Margot Sikabonyi è attrice, scrittrice, insegnante di yoga e di health coaching. Ha ricoperto per tanti anni il ruolo di Maria Martini nella serie tv “Un medico in famiglia”, ma non è questo il motivo per cui l’abbiamo intervistata.
Oggi esce il suo primo romanzo, si intitola “Respira! Alla ricerca della calma nel caos” (Santelli editore) e lo possiamo definire come una finestra sul mondo interiore a cui ognuno di noi dovrebbe affacciarsi più spesso.
Margot Sikabonyi mette a disposizione i suoi anni di ricerca, di viaggi, la sua formazione come Health Coach e insegnante di yoga per fornirci consigli pratici e utili per raggiungere il benessere. Qui e ora. Senza scuse.


Ed è lei la prima a raccontare, in un modo che ho trovato davvero onesto, diretto e poeticamente graffiante, il suo percorso di scoperta. Tutta la prima parte del libro è un memoir che ripercorre gli anni sul set e fuori dal set: gli obiettivi raggiunti, le delusioni, le verità nascoste che finalmente vengono a galla.
La seconda parte, invece, è un manuale prezioso che ci mette a confronto con tematiche fondamentali per il raggiungimento del nostro benessere: la routine della mattina, lo yoga (con tanto di sequenze), la sensibilità verso l’ambiente, la pericolosità dei social network e molto altro.

In quest’intervista, ne trattiamo alcune. E ringraziamo Margot per l’entusiasmo con cui ha accolto le nostre domande e per le risposte cariche di verità che ci ha dato .

La prima parte di “Respira!” è un vortice irrefrenabile di verità, confessioni e ribellione. Ci sono alcuni paragrafi che hai ripreso dai vecchi diari.
Cos’hai pensato quando hai riletto le parole scritte dalla Margot di dieci anni fa?

“Nel rileggere le parole scritte dalla Margot di dieci anni fa, mi sono resa conto di quanto malessere ci fosse ancora; nonostante io sentissi che stava uscendo fuori e che ero pronta per scrivere.
C’era ancora un po’ quel sentirsi vittima di un meccanismo che era stato più forte di me. E io, ancora non mi rendevo conto di avere il pieno potere della mia vita; cosa che invece è avvenuta, soprattutto nel momento in cui sono diventata madre.
Rileggere quelle parole, mi ha fatto vedere una ragazza giovane, sicuramente meno matura, che ancora un po’ si vittimizzava, ma mi ha anche reso molto fiera nel vedere che la verità è sempre stata il Fil rouge che ha segnato il mio percorso, che è partito dalla morte di mio padre”.

Sulla meditazione, scrivi: “Come ci potevamo dire evoluti, se non riuscivamo a stare seduti per più di cinque minuti, da soli con noi stessi a creare vuoto?”.
Perché, secondo te, abbiamo così tanta paura di rimanere soli con noi stessi?

Nel momento in cui lo facciamo dobbiamo ascoltarci e ascoltarci fa paura, perché scappiamo costantemente dalla nostra verità. Per questo, ho sentito la necessità di scrivere questo libro, non perché pensi di avere una vita più interessante di altri o perché pensi di saperne di più. Semplicemente perché ho capito, con estrema umiltà, quanto fosse necessario raggiungere la propria verità; che è quello che mi auguro che qualcuno possa fare leggendo questo libro, quanto sia importante ascoltarsi e dirsela così com’è.
Quando ci sediamo, da soli e con noi stessi, le emozioni represse iniziano a urlarci nelle orecchie e quindi evitiamo, colmiamo e corriamo, pur di non stare con la nostra verità“.

Rimanendo sul tema meditazione: nei tuoi percorsi di Health Coaching e durante le tue lezioni di yoga, proponi delle meditazioni guidate incentrate sulla visualizzazione. C’è un tipo di meditazione che preferisci o che ti fa sentire più in contatto con te stessa?

