Per ultimo il cuore, pubblicato in Italia da Ponte alle Grazie nel 2016, è un altro imperdibile romanzo distopico di Margat Atwood, che ricorda soltanto in parte la sua opera più famosa: Il racconto dell’Ancella. Lo schema narrativo è sempre il medesimo: a seguito di una forte crisi economica, i più ricchi del paese costruiscono un nuovo modello governativo che, solo in apparenza, riporta benessere e speranza tra la gente comune.

L’autrice dà vita a un intreccio originale e ingarbugliato, che coinvolge Stan e Charmaine, una coppia affiatata e appartenente alla middle class. Hanno entrambi una carriera lavorativa consolidata, che ha permesso di coronare il sogno di aprire un mutuo e comprare casa in un quartiere residenziale. Stanno pensando di metter su famiglia, quando una forte crisi economica spazza via anni di sacrifici come un potente uragano.

Il mondo dispotico della Atwood entra in scena, quando Stan e Charmaine decidono di aderire al progetto Consilience. Una città dove il caos della criminalità viene annullato dalla buona condotta dei cittadini che, a mesi alterni, servono la comunità all’interno di una confortevole prigione.

“Ed spalanca le braccia come un predicatore televisivo; alza la voce. Poi agli ideatori di Positron, dice, è venuto in mente – ed è stata un’idea geniale – che se i detenuti fossero stati ridistribuiti e gestiti con razionalità avrebbero potuto diventare unità economiche redditizie. […].

E se tutti gli abitanti fossero stati guardie o prigionieri, il risultato sarebbe stato l’azzeramento della disoccupazione”.

Atwood approfondisce il tema dell’identità umana e quanto le possibilità economiche e la società esterna formino l’individuo e le sue scelte.

Charmaine è una donna onesta, pudica e ordinaria. Stan è istintivo, orgoglioso e protettivo. Sono una coppia che risponde a un modello standard diffuso nel mondo che conosciamo oggi.

A Consilience, le regole più ferree e la lontananza imposta, sconvolgono gli equilibri della coppia, la quale diviene ossessionata dai propri Alterni, i coniugi che vivono nella loro abitazione, mentre loro sono a Positron, a scontare la propria pena.

Amore e libertà sono i temi principali affrontati in questo romanzo. E’ l’amore a plasmare l’identità di una persona o vice versa? L’amore unisce Stan e Charmaine nei momenti di difficoltà, quando non c’è nessuno a indicare loro la via o a fornire delle soluzioni.

Il sentimento viene meno quando si trovano in una condizione di benessere apatico, studiato nei minimi dettagli dai vertici di Consilience. Così Charmaine si tuffa in una relazione extra-coniugale e Stan pedina una donna di cui conosce solo il contorno delle labbra e la tonalità di rossetto.

In Per ultimo il cuore Atwood si interroga se l’amore sia un sentimento sopravvalutato, quando c’è di mezzo la propria libertà. Il dialogo tra Charmaine e Jocelyne, la sua Alterna, è emblematico:

“Nulla è per sempre” ribatte Jocelyn. “Ogni giorno è diverso. Non è meglio fare una cosa perché hai deciso tu di farla? E non perché sei obbligata?”.

“No, non è meglio” dice Charmaine. “L’amore non è così. Di amare non si può fare a meno”. Lei vuole quel senso di impotenza, vuole…”

Avere un governo che risolve tutti i problemi oggettivi dei due protagonisti, (casa, lavoro e relazioni sociali), indolenzisce la loro capacità di pensiero autonomo e il loro spettro morale. La Charmaine del “prima”, che viveva in macchina, non avrebbe mai tradito i propri principi.

Per ultimo il cuore mette in risalto la capacità di adattamento e resilienza dell’essere umano. Le soluzioni ideate nei momenti di difficoltà possono essere più brillanti di quelle offerte da chi nasconde interessi nascosti, Atwood ci insegna.

Per chi è un appassionato della scrittrice canadese, ricordiamo che, nel 2019, è uscito anche Testamenti, l’atteso sequel de Il racconto dell’Ancella.

Autrice: Margaret Atwood
Titolo: Per ultimo il cuore
Traduzione: Elisa Banfi
Editore: Ponte alle grazie
Anno: 2016