La storia dipinta dell’arte (Rizzoli 2016) è un libro illustrato a mano dall’artista Marcello Jori.

Come scrive Gianluigi Colin nel Corriere della sera, La storia dipinta dell’arte

«non è solo un libro, ma è qualcosa di più: un inedito, contemporaneo codice miniato, un sorprendente risultato della fusione di tutti gli alfabeti che le diverse arti offrono oggi a un autore».

Marcello Jori si presenta al pubblico come un “artista intero”, capace di riflettere sul significato profondo della propria opera. Come lo stesso autore spiega in un’intervista, nel confuso mondo odierno è viva la necessità dell’artista completo, sul modello rinascimentale, al contempo scultore, pittore, architetto e critico.

Ho sempre sognato di vedere la faccia del primo artista del mondo mentre inventava la prima opera d’arte, e in questa storia ce l’ho fatta… Volevo stare in una tomba con un faraone prima che lo profanassero, mentre viveva sereno l’altra vita in compagnia dei suoi tesori, e ce l’ho fatta…. Volevo sedermi accanto a Renoir quando, intervistato da un giornalista che gli chiedeva se la pittura nascesse dalla testa o dal cuore, rispondeva “Dai coglioni!”…. Volevo esserci quando Fontana ha capito che il taglio appena fatto era la ferita che portava nell’Aldilà dell’arte.

Con queste parole Jori spiega le ragioni della fatica che lo ha occupato per tre anni. «Un’opera titanica», come la definisce, ma un’opera che corrisponde alle ambizioni e ai progetti di chi l’ha realizzata, in cui disegno e parola si intrecciano e dialogano nei secoli con artisti diversi. Dalla formosa Venere di Willendorf alle perfette sculture greche, dal buio e religioso Medioevo alla prospettiva rinascimentale sino alla “piccola sensazione” di Cézanne, alla scomposizione di Picasso e all’elogio dell’arte come industria di Warhol.

Questa la genesi. Nato da una proposta di Giancarlo Politi, direttore di «Flash Art», il progetto è stato subito ben accolto da Jori. Inizialmente alla Storia sono dedicate sette pagine a numero nella rivista «Flash Art» e, con il successivo coinvolgimento di diversi sostenitori, sono stati poi pubblicati fascicoli di 16 pagine a numero. Fogli di carta, acquerelli e taccuini sono stati i compagni inseparabili di Jori per tre anni. Spesso Politi e la Rizzoli, che decise di raccogliere in un unico volume tutta la Storia, si sono lamentati per il ritardo nella consegna.

Un’opera complessa e faticosa, un «atto di presunzione», in cui l’acquerello rende sfumato e sognato tutto ciò che è rappresentato. L’artista preferito, e quello che lo ha fatto penare di più, è stato Michelangelo: difficile la resa della plasticità dei corpi, dell’espressività dei volti, del dolce panneggio delle vesti. Ma, come confessa Jori, «il solo modo di misurare la statura di un genio è ridipingere l’opera personalmente. Anche quando non è pittura».

Con La storia dipinta dell’arte Marcello Jori spiega i motivi di uno stile, descrive come cambia il concetto di bellezza e di immortalità attraverso i secoli, cerca una risposta al contemporaneo ed esplora il legame tra arte e critica d’arte, fondendole insieme. «Volevo fare una storia dell’arte come faccio un’opera, dimenticando tutto, provando, avanzando a tentoni, amando appassionatamente».

Marcello Jori
La storia dipinta dell’arte, Rizzoli, 2016