Le diverse proposte che giungono in casa editrice riflettono la molteplicità di generi letterari oggi disponibili nel mercato librario.
Se da un lato vampiri e licantropi appaiono immortali tanto in natura quanto sulla pagina inchiostrata, non mancano puntate interessanti nel genere fantasy e nella tradizione dei gialli. Alieni minacciosi decisi a sterminare la razza umana lottano per un angolo dello scaffale contro investigatori alle prime armi, coinvolti in un pericoloso giro di droga. Certo, anche il genere rosa ottiene numerosi consensi, nonostante venga spesso considerato una tipologia narrativa di secondo livello da parte di una platea di lettori apparentemente più acculturati.
Tuttavia mentre fioriscono sempre nuove narrazioni incasellabili in generi letterari ben definiti (basti pensare al ritorno del romanzo storico con I leoni di Sicilia di Stefania Auci), risultano in crescita anche nuove forme di scrittura dal carattere ibrido, in cui le numerose influenze e correnti letterarie si intrecciano abilmente nel tessuto narrativo.
La capacità degli autori di muoversi in una varietà di generi spesso costituisce un elemento decisivo per il successo del loro libro, in grado di fornire al pubblico un ventaglio di contesti e personaggi nel quale il lettore può riconoscersi.
Contestualmente al polimorfismo delle trame, anche lo stile e il lessico utilizzati dagli scrittori emergenti hanno subito una modificazione. Infatti si registra una crescita vertiginosa di romanzi e narrazioni che adottano un registro colloquiale, o all’apparenza tale, e ricorrono a costrutti e termini dialettali per consolidare la cornice di verosimiglianza della narrazione, caratterizzando in parallelo anche i personaggi della vicenda. Il successo di Remo Rapino al Premio Campiello 2020 con il romanzo Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio ben riflette questo innovativo e accattivante modus scribendi.
Eppure negli inediti che quotidianamente giungono in una piccola casa editrice sono rintracciabili alcuni topoi (si fa per dire!) imprescindibili nella costruzione dei romanzi. Una storia d’amore dai risvolti passionali costituisce un Leitmotiv irrinunciabile per gli scrittori esordienti, che nella carnalità della scena sembrano apporre il proprio sigillo di veridicità della storia.
Di qui l’imbarazzo del correttore nell’incappare in oscenità e nomignoli sessuali vagamente erotici, nei quali l’infantilismo latente di molti scrittori emerge con preponderanza, trascinando il loro romanzo nella pubertà senza filtri. A ciò si aggiunge lo smaccato maschilismo che punteggia la descrizione dell’amplesso, in cui la prospettiva dell’uomo-cacciatore nei confronti di prede femminili traspare senza intermediazione.
Ma la vera drammaticità di questi incontri letterari risiede nella loro preoccupante frequenza: pagine e pagine di denso erotismo sembrano saziare, più che la curiosità del lettore, il desiderio inconfessabile di scrittori irrequieti.
Del resto nel promuovere scene di nudo la televisione ha giocato un ruolo non indifferente, ormai facilmente accessibili grazie alle numerose serie tv costruite attorno a rapporti incestuosi e alla spregiudicatezza di inquadrature hard boiled.
Diversamente dalle scelte di un regista, vedute allo spettatore confezionate e immediatamente spendibili, la carta stampata conserva il dono di lasciar vagare la fantasia del lettore lungo il filo delle parole: le allusioni di Nabokov in Lolita hanno caratterizzato la storia della letteratura, al pari della genuina sensualità racchiusa nelle descrizioni di Milan Kundera.
Ma il trionfo moderno del turpiloquio ha guastato anche la sessualità propria dei libri, appesantita da un lessico anglo-italiano che estirpa dalle pagine ogni germoglio di immaginazione.
A tal proposto Literary Review, nota rivista anglosassone, ha celebrato nel 2019 la 25a edizione del premio letterario Bad Sex in Fiction Award, in cui, tralasciando la letteratura erotica e pornografica, si sbeffeggia lo scrittore che ha realizzato la più “brutta” scena di sesso in un romanzo altrimenti apprezzabile.
Nonostante il 2021 ricordi i settecento anni dalla scomparsa di Dante, ai narratori contemporanei questo dettaglio sembra essere sfuggito: eppure non guasterebbe una sbirciata alle terzine incatenate del Poeta, in cui la delicatezza dei versi amorosi e la ricercatezza delle parole hanno ancora molto da insegnare.
La bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
Per saperne di più, qui sotto un articolo da non perdere dalla rubrica Monday Breakfast.