L’abusivo è il titolo del libro di Antonio Franchini, edito da Marsilio nel 2009. Il lettore attento e scrupoloso che solitamente, prima di un acquisto, studia la trama e gli accenni biografici dell’autore posti in sovraccoperta, si aspetterà di leggere un libro sul caso di Giancarlo Siani, un corrispondente del Mattino di Napoli assassinato dalla camorra davanti alla sua abitazione il 23 settembre 1985.

La verità è che il lettore attento e scrupoloso troverà in questo libro molto, ma molto di più.

Partiamo dall’autore, Antonio Franchini. La più grande rivelazione di questo scrittore è il modo in cui padroneggia la lingua italiana: le sue parole, che rendono la situazione descritta palpabile anche al lettore più estraneo alla Napoli degli anni ’80, scivolano di frase in frase con semplicità e audacia. Non c’è l’intenzione di stupire con parole ricercate e dotte, anche perché ogni quadro lascia poco spazio all’astratto e al metaforico. Ogni scorcio, sia familiare che lavorativo, della vita del protagonista e dello stesso Siani abbraccia la realtà dei ricordi e delle sensazioni con fare spasmodico.

Sembra proprio una fortuna, insomma, che Franchini abbia abbandonato la strada del giornalismo che aveva inizialmente intrapreso negli stessi anni in cui operava anche Siani. Una fortuna per noi, che possiamo ricavare da alcune sue frasi delle massime di vita, ma è stata una fortuna anche per lui, che non è passato dall’abusivismo all’uccisione fredda e calcolatrice per mano della camorra, come invece è toccato al suo collega.

Prima di soffermarci sul tema della morte, altamente significativo all’interno del libro, vorrei spiegare l’origine del termine “abusivo” nel giornalismo italiano degli anni ’80. Gli abusivi erano coloro che svolgevano il mestiere di giornalista con passione e dedizione, che ricoprivano il ruolo con coraggio, sfrontatezza e testardaggine, senza percepire neanche un centesimo, tutto per ricevere l’ambito tesserino.

Franchini narra di estati afose passate in una redazione deserta, della raccomandazione come via necessaria da percorrere per essere assunto, dei commissari di polizia che gli “abusivi” seguivano come cercatori di pepite d’oro nei casi che avevano il potenziale dello scoop. Non si riusciva a placare la loro ambizione e il loro entusiasmo mentre scavavano all’interno delle notizie e approfondivano le questioni spinose, in particolar modo quelle legate alla Napoli corrotta. Un atteggiamento che i giornalisti già in possesso di tesserino cercavano di non ostentare, per sfuggire alle minacce, al terrore e all’ansia che ormai abitavano la loro ombra.

All’innocente Giancarlo Siani, dell’onesto esibizionismo dei precari che cercavano di farsi un nome non importava. Franchini, così come i colleghi, gli amici e il fratello di Giancarlo, lo hanno descritto come un amante della verità, un corrispondente che collegava i fatti in maniera intelligente e poi trasformava le sue deduzioni in parola scritta, senza tralasciare informazioni importanti.

La sua professionalità, e non tanto la sua eroicità, lo ha portato alla morte. Aspetto che nel libro è onnipresente e sul quale l’autore riflette attraverso le istantanee del tempo che passa nella casa natale, dove la madre è diventata ancora più acida nei confronti della nonna, il Locusto, un’ultranovantenne avida di una vita che risucchia la linfa vitale della figlia e dello zio Rino, personaggio che si autodefinisce già morto per la monotonia delle sue giornate. Dall’assassinio di Siani, l’autore mette in discussione il concetto di morte, che non è solo quella fisica, ma anche quella intellettuale, che ha toccato come una maledizione molti pubblicisti e precari del Mattino, colpiti da quello che era successo al loro collega. È la morte giornalistica dell’autore stesso, che si è allontanato definitivamente dalla realtà di Napoli e ha iniziato a lavorare in una casa editrice a Milano. La morte che punge come una spina fastidiosa, però, è quella della verità, che per anni si è portata nella tomba il caso Siani, che dopo molti rinvii è stato finalmente risolto il 15 aprile del 1997.

Autore: Antonio Franchini
Titolo originale: L’abusivo
Casa editrice: Marsilio
Anno: 2009