L’amico ritrovato di Fred Uhlman è quel libro che molti annoverano nella lista dei “libri preferiti” o dei “libri da leggere”, per il modo delicato, ingenuo e senza filtri che l’autore ha di narrare la nascita e la fine di un’amicizia particolare, nata poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Siamo nella Germania del 1933 e due sedicenni, Hans e Konradin, frequentano la stessa scuola: il primo è figlio di un medico ebreo, taciturno in classe, a casa e con gli amici; uno di quei ragazzi che sanno di valere e che sono troppo orgogliosi e timidi per mostrarlo agli altri. Il secondo è figlio di una famiglia aristocratica, gli Hohenfels, che intrattengono rapporti con la cerchia di Hitler.


Come avrebbe potuto, dall’alto della sua gloria, capire la mia timidezza, il mio orgoglio, la mia suscettibilità e il mio timore di venire ferito? Cosa poteva mai avere Konradin von Hohenfels in comune con me, Hans Schwarz, privo com’ero di sicurezza e di qualsiasi dote mondana?

Seppur appartenenti a famiglie di rango diverso, entrambi i protagonisti sono figli di genitori orgogliosi di aver servito la propria patria e di essere cittadini della Germania; questo è un aspetto che Uhlman rimarca diverse volte nei dialoghi che vedono come protagonista il papà di Hans, un ebreo che si sentiva tedesco a tutti gli effetti.

Al nazismo viene però attribuito un ruolo marginale: l’amicizia pura che nasce tra due adolescenti non ancora marchiati dagli eventi storici e politici intrattiene il lettore adulto, stupisce il lettore bambino. Perché questo è un libro che, per il linguaggio scorrevole e per i temi trattati, consiglio ai lettori di tutte le età.

L’adolescenza è un periodo nel quale l’identità di una persona cambia continuamente a seconda degli stimoli esterni; un periodo di confusione, che Hans vive come una ricerca dei propri valori, di cosa è giusto e cosa è sbagliato.

Nella mia classe non c’era nessuno che potesse rispondere all’idea romantica che avevo dell’amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia, di lealtà e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato la vita. I miei compagni mi sembravano tutti, chi più chi meno, piuttosto goffi, degli svevi sani, insignificanti, privi di immaginazione.

Finché non si presenta Konradin, uno studente modello e umile verso gli altri e se stesso. Una personalità diversa, che si distingue da quella che Hans definisce “folla opaca”. Quanti di noi, durante l’adolescenza, sono andati alla ricerca dell’amico o dell’amica che rispecchiasse i nostri stessi gusti, idee, che fosse in grado di capirci?

Come attirare la sua attenzione, come fargli capire che io ero diverso da quella folla opaca, come convincerlo che io e solo io avrei dovuto diventare suo amico, erano tutti quesiti di cui non conoscevo la risposta. L’unica cosa che avvertivo istintivamente era che avrei dovuto trovare il modo di farmi notare

Lascio il finale ai curiosi che vorranno imbattersi nella lettura di questo libricino di sole 91 pagine; lo consiglio in particolar modo agli adolescenti che non amano molto leggere, grazie a Uhlman si innamoreranno della letteratura.

Lo consiglio, inoltre, anche agli adulti che finora sentono di aver vissuto un’esistenza priva di valori, guidati da opinioni non proprie, lasciandosi modellare dalle idee della massa. L’epilogo di questo libro insegna che sopravvive colui che difende le proprie idee fino alla fine.

Commento sull’autore: anche Uhlman, come il protagonista Hans, apparteneva a una ricca famiglia ebrea. Nel 1933 si trasferì a Parigi per sfuggire alle persecuzioni naziste, dove anziché esercitare il mestiere di avvocato, si mantenne dipingendo e commerciando pesci tropicali. Scrisse “L’amico ritrovato” nel 1971 e divenne subito un successo mondiale tradotto in diciannove lingue. Nel 1989, il regista Jerry Schatzberg ne ha tratto un film.

Autore: Fred Uhlman
Titolo: L’amico ritrovato
Titolo originale: Reunion
Traduzione: Mariagiulia Castagnone
Editore: Feltrinelli
Anno: 2009