Le Olimpiadi stanno per iniziare: mi sembra doveroso proporre un libro sull’argomento. Essendo imminenti i Giochi Olimpici ospitati a Rio de Janeiro, va trovata un’opera che unisca i due protagonisti: lo Sport, con la s maiuscola è chiaro, e il Brasile. Quale scelta migliore allora di “Maracanã, adeus” di Edilberto Coutinho (uscito in Italia alcuni anni fa per AIEP Editore)? Un libro pubblicato nel 1980 che ha permesso all’autore di guadagnarsi il premio “Casa de las Américas“, molto importante nel continente sudamericano, tanto che alcuni lo definiscono il Nobel latino-americano.

In questo libro Coutinho ha raccolto undici storie che hanno a che fare con il calcio; undici come il numero dei giocatori di una squadra. Storie che hanno vari registri narrativi, e non manca la creatività anche a livello di grafica, con un racconto che viene scritto in paragrafi brevi, dividendo la pagina in due fasce e pallini bianchi e neri a raccordarli.

E allora, se il calcio l’hanno inventato gli inglesi, è anche vero che ha trovato la Patria elettiva nel Brasile, terra dove non solo sono nati alcuni tra i più grandi calciatori della storia, ma anche dove il popolo vive con estrema partecipazione le partite; arrivando anche a suicidarsi persino, come è accaduto a seguito della finale dei Mondiali persa contro l’Uruguay il 16 luglio 1950: una data storica, quella della morte dell’illusione.

Non è solo calcio il tema dell’opera, anzi. Spesso è un pretesto per raccontare, con i toni spesso accesi e densi di vita di cui i latino-americani sono maestri, la vita che a quel tempo permeava il Paese, sottomesso alla dittatura militare dal 1964 al 1985. Troviamo quindi coppie che si insultano a causa dell’eccessiva attenzione per il calcio di lui; la donna del militare che nel 1978 è attratta dal campione argentino (ahi! gli acerrimi nemici!) Kempes, tanto da rotolarsi nel proprio letto in evidente eccitazione sessuale sognando i piedi del campione. Oppure conosciamo Anselmo, bomber che ha abbandonato da poco l’agonismo e si reca in un desolato Maracanã, lo stadio di Rio de Janeiro monumento del calcio mondiale, a dare il proprio addio, forse al mondo stesso.

Passione, saudade, cachaça: questi sono alcuni degli elementi che ritroviamo in questo libro dal tipico sapore latino-americano. E a chi piacerà questo libro di racconti consiglio anche di leggere quelli del giornalista argentino Osvaldo Soriano, amante dell’Italia e maestro del calcio in letteratura, tanto che la stessa nazionale italiana degli scrittori prende appunto il suo nome, Osvaldo Soriano Football Club. Ecco, per concludere, un passaggio del libro che lo lega all’appuntamento sportivo dell’anno. Buone Olimpiadi a tutti!

Agonia, si sa, è parola di origine greca. La radice, agon, designava il luogo in cui gli atleti di un tempo si preparavano ai combattimenti nell’arena. Il termine si volgarizzò fino ad assumere il significato attuale, a causa della tensione nervosa, correlata con l’ansia della vittoria, che opprimeva i contendenti nell’imminenza del confronto.
Sappiamo tutti quanto di bello, di nobile ed elegante ci sia nelle competizioni sportive, fin dalle loro origini, le Olimpiadi.

Titolo originale: Maracanã, adeus
Autore: Edilberto Coutinho
Traduzione: V. Barca
Casa editrice: AIEP Editore
Anno: 1994