Con “Il male oscuro”, premio Campiello e premio Viareggio 1964, ci troviamo a leggere un romanzo in cui il narratore usa la prima persona singolare e scarsamente la punteggiatura, specialmente il punto: più che di frasi potremmo parlare di lunghi periodi.  Va detto che questo male oscuro, espressione ripresa da uno scritto di Gadda, si riferisce alla nevrosi da ansia di cui lo stesso Berto ha sofferto per diverso tempo. Uno scritto che se non del tutto autobiografico, molto racconta di quanto è accaduto allo stesso autore. Il narratore ci porta con sé nelle vicende della propria vita, argomentando i fatti con le proprie considerazioni, i pensieri, le emozioni.

Il libro è il racconto in prima persona di come questa malattia abbia influenzato l’esistenza del protagonista. Le vicende iniziano con lui che ritorna in Veneto al capezzale del padre. Abitualmente vive a Roma, guadagnandosi da vivere scrivendo sceneggiature per il cinema, sognando di scrivere il proprio capolavoro letterario, passando da una storia sentimentale ad un’altra. Il rapporto con il padre non è certo idilliaco, così come quello con le proprie sorelle.

Successivamente ci vengono narrate le vicende che seguono a questo avvenimento, dal matrimonio alla nascita della figlia, fino alla vecchiaia. Pagine intense: un racconto a getto continuo di una vita, in cui i fatti sono quasi secondari al racconto delle emozioni e in cui non manca, per il lettore, il divertimento. Infatti, se la malattia viene descritta abilmente facendo luce sulle molteplici difficoltà che causa, Berto vuole comunque scrivere un romanzo piacevole e non certo un saggio accademico o un testo deprimente.

Non è un resoconto cronologico, ma è più caotico, come accade normalmente nella nostra di vita quando rivolgiamo lo sguardo e il pensiero al passato. Ricordi occasionali che ci assorbono i pensieri per minuti, altri che tornano a più riprese, perché, in un modo o nell’altro, determinanti.

In questa edizione è stata inserita anche un’appendice dello stesso Berto, che svela al lettore interessanti aspetti di questo libro. Ci spiega ad esempio come avesse chiesto al proprio editore se questo tipo di scrittura fosse uguale a quella utilizzata da Joyce, ma gli venne detto che no, non lo era.

Un libro davvero straordinario, raramente si viene trasportati così a fondo nell’umanità. Personalmente ho affrontato qualche mese prima anche “Lamento di Portnoy” di Roth, libro simile e straordinario anche quello, ma questo di Berto è davvero indimenticabile. Un po’ come per le commedie italiane e americane: “A qualcuno piace caldo” è spesso ritenuta la migliore commedia cinematografica all-time, ma noi italiani possiamo ben dire… vuoi mettere con “I soliti ignoti”?

Autore: Giuseppe Berto
Titolo: Il male oscuro
Editore: Neri Pozza
Anno: 2016