizioni. Non fidarsi di quello che dicono tutti. Non fidarsi della conoscenza accumulata dai nostri padri e dai nostri nonni. Non impariamo nulla, se pensiamo di sapere già l’essenziale, se pensiamo che l’essenziale sia già scritto in un libro o custodito dagli anziani della tribù”.

E Rovelli insegna che la ricerca scientifica è anche generosità. La generosità dei grandi padri che prestano le spalle ai più giovani per poter guardare ancora più in là. Il suo auspicio, “il mio sogno più bello”, è che tra i giovani lettori, qualcuno possa andare a navigare, illuminare, scoprire un mondo vasto ancora tutto da chiarire.

Sette brevi lezioni di fisicaIn tutta questa favola, una sola nota di rammarico. Una critica nemmeno poi così velata alla fuga dei cervelli che affligge il nostro Paese. Non sono pochi gli scienziati italiani che Rovelli cita con orgoglio, ricordando che sono dovuti andare all’estero per poter continuare la ricerca.

Emanuele Alesci in Polonia; Claudio Perini e Elena Magliaro, costretti ad abbandonare la ricerca teorica per l’impossibilità di accedere a un posto di ruolo nell’università italiana; Francesca Vidotto in Olanda; Eugenio Bianchi negli Stati Uniti… e chissà quanti altri con loro, in quanti altri campi del sapere.

PS. Di Rovelli, consiglio anche la lettura (prima e dopo “La realtà non è come ci appare”) di “Sette brevi lezioni di fisica” (Adelphi). Il volumetto di appena 85 pagine mette insieme alcuni degli articoli più belli scritti da Rovelli per Il Sole-24 Ore sulle grandi scoperte della fisica del Novecento e le questioni più aperte e spinose del dibattito in corso: le particelle elementari, la gravità quantistica, la natura del tempo e della mente. Un’altra finestra “sul bordo” del sapere attuale. Il libercolo è già diventato un best seller.

Autore: Carlo Rovelli
Titolo: La realtà non è come ci appare
Editore: Raffaello Cortina Editore
Anno: 2014