L’arte di essere fragili” è il titolo del quarto libro di Alessandro D’Avenia edito da Mondadori nel 2016.

La prima pagina del romanzo ritrae l’immagine di un giovane che tutti impariamo a conoscere e a snobbare sui banchi di scuola: Giacomo Leopardi. 

Un qualsiasi lettore davanti al ritratto del poeta di Recanati potrebbe immaginare di imbattersi subito in una delle sue poesie o dei suoi testi. 

Le primissime parole di D’Avenia, invece, si concentrano su dati tristi, ma reali:

Sorprende la percentuale di ragazzi di quindici anni che in Occidente ha già tentato una volta il suicidio.

Da questo spunto, lo scrittore dà voce a una serie di riflessioni:

Perché le nuove generazioni rifiutano la vita? Dove sono finite le passioni felici, profonde, durevoli? Si può imparare a vivere con gioia?

Nelle sue duecentootto pagine D’Avenia guida il lettore alla ricerca di risposte e le racconta, partendo dall’uomo che gli ha svelato il segreto della felicità: Giacomo Leopardi.

Qualsiasi lettore poco amante della poesia e della letteratura potrebbe storcere il naso davanti a questa affermazione. Leopardi fa rima, per tradizione, con gobba e pessimismo. D’Avenia, però, con la sua scrittura semplice e rispettosa è in grado di abbattere il pregiudizio e costruire un’immagine nuova e vera del poeta marchigiano. E della sua poesia.

Tre sono le tappe della vita che dividono il testo in tre parti: l’adolescenza, la maturità e la riparazione o arte di essere fragili

Nella pagine dedicate all’adolescenza, l’età più dura e cruda da sempre, lo scrittore ci porta a conoscere gli alunni delle sue classi, i loro racconti, le distrazioni che li fanno sentire bene e a contatto con il mondo.

Uno di loro mi ha parlato dello sci alpinismo e del contatto con il silenzio della montagna, un altro della sua passione per i componenti elettronici e dei circuiti che sta costruendo per la gestione intelligente della casa […] mentre un’altra ancora aveva cominciato a fare volontariato sulle ambulanze per il primo soccorso

Desideri, passioni, dolori ci formano e ci guidano a diventare ciò che siamo e sono al centro delle pagine dello Zibaldone e dei Pensieri di Leopardi, i due scritti che raccolgono pensieri, opinioni, riflessioni di un Leopardi sospeso tra l’adolescenza e la maturità.

D’Avenia inserisce le citazioni di Leopardi per guidare il lettore a riflettere e farci notare quanto le sue parole siano già la dimostrazione di una crescita matura e consapevole.

Nessuno diventa uomo innanzi di aver fatto una grande esperienza di sé, la quale rivelando lui a lui medesimo e determinando l’opinione sua intorno a se stesso, determina in qualche modo la fortuna e lo stato suo nella vita” (Pensieri, LXXXII)

Dentro alle pagine dei libri, fra le rime dei suoi versi, possiamo trovare le risposte alle nostre domande se ci sforziamo di cercarle.

Un lavoro che, forse, in tutti questi anni, per Leopardi non è stato fatto.

Sarebbe bastato raccontare altri episodi della sua vita per trasformarlo in un adolescente qualunque: per esempio che da bambino amava scappare in soffitta e giocare con le ombre e le luci che penetravano da una tenda, che amava interpretare personaggi eroici giocando con i fratelli, che amava il pane di Madama Girolama e i gelati di Vito Pinto, che ha scritto un sonetto dedicato alla cuoca di casa perché lui, il poeta triste, era innamorato delle sue lasagne.

Bastano poche righe come queste per dare piena fiducia a D’Avenia e al suo amore leopardiano. 

Uno dei passi più belli del testo, a mio parere, si incontra nelle pagine dedicate alla sezione l‘arte di essere fragili. Il poeta di Recanati ci appare più maturo, quasi l’emblema della sua ginestra che accetta la vita per come è, anche ai piedi del Vesuvio, e resta fedele a se stessa mostrando il suo profumo, i suoi colori. 

Così Leopardi sul finire degli anni scrive al padre, alla madre e quello che ci mostra è il più grande esempio di umanità e amore, la capacità di mostrarsi fragile così come un qualsiasi figlio.

Lascio a voi lettori la possibilità di leggere il passo e farne tesoro.

Consiglio questo libro ai giovani che si chiedono se stanno andando nella giusta direzione o se esista una direzione giusta. A chi ama la poesia di Leopardi e ne sente nostalgia. A chi vuole sentirsi ascoltato senza il bisogno di parlare.

Buona lettura a tutti!

Autrice: Alessandro D’Avenia
Titolo: L’arte di essere fragili
Editore: Mondadori
Anno: 2016

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