Se si pensa ai grandi classici della letteratura russa, la mente richiama subito i nomi di Dostoevskij o di Tolstoj e forse qualcuno nominerà anche Gogol e Pushkin. Tuttavia pochi conoscono, purtroppo, gli autori dell’epoca sovietica i quali a causa delle loro opere non perfettamente in linea con l’ideologia del tempo, sono stati costretti a lasciare il paese o a rinunciare alla loro professione di scrittori.

Evgenij Zamjatin è un buon rappresentante di quel periodo. È stato rivoluzionario sia nei suoi scritti in cui miscelava realismo e fantascienza, sia nella vita in cui ha lottato contro la soppressione della libertà e poi non vedendosi più riconosciuta la possibilità di pubblicare, ha deciso di scrivere una lettera a Stalin, implorandogli di poter fuggire da un paese che incatenava la sua creatività. Tutto ciò è accaduto dopo la pubblicazione – avvenuta in Inghilterra nel 1924 e nell’Unione Sovietica solo negli anni 80 – del suo più famoso e emblematico romanzo: Noi.

Il romanzo non è altro che il diario del protagonista D-503, un giovane ingegnere impegnato a costruire una navicella, affinchè lo Stato Unico possa diffondere le leggi e le ideologie ovunque. La città dove si svolge la vicenda, infatti, è delimitata da un muro di color verde che separa il regno animale e vegetale al suo esterno.

In questa realtà i cittadini sono costantemente sorvegliati, mentre svolgono qualsiasi attività, in quanto devono rispettare un rigido orario di lavoro e di riposo. Non c’è da meravigliarsi che in questo posto non ci sia spazio per i sentimenti o emozioni, poiché lo Stato Unico mira all’annullamento dell’individuo e crede che grazie alla mancanza di libertà di scelta, allora nessuno potrà essere infelice. Non esiste “l’Io” ma solo il “Noi”.

Cosa potrebbe succedere allora se il protagonista, un rigoroso matematico e fedele allo Stato Unico si innamorasse di I-330, una ragazza ribelle pronta a tutto pur di soverchiare il sistema?

Il libro all’inizio è spinoso nella lettura ma poi pagina per pagina, cattura vivacemente la nostra attenzione. Anche se i personaggi parlano attraverso equazioni e radicali, il messaggio è chiaro: la rivoluzione è un numero che non può essere contenuto e che continuerà ad aumentare fino all’infinito. Le metafore matematiche e lo stile ellittico sono solo alcuni esempi della maestria di Zamjatin. Egli infatti non era soltanto uno scrittore amante delle arti, ma anche un uomo con una laurea in ingegneria che costruiva rompighiaccio in Inghilterra.

Un romanzo davvero ricco di spunti di riflessione e soprattutto bello da leggere. In Italia, non è molto conosciuto, eppure per assurdo i romanzi distopici che ne saranno influenzati, avranno molto più successo. Ad esempio? Prendete “1984” di Orwell o “Brave New World” di Huxley e rileggeteli dopo aver letto Zamjatin; resterete molto sorpresi.

Il destino ha voluto che il precursore del genere utopico non venisse ricordato e forse anche a causa del fatto che la maggior parte delle sue opere furono censurate e distrutte, ma in fondo era lui stesso che affermava “il catalogo che fa più onore agli scrittori, è quello dei libri proibiti”.

Autore: E.I. Zamjatin
Titolo: Noi (Traduzione a cura di A. Niero)
Titolo originale: мы
Editore: Voland
Anno: 2013