La terza pubblicazione di Alberto Davanzo, che ho letto in e-book nell’edizione Ilmiolibro, narra la storia di Alvise e Marçela. Una storia d’amore e di riscatto sociale, in quanto il primo è un manager cinquantenne che ha ottenuto ben poco dalla moglie (traditrice e imborghesita nell’anima), dal figlio (che assomiglia molto ai quei bamboccioni di ministerial memoria) e dall’azienda per cui sta lavorando, mente la seconda è una donna rumena, madre di una giovane ragazza, che a causa di varie difficoltà si è ritrovata a dover fare la prostituta, incappata quasi subito nelle grinfie di un cattivo magnaccia suo connazionale.

Alvise è ormai deciso a lasciare tutto, essendosi innamorato di questa donna così diversa dalle altre prostitute che occasionalmente frequenta.
Vuole portare la donna e la figlia di lei a Costanza, al sicuro, in un posto dove il malvagio aguzzino non può trovarli. Scopriamo così che nella vita di Alvise ci sono tanti aspetti bui della nostra società. Rapporti di matrimonio che all’apparenza possono sembrare sereni se non felici, nascondono invece realtà fatte di tradimenti e disprezzo reciproco; rapporti di amicizia che non si basano su reali valori ma su opportunismo e poco altro; mancanza di riconoscenza e lealtà nel mondo del lavoro.

Ambientato a Torino e nella provincia piemontese, ma anche nella laguna veneta, in questo romanzo ci sono personaggi e vicende che trovano ispirazione nell’attualità e recente storia della nostra Repubblica. Non è difficile ad esempio riconoscere il partito a cui è ispirato quello che in queste righe viene citato come forza gnocca.

Lo scrittore sceglie di narrare le vicende in prima persona, con Alvise. E così veniamo a conoscenza non solo delle sue azioni, ma anche dei suoi pensieri. In questi c’è alle volte della rabbia piuttosto evidente, che si manifesta anche con espressioni colorite di razzismo e intolleranza in alcune occasioni. Un personaggio piuttosto realistico, che per sfuggire alla sua condizione esistenziale che lo delude profondamente si erge a “eroe di periferia” in una Torino dove il male (piccolo o grande che sia) sembra superare il bene.

Scritto nel complesso bene, c’è in qualche passaggio qualche stonatura, dettata o da qualche errore di ortografia o da un ricercato linguaggio poetico che non si addice però al romanzo. Di certo, questo Marçela sotto un’acerba luna si rivela una lettura interessante che ci aiuta a comprendere meglio la società odierna.

Autore: Alberto Davanzo
Titolo: Marçela sotto un’acerba luna
Editore: Ilmiolibro
Anno: 2015