“Il potere dell’immaginazione per me è sempre stato molto vivido; nel momento in cui io rilasso il mio corpo posso concedermi di fare questi viaggi di anima che va e che percorre. La visualizzazione accende e attiva tutta la memoria sensoriale e, da attrice, nei vari percorsi e seminari che ho seguito, l’ho utilizzata molto. E’ uno strumento che ho a disposizione e che mi piace molto utilizzare anche nella meditazione.
Anche solo ripetere un mantra, in meditazione, mi piace molto; o seguire delle meditazioni guidate, con una voce che mi guida al rilassamento. Mi piace molto meditare in generale e vorrei farlo di più”

Nel suo manuale “Scrivere Zen”, Natalie Goldberg definisce censore interno quella parte di noi che ci giudica e, quindi, ci dissuade dal rivelare i nostri pensieri più intimi quando scriviamo. 
Mentre scrivevi “Respira!” Hai dovuto combattere anche tu contro il tuo censore interno? E se sì, come lo hai sconfitto?

Il censore interno è sempre presente. Dirsi: questa cosa non la posso dire, questa cosa non si può scrivere! – che è anche il motivo per cui ci ho messo tanto a scrivere questo libro, perché fino all’ultimo ho pensato che non fosse pubblicabile e che a nessuno interessasse. Infatti, quando mi fanno i complimenti non ci credo fino in fondo, perché vedere valore nella parte più intima di noi è molto faticoso.
Tuttavia, nell’azione della scrittura io trovo tantissima terapia. Tutto questo libro è stato scritto con carta e penna, come se mi concedessi, attraverso questo atto, di pulire e far uscire fuori tutto la verità che c’è dentro.
Nel momento in cui la scrivo mi fa meno paura, quando la penso mi fa una paura immensa.
Risento molto dei censori che posso avere intorno, che mi dicono di non fare certe cose per proteggermi. Negli anni, soprattutto chi cercava di fermarmi, l’ho lasciato andare, perché bisogna provare, non bisogna censurarsi; non c’è giusto e non c’è sbagliato, io ne sono sempre più convinta”.

Sappiamo quando sia stato e quanto sia importante per te lo yoga, così tanto da abbracciare la disciplina anche come insegnante. Nel tuo percorso di docente, quali sono state le false credenze sullo yoga, o scuse per non praticarlo, che hai dovuto sentire? Quali sono stati, invece, i più grandi benefici che questa pratica millenaria ha regalato ai tuoi studenti?

“Continuo a sentire persone che sono molto interessate, ma non si presentano sul tappetino. C’è sempre quel boicottatore interno che dice “no, non lo fare”. Oppure sento: io non riesco a stare, non fa per me, mi sembra tutto troppo calmo, devo fare cose più movimentate.
A conti fatti, in maniera pratica, la realtà è diversa. Quando la gente si trova finalmente sul tappetino, in contatto con se stessa e con il proprio corpo. Le Asana hanno una saggezza millenaria. Ogni Asana si riflette su un organo, nel momento in cui respiro ed entro in contatto con me stessa. In un modo diverso e completamente nuovo. Per chi riesce a concederselo, c’è tantissima sorpresa e un ritrovo, come se trovasse casa. Vedo la gente che fiorisce e ritrova la forza, anche in quella presa di potere e di responsabilità nel dire: non lo voglio fare, ma lo faccio e ne trovo i benefici”.

In una parte di “Respira!” menzioni anche il tuo rapporto speciale con gli alberi e l’importanza che ricoprono nella vita delle persone. Sembra paradossale, ma in questi tempi contemporanei, ci si vergogna più ad accarezzare un albero in un parco, che a rivelare dettagli intimi della propria vita sui social. Puoi raccontarci come mai, invece, è così importante stabilire questa connessione con loro?

