Classe 1978, nato a Milano e scrittore per Sellerio ed Einaudi, Marco Balzano esce in libreria con un nuovo romanzo, Quando tornerò, pubblicato nel marzo 2021 per la casa editrice torinese. Autore di Resto qui, romanzo finalista al Premio Strega 2018 e vincitore al Premio Bagutta, Balzano porta sulla scena un nuovo intreccio, capace di riflettere ancora una volta la sensibilità e la delicatezza con cui lo scrittore osserva il mondo.

Nella Nota conclusiva al volume, l’autore racconta la genesi del romanzo, la memoria di un viaggio in Romania, in cui ha incontrato le comunità e le scuole dei left behind, gli “orfani bianchi”, bambini e ragazzi privi di uno dei genitori, spesso le madri, costrette a lasciare la famiglia per cercare lavoro altrove, in Italia.
La questione della migrazione, osserva lo scrittore, viene spesso considerata una tematica declinata unicamente al maschile, sebbene le statistiche mostrino che due terzi dei migranti del mondo sono oggi donne.

Come se il mondo fosse ancora quello del dopoguerra, in cui migliaia e migliaia di braccia venivano usate per le miniere, i campi, le fabbriche. […] L’Occidente, dopo aver fatto incetta di manodopera e di risorse, va sempre più a caccia di cure e così – se le braccia servono prima di tutto ad accudire gli anziani, i bambini, i malati – si preferiscono braccia di donne.

Ed è così che Balzano imprime sulla carta i pensieri e le riflessioni maturate intorno a questo tema, quanto mai attuale, intrecciando una storia famigliare a tre voci, dove non c’è spazio per gli stereotipi famigliari, dove il lavoro occupa i sentimenti, dove il tempo scorre troppo veloce per poterlo riavvolgere e il senso di colpa e di frustrazione divorano gli occhi dei protagonisti.

La tripartizione del romanzo è costruita attorno ai volti della famiglia, tre protagonisti al centro degli eventi: Manuel, ultimo anno di scuola media, i cui pensieri danno forma alla prima sezione dell’opera; Daniela, che lascia di notte la sua terra per cercare lavoro a Milano, e Angelica, la figlia maggiore, schiacciata da una responsabilità presto tramutatasi in sordo rancore.
Queste tre voci, in cui Balzano consapevolmente lascia a margine la figura paterna, presenza assente nelle dinamiche domestiche, rappresentano i differenti sguardi attraverso i quali la storia è narrata, punti di vista conflittuali che osservano i fatti e raccontano la loro vita, intessuta di emozioni forti e parole taciute.

Daniela sparisce. Una notte prende coraggio e silenziosamente si avvia al pullman con cui raggiungerà Milano, dove comincerà una nuova vita. I soldi a casa non bastano per far crescere Manuel e Angelica e dar loro un futuro diverso, migliore. Filip, di cui un tempo era innamorata, che per amore aveva sposato, dorme e non potrà capire il suo gesto, il suo scappare nel cuore della notte esasperata dalle promesse non mantenute di un marito alcolizzato.
E così i figli.

Balzano lascia che sia Manuel a parlare per primo, lascia che siano i suoi pensieri a occupare la prima sezione del romanzo. Riflessioni sempre uguali e cupe, in cui il senso di abbandono e l’incapacità di comprendere a fondo la fuga materna si legano alla ristabilita normalità, costruita dopo quella mattina in cui Moma, come affettuosamente la chiamava, se ne è andata via. Scuola, amici, ragazze, discoteche: i soldi che Daniela spedisce non guariscono i sentimenti di Manuel, sempre più ostili e indifferenti per la vita a Milano, così distante da casa e separata da lui.

Voglio dire, capivo che l’aveva fatto per noi e capivo che illudersi che papà trovasse lavoro era da idioti, però poteva almeno consultarmi. Non le costava niente chiedermi: vuoi venire con me?

In questa cornice, in cui Balzano esaspera i toni della lontananza e dello sfilacciarsi dei legami famigliari, succede l’imprevisto, l’inatteso, o piuttosto il prevedibile quando una madre è lontana e non si cura della famiglia, sussurrano le voci al paese di Rӑdeni.

L’incidente di Manuel e il coma farmacologico in cui il suo corpo è prigioniero aprono la seconda sezione del romanzo, dove gli occhi di Daniela, giunta dall’Italia al letto d’ospedale, osservano e raccontano i mesi nel reparto di rianimazione. Di giorno e di notte resta accanto al figlio, lo studia avviluppato com’è da cannule e macchinari, e gli racconta la vita in Italia, i vecchi che ha accudito e lavato, i bambini a cui ha fatto da balia, la lotta contro il lavoro in nero e la stanchezza che le prendeva le ossa, facendola invecchiare nella case altrui, sola.

Le mie giornate finivano sempre sul balcone. Mettevo il giubbotto sopra il pigiama, rubavo le pantofole a Giovanni e mi accendevo una sigaretta. […] Dopo aver fumato vi telefonavo. Lo so, non avevo mai niente da raccontare, ti chiedevo sempre le stesse cose, me lo rinfacciavi in continuazione. Ma cominci a capire quali erano le mie giornate? Mi sentivo svuotata. Ero solo affamata di te.

Tramite le parole di Daniela, sussurrate dal vetro che la separa da Manuel e dal suo sonno, Balzano si fa portavoce delle difficoltà di queste donne migranti, che affrontano una lingua sconosciuta e abitano case a loro estranee, compiendo lavori umili che mai nel loro paese avrebbero fatto, nascondendo nella memoria gli anni di studio. Una lotta continua per la paga a fine mese, animata dal desiderio di garantire una vita migliore ai figli, per permettere loro di studiare e non dover mai scappare di notte, con un pullman, in una città ostile come badanti senza contratto.

La terza e ultima sezione del volume vede Angelica quale voce protagonista della narrazione, ormai adulta, laureata in Architettura, incapace tuttavia di lasciarsi alle spalle l’abbandono della madre. In queste pagine conclusive, che coincidono con il risveglio dal coma di Manuel e il ritorno a casa, lo scrittore mette in scena il fitto intreccio di parole non dette e questioni irrisolte che logora il rapporto madre-figlia, spesso deflagrando in costanti bisticci, anche quando sarà il momento per Angelica di abbandonare le mura di casa.

Sai una cosa? Una volta Radu mi ha detto: se non capisci tua madre è perché lei ti ha permesso di diventare una donna diversa.

Quando tornerò si inserisce dunque nei successi dello scrittore milanese, un romanzo che fa sorridere, che lascia col fiato sospeso, che costringe a riflette, che permette di osservare una parte di mondo con occhi più consapevoli.

Autore: Marco Balzano
Titolo: Quando tornerò

Anno: 2021
Editore: Einaudi
Pagine: 208

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