La vita come una gara in bicicletta. Un alternarsi di salite, di sentieri tortuosi, non così frequentemente inframmezzati da comodi declivi o da rassicuranti pianure. A volte capita di cadere e ci si rialza a fatica. Gli attriti provocano fastidiose abrasioni o vesciche ma ancor più dolorose si rivelano essere le ferite dell’anima. Puoi trovare compagni di strada leali che si affiancano a te per aiutarti, così come può capitarti di notare furbizie e scorrettezze, anche a tuo danno. E il disonesto puoi sempre farlo anche tu.

Tutto questo lo sa bene il nostro Eugenio Bollini passato dalle cronoscalate da gregario nel Tour de France alle più faticose asperità dell’esistenza quotidiana fra un primo matrimonio fallito, un secondo in procinto di esserlo, preoccupazioni economiche, da cui scaturiscono disturbi psicosomatici (ulcera gastrica o, usando termini di carattere medico, Helicobacter pylori). Si aggiungono poi, tragicomicamente, sedute psicoterapiche di gruppo in cui ci si chiama a soprannomi e, addirittura, il coinvolgimento nel rapimento della salma dell’onorevole del paese e nello spaccio degli stupefacenti, con le conseguenti retate della polizia.

Ma impervio si rivelerà soprattutto il rapporto con il figlio nato dalla prima unione, il quale, con il comportamento e il linguaggio tipici dei più giovani, rimprovera al padre la sua lontananza. Forse una richiesta di attenzioni è la sua caduta nel mondo oscuro della tossicodipendenza e dei debiti contratti con gente di malaffare per potersi comprare la roba.

E quando sei nel bel mezzo di una tragedia come un figlio sul letto di morte per overdose, può capitarti di fare senza pensarci più di tanto qualcosa di assurdo come rimontare in bicicletta per correre al posto di tuo figlio una corsa estenuante e senza esclusione di colpi.

Ecco Eugenio Bollini calcare come in tempi memorabili la sella di una bici da tempo appesa al chiodo. Come scenario le strade di una durissima Parigi-Dakar in versione ciclistica in cui non contano tanto la raffinatezza della tecnica e la ridondanza dei titoli vinti durante la carriera ufficiale, quanto il puro ed istintivo desiderio di arrivare fino alla fine.

L’approdo in Africa in particolare rivelerà un continente contraddistinto da una bellezza lussureggiante e spietata, proprio come la vita, in cui il protagonista si spingerà verso scelte di gara sempre più estreme, fino a mettere a repentaglio la sua stessa esistenza.

Una aspetto importante: al di là della profondità degli argomenti trattati, il libro è scritto con un taglio costantemente ironico, autoironico, sovente persino comico, retaggio della toscanità dell’autore che proprio nella sua schietta e sincera terra ambienta la sua opera.

È proprio questo linguaggio diretto e genuino, assieme all’universalità di temi trattati quali l’amore nei rapporti uomo-donna e padri-figli, i valori dello sport e l’amicizia, che fanno di “Sfida all’Ok Dakar” un libro destinato a tutti e, visto il periodo, adatto ad una divertente lettura sotto l’ombrellone. Perché, a volte, anche le disavventure si possono affrontare con leggerezza e con un sorriso.

Autore: Otello Marcacci
Titolo: Sfida all’Ok Dakar
Editore: NEO Edizioni
Anno: 2016