C’è tutto il mondo e l’immaginario di Kusturica in questi sei racconti.

Quel mondo che abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi film. C’è molto infatti del lungometraggio Papà… è in viaggio d’affari in questo libro, dove la figura del padre è predominante. Ma anche scene che rimandano direttamente ai suoi due capolavori: Gatto nero, gatto bianco e Underground.

Scene come quella, memorabile, in cui un’artista sovrappeso, pettinata con la banana alla Elvis, estrae con il deretano, sempre continuando a cantare e lanciandosi in un acuto, un chiodo piantato in un asse di legno:

Il pubblico si azzittì, sul volto di lei si vide una piccola smorfia, ma subito dopo anche un sorriso vittorioso. La donna grassa girò il sedere verso di noi: tutti vedemmo come, fra la semisfera destra e quella sinistra, fosse piantato il grande chiodo, mentre lei con quel sorriso esultante esprimeva una nuova vittoria, l’atto trionfale del suo sedere.

Dall’ultimo racconto, che dà il titolo alla raccolta, Kusturica ha inoltre tratto il suo ultimo film. Lungo la Via Lattea sarà infatti un lungometraggio che il regista ha già girato e che sarà presto nei cinema.

Si tratta di una storia d’amore ambientata nell’ex Jugoslavia dilaniata dalla guerra degli anni ’90, precisamente a Krajina, la regione della Croazia popolata da serbi e teatro di un sanguinoso conflitto armato fra il 1991 e il 1995, costato la vita a oltre ventimila persone. Protagonisti Monica Bellucci e lo stesso Kusturica, nei panni di Kosta.

Nel primo racconto di questa raccolta si parla sempre d’amore, anzi di primo amore. L’amore che cambia la vita per sempre e che con il passare degli anni rimane dentro ai polmoni, come una spora assassina, pronta a rivelare l’intossicazione anche a decenni di distanza. Amore con a A maiuscola.

Questo è l’Amore introverso tra Zeko e la piccola campionessa di scacchi Milijana. Zeko ha la tendenza a fuggire dalla realtà, una realtà nella quale è ignorato dal padre, per cui si rifugia in cantina dove si immerge in una vasca con maschera e boccaglio a confidarsi con il grande pesce. Sarà proprio Milijana a salvarlo dalla crudeltà della vita e a indirizzare il suo futuro.

Negli altri quattro racconti della raccolta seguiamo invece le vicende autobiografiche di una strampalata famiglia: il padre Braco Kalem, figura sempre in primo piano, la madre Azra Kalem, che difende con le sue attenzioni il figlio Aleksa, che è lo stesso Kusturica che narra le vicende della famiglia in prima persona.

A Braco piaceva quando Azra si esprimeva sul mondo in modo originale. Soprattutto perché in tali occasioni, tra un boccone e l’altro, anche lui poteva dire la sua. Cosa non facile. Quando parli e mangi, a che cosa dare il diritto di precedenza? Al boccone o alla parola? Di solito la parola ha la precedenza, ma il pensiero può perdere il filo, e succede che la fame inghiotta la parola! Anche se si sostiene che l’uomo pensa meglio quando ha fame, questo per mio padre non valeva. Lui era raramente affamato, e tuttavia si esprimeva con chiarezza. Aveva una lunga esperienza nel parlare tra un boccone e l’altro.

Una famiglia che vive delle tensioni tra Braco, che non vuole rivelare alla moglie quanto guadagna per poter andare tranquillamente a fare “troli-troli”, ovvero sbronzarsi come se non ci fosse un domani e Azra, sognatrice, che vuole andare a vivere in Siberia perché: «quando muori là dove profumano i pini, sotto i piedi ti frusciano gli aghi e le pigne».

E in mezzo ai due sopravvive un giovane Kusturica, diviso tra l’amore incondizionato per la madre e il conflitto irrisolto con il padre. Mille traversie che vengono narrate in prima persona confondendo le vicende e le azioni con i sogni e le sensazioni, in una stravagante forma di sinestesia letteraria:

Lancio ciottoli in alto verso il cielo e attendo l’istante in cui, da quell’altezza, il sasso farà un tondo nell’acqua. Quello mi pare l’istante della verità. Quando l’uomo esprime una verità importante, questa fa splash. La lotta tra Azra e Braco su dove si debba vivere e, come dice Azra, anche dove si debba morire, non fa quel tonfo. Quei due tonfi si devono unire in un solo splash-splash. Affinché ci sia un unico splash. E si annullino le differenze.

Sei racconti da leggere per constatare e godere del fatto che Kusturica sia riuscito a trasporre anche sulla carta la magia del suo immaginifico e stravagante mondo di celluloide. Fatto di azioni e di sentimenti. Per cui per una volta non diremo «spegnete le luci e che il sogno abbia inizio», ma con la luce accesa e il libro in mano l’avventura continua e ci si inoltra nella notte.

Emir Kusturica
Lungo la via Lattea
Titolo originale: Sto Jada
Traduzione di Alice Parmeggiani
Feltrinelli, 2016