«Allego la mia sinapsi qui di seguito. Grazie e buona lettura!»
Sinapsi?
Tra le molteplici email che il correttore-redattore scandaglia quotidianamente, strizzando gli occhi sulla casella email traboccante di novità, è facile imbattersi in proposte di romanzi, saggi o raccolte poetiche spesso accompagnate da brevi presentazioni autoriali e riassunti minuziosi.
Infatti le case editrici, nelle loro pagine web dedicate allo scouting di nuovi talenti, chiedono agli esordienti di allegare, insieme al loro inedito, anche una concisa biografia e, quando possibile, un’agile sinossi riassumente il testo.
Eppure, queste rapide indicazioni vengono spesso fraintese dagli scriventi frettolosi.
Giungono così in casa editrice numerosi testi anonimi, privi anche della firma in calce al messaggio, la cui paternità è in mano unicamente a denominazioni stravaganti dell’indirizzo di posta: cucciolotto27@gmail.com ha inviato un nuovo e sorprendente romanzo.
Una banalità, questa di firmarsi al termine di una comunicazione, troppo spesso sottovalutata.
Antitetici agli smemorini del nome sono gli autori sovrabbondanti di allegati, che soffocano il loro scritto in un’accozzaglia di file ammucchiati a fondo email: riassunto, biografia, lettera di presentazione, cv, seconda lettera di presentazione, foto personale, immagine della copertina e, qualora rimanesse ancora spazio, elenco dei premi vinti ben evidenziati in grassetto. Il tutto meticolosamente inviato ancor prima che l’editore abbia intravisto l’incipit del testo, certi che il loro inedito verrà lodato in casa editrice e conseguentemente inserito a catalogo in virtù degli innumerevoli allegati che lo accompagnano.
Qualità e quantità, acerrime rivali sin dai tempi antichi!
Infine, tra gli autori che maggiormente si attengono alle indicazioni riportate nel sito dell’editore, limitandosi dunque a presentare una breve biografia e un riassunto, non mancano quanti restano impigliati nei nodi grammaticali della lingua italiana.
Certo, sinossi e sinapsi condividono quasi tutte le lettere, eppure non si possono definire sinonimi!
Di qui i fantasiosi rimandi a sinapsi allegate in fondo all’email, dove l’editore potrà assaggiare parte dell’inedito inviato.
Ma cosa contengono queste sinapsi? Pardon, sinossi?
Stremati dal lavoro di scrittura, alcuni autori preferiscono non dilungarsi nella presentazione: tre righe senza punteggiatura in cui, di fatto, riscrivono il titolo servendosi di altri sinonimi. Una sintesi forse ben poco efficace, sebbene molto astuta, poiché costringe l’editore a leggere il testo nella sua interezza, senza indugiare nel solo riassunto.
Di contro, non paghi delle facciate dense di inchiostro, numerosi autori scelgono di attardarsi anche nell’anticipazione dell’opera, tratteggiando il loro romanzo in appena una ventina di pagine. Un epilogo così minuzioso permette all’editore di scavalcare il testo integrale e dedicare il proprio tempo unicamente alla presentazione. Una scelta vincente, quando la scrittura pizzica l’attenzione del lettore sin dalle prime battute, ma certo azzardata e non del tutto scevra da rischi inattesi: una sinossi confusionaria, in cui la trama appare aggrovigliata in un gomitolo, non invita alla lettura integrale dell’opera, che viene presto rifiutata senza troppe cortesie dall’editore infastidito.
Esiste un giusto mezzo?
Basta usare le giuste sinapsi!