L’affare Vivaldi (Sellerio), il romanzo d’esordio di Francesco Maria Sardelli – uno dei più noti studiosi della vita e delle opere del compositore veneziano – consente di rivivere le tappe fondamentali che hanno portato alla notorietà moltissime composizioni che sarebbero altrimenti finite nell’oblio per noncuranza dei nostri avi.

Lo stesso Sardelli, nelle conclusive “Note sulle fonti”, ci comunica che la storia della riscoperta dei manoscritti di Vivaldi è davvero andata così, e che solo in pochi casi ha dovuto inventare personaggi o situazioni allo scopo di riempire qualche vuoto lasciato dai documenti.

La narrazione inizia a Venezia, nella giornata del 27 maggio 1740, a casa del reverendo Don Antonio Vivaldi. Le due sorelle del compositore ricevono una visita del messo del tribunale, il quale ha l’incarico di riscuotere del denaro per conto di un creditore. Scopriamo così che, dopo aver avuto un buon successo, negli ultimi anni di vita, Vivaldi si era assai indebitato, e aveva anche tentato di trovare maggiore appoggio recandosi a Vienna dai reali. Il fratello Francesco decide di salvare dai creditori un numero imprecisato di manoscritti, portandoli altrove.

Nel corso dei capitoli veniamo a sapere che questi manoscritti, di musica inedita raccolta in centinaia di partiture autografe, passarono di mano in mano fra bibliofili e lasciti ereditari, scomparendo per quasi due secoli.

In un andirivieni temporale continuo, arriviamo alla conclusione del romanzo, in pieno periodo Fascista, nel 1938 (c’è anche una breve comparsa del Duce in persona). Un percorso di circa 200 anni, in cui hanno particolare importanza le figure di due studiosi appassionati, Gentili e Torri, musicologo dell’Università di Torino il primo e direttore della Biblioteca Nazionale della città il secondo. Grazie a loro, molte delle opere inedite vennero salvate.

Un testo ben scritto, che va collocato nel filone del romanzo storico. Sapiente l’uso del linguaggio nei capitoli ambientati a Venezia nel XVIII secolo. Interessanti le vicende narrate in questo “affare Vivaldi”, più discutibile la scelta di non seguire un filo temporale, saltando avanti e indietro nel corso del Tempo. Se non si ha modo di farne una lettura assidua ci si perde, anche perché sono davvero molti i personaggi. Ma in fondo seguire un flusso temporale canonico avrebbe reso questo romanzo più banale, che invece l’autore avrà voluto forse “barocco”, come la musica del Vivaldi.

Curiosità: da piccolo ero particolarmente affezionato all’opera “Le quattro stagioni”. Si possedeva in famiglia qualche vinile, e uno di questi era appunto quello che conteneva le bellissime musiche dell’opera di Vivaldi citata. L’incipit così allegro e vivace (avrò detto bene?) della Primavera mi è rimasto talmente impresso da diventare per me sinonimo di musica classica, metro di paragone per tutti gli altri compositori. E chissà se mi ha influenzato nell’elaborazione inconscia dei miei gusti musicali in ambito rock, vallo a sapere…

Autore: Francesco Maria Sardelli
Titolo: L’affare Vivaldi
Editore: Sellerio
Anno: 2015