La prossima volta che, da placido ospite trevisano della Laguna, mi recherò a Venezia, giuro, non sarà soltanto per ammirarne le bellezze imperiture allo scorrere inesorabile del tempo. O, più banalmente, la prossima passeggiata immancabilmente conclusa dentro a qualche bacaro non sarà la stessa scacciapensieri di un tempo.

Dopo aver letto quest’opera dell’autore veneziano Davide Busato, allorché giungerò in piazza San Marco per respirarne la magìa, il mio sguardo non potrà non essere attratto dalle due colonne, sormontate da un leone marciano l’una, dalla statua di San Todaro l’altra, conscio del fatto che tra le stesse, nei secoli della Serenissima Repubblica, avevano luogo mediante decapitazione le condanne a morte dei rei macchiatisi di gravi colpe, spesso omicidi.
Così come non potrò che ricercare con attenzione, incastonate nelle pareti di qualche edificio storico, a Dorsoduro, a Castello, o chissà dove, le boche de leon, fessure in cui si potevano infilare denunce contro qualcuno per i reati commessi, sovrastate da uno spaventevole mascherone ammonente a dire tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità.

Per chi non l’avesse capito, Davide Busato si impossessa di quel filo rosso che salda fra di loro senza soluzione di continuità alcuna le varie epoche della storia. Rosso come il sangue sparso di vittime innocenti. Esso si staglia nel buio delle coscienze di coloro i quali, per cupidigia, per vendetta o per il semplice piacere, spesso sessualmente sollecitato, decidono di togliere la vita a qualcheduno.
In questo trait d’union fra le epoche, forte delle sue competenze di storico, la sua attenzione è naturalmente rivolta alla Serenissima Repubblica di Venezia.
Che, sebbene sia solitamente ricordata per il suo peso culturale, per il predominio sui mari, suffragato da importanti vittorie nel corso di battaglie epiche quale quella famosissima di Lepanto ma anche altre, oppure per le avventure amorose di Casanova, ha invero collezionato nei secoli una sequela di assassini degni di un raffronto con il londinese Jack lo Squartatore o con il più recente statunitense mostro di Milwaukee.

Ce n’è in abbondanza insomma per un pubblico oggigiorno sempre più morbosamente attratto da ricostruzioni di scene del crimine viste in TV, per il quale termini come serial killer o vedova nera non hanno più segreti.

Dietro vi è il lungo e certosino lavoro dell’autore, con al centro l’individuazione di possibili serial killer nella storia veneziana. Lavoro di consultazione di innumerevoli documenti negli archivi processuali che vanno dai secoli tardomedievali fin quasi alla caduta della Repubblica, nonché di disamina di una vasta bibliografia relativa a tematiche criminali. Attraverso queste fatiche, la presente opera giunge a noi corredata anche di fotografie di scorci veneziani attinenti i casi trattati e di arnesi storicamente dediti allo spargimento di sangue; si segnala addirittura la presenza di piantine topografiche che riportano i luoghi visitati dai vari protagonisti delle vicende narrate.
I vari capitoli riguardano trattazioni specifiche come ad esempio gli omicidi a sfondo sessuale, i delitti che vedono imputati cosiddetti “intoccabili” quali nobili oppure, il che è sorprendente, perfino ecclesiastici; vi è infine anche una sezione che tratta di quando il crimine ha indossato abiti femminili.

C’è quasi il rischio di provare una certa dose di nostalgia notando con quanta rapidità rispetto ai processi di oggi le magistrature di allora, sia che fosse la Quarantia criminal (in realtà più simile all’attuale polizia giudiziaria) o il temibile Consiglio dei dieci, noto per la segretezza e i poco ortodossi metodi usati, arrivavano alla sentenza finale.
Certo, le indagini erano imbevute di superstizione, di odio verso gli ebrei, di misoginìa, sovente le confessioni erano estorte con la tortura e spesso il colpevole pagava la sua condizione con la pena capitale. Si nota tuttavia come, pur esercitando il loro potere in un’organizzazione statale che non era altro che un’oligarchia aristocratica e nonostante fossero ben lontani dal concetto di democrazia, gli amministratori avessero a cuore il “bisogno di giustizia” del popolo…

Non mi dilungherei oltre, lasciando le vicissitudini dell’omicida in maschera da Carnevale Daniel Lanza, del sodomizzatore seriale di fanciulle Paolo Orgiano, della scaltra Veneranda Porta da Sacile, e di molti altri, alla curiosità del lettore di questo originale libro di storia.
E se, all’imbrunire, lontano da rassicuranti ambienti di terraferma, camminando per le anguste calli veneziane, ci sentiamo all’improvviso percorsi da un brivido o ci sembra di scorgere sulle acque del Canal Grande lo spettro di qualche sventurato trapassato per mano violenta, questo libro, forse, avrà raggiunto il suo scopo.

Autore: Davide Busato
Titolo: I Serial Killer della Serenissima
Editore: Helvetia Editrice
Anno: 2012