Ma è vero che Venezia è immobile, cristallizzata, immutabile? Che la sua unicità e bellezza la condannino ad una immagine stereotipata – quella appunto di “Venezia, la luna e tu” – e da cartolina?
A sfogliare “Architetture contemporanee a Venezia”, sembrerebbe proprio di no. Il libro, curato da Renata Codello, soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, è stato promosso dalla Fondazione di Venezia nell’ambito degli studi per la realizzazione del nuovo museo M9, ed è edito da Marsilio Editori.
Il volume, la cui introduzione è affidata al presidente della Fondazione di Venezia, Giuliano Segre, mentre la prefazione è di Massimo Cacciari, offre la possibilità di focalizzare l’attenzione sugli interventi di architettura contemporanea realizzati negli ultimi due decenni a Venezia.
Il lavoro sviluppa un percorso attraverso ben 44 progetti, illustrandoli con testi tecnico descrittivi e immagini esaustive, che includono opere di riqualificazione urbana, nuovi edifici e nuove infrastrutture, restauri e riusi, come quello esemplare di Punta della Dogana di Tadao Ando, riqualificazioni di aree bonificate come quelle del Parco Scientifico Tecnologico VEGA di Venezia-Marghera o il futuro M9 di Mestre, progetti appena conclusi come la sede universitaria di Ca’ Foscari in via Torino o la nuova ala del liceo Europeo Foscarini, solo per citarne alcuni.
Le trasformazioni non si esauriscono con questi 44 progetti, anche se in verità non sono molti altri quelli che si possono aggiungere all’elenco. Impressionano i nomi degli architetti e progettisti che si sono messi in gioco: Vittorio Gregotti, Renzo Piano, Tobia Scarpa, Michele De Lucchi, Giancarlo De Carlo, Cino Zucchi, Gino Valle, Santiago Calatrava, Tadao Ando, Carlo Aymonino, Aldo Rossi, Alvaro Siza, David Chipperfield, Emilio Ambasz, Boris Podrecca, Francesco Venezia…
Sono autori di temi progettuali eterogenei e spesso di grande complessità, tali da richiedere processi di analisi del tutto originali e non mutuabili da altre esperienze di progettazione, forse anche per l’unicità del contesto in cui sono inseriti. Certo, siamo lontani da casi come quello di Bilbao – dove Frank O. Ghery, autore dello strabiliante edificio del museo Guggenheim – ha dato volto e riconoscibilità alla città. O di Parigi, dove l’«intoccabile» museo del Louvre ha assorbito la realizzazione dell’ingresso a piramide di Ieoh Ming Pei ormai 25 anni fa, nel 1989, aggiungendo un tocco di estrema modernità ad un edificio storico. O sempre, nella Ville Lumière, del grande quartiere della Défense, con il famoso Arco (inaugurato anche esso nel 1989) che cita addirittura il napoleonico Arco di Trionfo.
Ma sono piccoli segni di una realtà in movimento e in cui ci si è mossi con rispetto e ardimento. Renata Codello, svolgendo il ruolo di soprintendente ha potuto maturare una sorta di conoscenza sedimentaria della città che si è unificata in un sistema: «Nell’inesauribile complesso di relazioni – scrive – che la costituiscono e sui quali, ben oltre i parametri schematici che spesso si adottano per decifrarla e studiarla, si può trarre, oggi, una grande lezione per il futuro». «Salvaguardia – chiosa Cacciari nella prefazione – non vuol dire mera conservazione, ma trasformazione e anche riuso, poiché solo ciò che oggi vive può conservare in sé memoria del proprio passato».
Autore: Renata Codello
Titolo: Architetture contemporanee a Venezia
Editore: Marsilio
Anno: 2014