Da “La forma dell’acqua”, pubblicato nel 1994, sono passati 24 anni. Quasi un quarto di secolo – scandito da 40 libri, tra romanzi, racconti e raccolte – per consacrare il successo del commissario Montalbano.
Nato dalla fantasia dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, è sicuramente il caso letterario più rilevante degli ultimi decenni in Italia. Il commissario di Vigata (paese immaginario della Sicilia, anzi non più, visto che una delle città in cui viene girata l’altrettanto famosa serie televisiva, Porto Empedocle, ha ottenuto di poter cambiare il suo nome in Porto Empedocle – Vigata) è forse il poliziotto più famoso e conosciuto della letteratura poliziesca italiana.
Gli ingredienti di questo successo sono numerosi: le trame, mai banali, che spaziano dalla piccola cronaca di paese a grandi questioni di mafia, dalla droga all’immigrazione, dalla atavica gelosia siciliana alla pedofilia. Montalbano è un investigatore geniale, acuto e intuitivo. Ma rifugge (con una nonchalance che a volte sfiora la strafottenza) le gerarchie e le pressioni politiche. È circondato da una serie di collaboratori fedeli e fidati: dal suo vice, il “fimminaro” Augello allo scrupoloso Fazio, dal centralinista pasticcione Catarella al medico legale Pasquano. Montalbano sa farsi amare e al contempo rispettare. È un uomo che piace alle donne (e la lontananza fisica della storica fidanzata Livia, che vive in Liguria non aiuta!) e che stravede per la buona cucina (da consumarsi in religioso silenzio), ma anche un rapporto complicato con l’anziano padre… Un uomo descritto a tutto tondo, con i suoi pregi e i suoi difetti, molto realistico, capace di conquistare milioni di lettori.
Un cenno a parte merita la lingua usata da Camilleri per i suoi romanzi, che lui stesso definisce “vigatese”: sarebbe appunto la lingua di una città che non esiste. Si tratta di un siciliano letterario, una finta lingua del popolino infarcita di termini arcaici e barocchi. Non sono rari i neologismi, entrati ormai però nell’uso collettivo.
L’ambientazione rappresenta un altro degli elementi del successo dei romanzi: certi scorci siciliani pulsano di vita nelle pagine di Camilleri, riescono a trasmettere colori, ombre e profumi.
Non si può negare che una grande spinta ai libri sia venuta dalla serie televisiva prodotta e trasmessa dalla Rai a partire dal 1999: i luoghi scelti (dalla già citata Porto Empedocle a Punta Secca, da Scicli a Ragusa) sono ormai diventati mete turistiche per gli appassionati. E l’interpretazione di Luca Zingaretti – l’attore romano che veste i panni del commissario – è la ciliegina sulla torta, l’ingrediente in più.
Avremmo dovuto parlare de “La rete di protezione“, ultimo romanzo in ordine di tempo pubblicato dalla casa editrice palermitana Sellerio, del fatto che è il primo non scritto direttamente da Camilleri (ormai ultranovantenne e colpito da cecità) e dettato alla sua storica segretaria; del fatto che Montalbano, invecchiato anche lui, deve però confrontarsi con la modernità e la tecnologia (ad un certo punto gli scappa pure che un giovane “smanettava” col telefono, termine che con il vigatese non c’entra proprio niente); del fatto che Vigata viene invasa da una troupe cinematografica svedese, con tutte le esilaranti conseguenze che ne possono conseguire. E dell’indagine parallela che riporta a fatti lontani e apparentemente inspiegabili.
Ma questo pezzo è soprattutto un omaggio a Salvo Montalbano e al suo inventore, Andrea Camilleri: se potete, immergetevi in questo mondo.
Autore: Andrea Camilleri
Titolo: La rete di protezione
Editore: Sellerio
Anno: 2017