Sono dei ritratti questi di Giuseppe Marcenaro, dei dagherrotipi antichi, nello specifico Ritratti di europei:

«Nelle pagine che seguono si ritrovano i ritratti di alcuni personaggi. Ciascuno con una sua propria individualità. Sono esistenze che, attraverso i secoli, hanno “inventato”, tra luci e ombre, la cartografia essenziale e intellettuale degli europei. Sulle loro “gesta” e sulle loro opere, secondo punti di vista, condivisibili o deprecabili, nel bene e nel male, si è andata formando l’identità di un continente»

E visto che da mesi ormai non si fa che parlare di Brexit e dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, è giusto sottolineare come tra questi ritratti ve ne siano molti di inglesi. A partire proprio dal primo, il dagherrotipo che immortala Lancelot Capability Brown, l’architetto del paesaggio inglese che nel settecento si diffuse in reazione allo “stile francese”.

Ma gli inglesi presenti sono numerosi, a riprova di come l’Inghilterra abbia contribuito non poco a creare lo “spirito europeo”. Troviamo lo storico Edward Gibbon, membro del parlamento britannico e autore del celeberrimo Declino e caduta dell’Impero romano, autore che Marcenaro segue passo passo nella sua esistenza, aiutato dalla sue Memorie.

Ci sono i ritratti del celebre George Gordon Byron e del matematico, fotografo e logico britannico Charles Lutwidge Dodgson, meglio noto nel mondo letterario con lo pseudonimo di Lewis Carroll, che Marcenaro segue nella sua passione per la fotografia che lo portò a collezionare numerosi ritratti, con un solo soggetto:

«Il gran collezionista di bambine in boccio, nel giro di un quarto di secolo, riuscì ad agguantare oltre settecento prede. Tante sono (fino ad oggi) le fotografie censibili che il reverendo Charles Lutwidge Dodson scattò alle varie Mary, Alice, Agnes, Irene, Evelyn, Isabel, Zinnie… E via per li rami del piacere voyeristico di eseguire ritratti»

Quello stesso piacere che prova anche Marcenaro a produrre i ritratti di questo libro, e che aveva già confessato in Fotografia come letteratura,  dove metteva a confronto le due arti, il gesto dello scrittore che “impressiona” la pagina descrivendo una vicenda o un’esistenza e lo scatto del fotografo che duplicando il mondo, pretende di imporre la sua arte come una autentica forma alternativa alla scrittura.

Non a caso in questo libro c’è anche il ritratto di uno dei fotografi e ritrattisti più famosi, Gaspar-Félix Tournachon, ovvero il grande Nadar:

«Nonostante “lo strano male”, sicuramente inconfessato dai più, avidi della propria immagine, la schiera degli artisti, letterati, musicisti del tempo di Nadar si sottoposero alla prova. Golosi di vanità vollero andare fino in fondo per scoprire il meccanismo perverso della loro duplicazione. Vedere il proprio doppio congelato, ritratto su un pezzo di carta. Sé medesimi come si trattasse di un altro. Passabilmente vedersi cadavere. Irrimediabilmente “ignoti a se stessi”. La fotografia potrebbe essere catalogata tra le arti funebri? Un arcano connesso allo scandalo della morte? Una morte esibita. Il transito nel silenzio “negativo” della lastra: controtipo della persona-oggetto. La fotografia come altro da sé. Una lapide senza nome»

Perché Marcenaro anche in questo libro fa quello che sa fare meglio. Racchiudere un’esistenza in pochi gesti, in poche pagine illuminanti, dove i personaggi descritti riprendono vita, se sono morti nella fotografia, questa è una resurrezione di carta.

Come ha già fatto mirabilmente in altri suoi libri editi da Bruno Mondadori. Ora continua a raccontare le esistenze di grandi e piccoli personaggi per le Edizioni Aragno, come nei precedenti Wunderkammer e in Ammirabili e Freaks.

In questo libro, oltre a quelli degli inglesi, ci sono i ritratti di Casanova e di Cagliostro. I dagherrotipi letterari di Lorenzo da Ponte e di Stendhal, di Italo Svevo e di Stefan Zweig. Tutti i più grandi vengono immortalati dalla penna di Marcenaro, da Wittgenstein a Walter Benjamin, da Céline a Ernst Jünger ecc. ecc.

Solo lui, e vorrei sapere in quali polverosi archivi li va a scovare, riesce a scoprire certi aneddoti e certi dettagli che immortalano per sempre una vita, mettendola sotto l’incorruttibile formaldeide della sua parola, come fanno gli entomologi, che infilzano con lo spillo l’esemplare raro e curioso, da mostrare agli interessati, sotto la lente d’ingrandimento.

P.s. Encomiabile come sempre la curatela dei libri Aragno. Eleganti nel formato e nella veste tipografica. Vestiti da gran sera, con cartoncino spesso per la copertina e per la sovracoperta e carta di pregio all’interno. Come dice l’editore Nino Aragno, che stampa i libri da sé, come Gutenberg, in una recente intervista: «La mia vera soddisfazione è il profumo della carta, è il fascino della mia tipografia, proprio perché è artigianale. Io stampo libri per provare il piacere che dà il rito della stampa. Per questo lo faccio personalmente». (La Repubblica, 15/05/2016).

Giuseppe Marcenaro
Daguerréotype
Aragno
2016