“Io credo tantissimo nella connessione con gli alberi. Come spiego anche nel libro, ero in un momento molto difficile della mia vita dove mi mancava molto mio padre. Mi ricordo di questa passeggiata, in lacrime, in un grande parco di Roma: sentii il richiamo di questo albero, e allora appoggiai la mano su di lui e quello che sentii fu davvero molto potente. Come se tutte le domande che avessi dentro, quel senso di solitudine e di ricerca, ritrovassero risposte e conforto attraverso la sua energia e quindi tornai spesso, lo feci un po’ mio e instaurai un rapporto di cui io sono certa, anche in questo mondo in cui bisogna provare tutto scientificamente. Io l’ho sentito.
Noi abbiamo degli alberi all’interno di noi, che sono i nostri polmoni. Questo sentirsi radicati, che è un esercizio di bioenergetica, questo sentire i piedi che radicano a terra, è importantissimo. Prendere spunto da questi maestri, che sono radicati ma anche liberi di muoversi al vento e crescere al sole… Trovo nel loro esempio grande scuola.”.


Pancia, intuito, onestà. In “Respira!” questi elementi ci sono tutti e sconvolge leggere parole così forti e spontanee, in una società dove si alternano social network anestetizzanti e un overthinking derivante dall’ansia che questi producono in noi. Puoi spiegare anche ai nostri lettori perché è importante capire anche attraverso la pancia e non solo con la mente?

“Sento che siamo tutti nella nostra testa e anestetizzati da questa società liquida, che è molto veloce.
Devi apparire, devi apparire, devi apparire, perché non c’è tempo di andare più in profondità. Tutto questo ci porta lontano da quello che siamo noi, esseri di pancia ed emotivi. Nel momento in cui, invece, ci concediamo di respirare dentro la pancia, siamo in contatto con quello che siamo e con quello ci fa bene.
In questo confronto costante con l’altro, tu, con le tue meravigliose sfaccettature, i tuoi pensieri unici, non sei presa in considerazione. Quando siamo carne da macello, si guarda chi è più brava di te, più bella di te, ma nel momento in cui sono con me stessa e con le mie emozioni, non c’è confronto o giudizio.
Quando sono nella mia testa, invece, succede di tutto, e magari mi trovo in situazioni che non vanno bene per me, perché sto ragionando rispetto all’ego, all’altro, ma non rispetto a me”.

Ci parli dell’ultimo libro che hai letto, che ti ha scosso, ispirato, che ha ampliato la tua prospettiva sul mondo?

“Untamed” di Glennon Doyle, che negli Stati Uniti ha venduto due milioni di copie. E’ una scrittrice che amo molto, amo la sua vita e il suo percorso e di come parla di accettazione totale. In questo libro, lei Invita in maniera profonda, onesta, vera e di pancia a ricontattare la forza femminile che siamo, che è stata messa a tacere, come sappiamo, e boicottata.
In maniera profonda, ci invita a riprenderci il potere immenso che siamo.
Un altro libro di questo genere che, a suo tempo, mi aveva molto scosso è “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés, che parla della forza del femminino, e di come bisogna riappropriarsi di essa e Glennon Doyle lo fa in maniera più moderna, più attuale”.

Se qualcuno volesse seguire le tue lezioni di yoga o di Health Coaching, come può contattarti?

“Può contattarmi a contact@therealmargot.com. Per i percorsi di Health Coaching propongo 15 minuti gratuiti di telefonata conoscitiva, dove posso rispondere alle domande e spiegare più a fondo di cosa tratta questo percorso, che è abbastanza particolare e diverso per ognuno a seconda dei propri obiettivi.
Le lezioni di gruppo di yoga si trovano sul mio sito, alla sezione yoga; si clicca sulla lezione di interesse e poi ci si collega via zoom.
Per le lezioni private di yoga può contattarmi sempre a contact@therealmargot.com“.

E, infine, la domanda di rito: qual è il libro che ora riposa sul tuo comodino?

“Ne ho un paio, citerò questo: Man’s Search for Meaning di Viktor E. Frankl (L’uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager e altri scritti inediti è il titolo dell’edizione italiana, ndr), che sto leggendo con molta calma perché è molto forte. Lui è uno psicologo sopravvissuto ad Auschwitz, che poi ha scritto questo libro sul significato della vita”.